L'elleboro, fiore della saggezza - Banca Popolare di Sondrio
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«La gente <strong>di</strong> campagna ne mangia<br />
spesso la ra<strong>di</strong>ce col pane, perché<br />
uno dei companatici dati da natura,<br />
come l’origano verde, il crescione,<br />
il serpillo, il piretro e la rucola».<br />
dal Libro <strong>di</strong> casa Cerruti (XIV secolo)<br />
Nel cren un pizzico <strong>di</strong> fuoco<br />
Lo chiamano anche barbaforte ed è un nome proprio azzeccato perché la polpa<br />
<strong>della</strong> sua ra<strong>di</strong>ce ha un sapore che definire pungente è <strong>di</strong>r poco. È noto anche<br />
come rafano e senape dei monaci perché spesso viene sostituito ai semi<br />
<strong>della</strong> Sinapis alba, o senape bianca, ingre<strong>di</strong>ente-base <strong>della</strong> senape e <strong>della</strong> mostarda.<br />
Ma torniamo al cren (Nasturtium armoracia o Armoracia rusticana) originario<br />
dell’Europa centro-orientale, spontaneizzato in varie zone, sia in pianura,<br />
sia in montagna a bassa quota, coltivato soprattutto nel Veneto dove<br />
viene utilizzato per una salsa a base <strong>di</strong> aceto da accompagnare al lesso e<br />
agli arrosti.<br />
Una salsa squisita per chi ha stomaco robusto e il palato avvezzo ai sapori decisi,<br />
piccanti, che lascia letteralmente a bocca aperta e, spesso, fa lacrimare.<br />
A questo punto è lecito chiedersi come mai questa ra<strong>di</strong>ce, dal sapore non<br />
gradevole e dall’odore acre, abbia conservato nei secoli tanta popolarità<br />
presso i buongustai <strong>di</strong> mezza Europa. La ragione <strong>di</strong> questo successo gastronomico<br />
la scopriremo commentando le proprietà e i princìpi attivi del Nasturtium<br />
armoracia che, pare, fosse già noto e apprezzato dai Greci attorno al<br />
mille a.C. e in Gran Bretagna assai prima che i Romani giungessero in quella<br />
zona.<br />
Nel Me<strong>di</strong>oevo, poi, nelle farmacie dei conventi, dove monaci e frati erboristi<br />
preparavano me<strong>di</strong>camenti d’ogni sorta, il rafano barbaforte o cren, ha assunto<br />
un ruolo importante perché il suo sapore e l’aroma davano a qualsiasi pozione<br />
una forza che poteva sottointendere qualcosa <strong>di</strong> magico o, ad<strong>di</strong>rittura,<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>abolico.<br />
Infine nella consuetu<strong>di</strong>ne popolare, la ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> cren, oltre a essere usata a<br />
scopo curativo, è entrata nella tra<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> cosiddetta cucina povera, ossia<br />
quella che riunisce i piatti regionali e costituisce l’ossatura <strong>della</strong> salutare<br />
<strong>di</strong>eta me<strong>di</strong>terranea.<br />
I princìpi attivi<br />
Prima <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care la nostra attenzione alle sostanze, o meglio ai componenti<br />
che rendono così particolare la ra<strong>di</strong>ce del Nasturtium armoracia, ricor<strong>di</strong>amo<br />
che le sue foglie, quando sono molto tenere ossia nella prima fase <strong>di</strong> crescita,<br />
possono essere consumate in insalata, oppure lessate con olio; esercitano<br />
notevole azione <strong>di</strong>sintossicante, <strong>di</strong>uretica e depurativa del sangue.<br />
Ma ora ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> elencare i principali componenti che fanno <strong>della</strong> ra<strong>di</strong>ce del<br />
rafano uno dei sapori più inconfon<strong>di</strong>bili, paragonabile a quello del peperoncino<br />
o <strong>di</strong>avolicchio e <strong>della</strong> senape che già abbiamo ricordata.<br />
Il principio attivo più importante del Nasturtium armoracia è la sinigrina glucoside<br />
solforato (riscontrabile anche nella senape); essenza allo 0,6 per cento <strong>di</strong><br />
isosolfocianato <strong>di</strong> allile libero, aminoaci<strong>di</strong>, glutamina, arginina, galattosio, zolfo,<br />
molto potassio, fosforo, ferro, so<strong>di</strong>o, silice e cloro. Tralasciamo i componenti<br />
minori perché trascurabili sotto l’aspetto farmacologico.<br />
È evidente, da quanto esposto, che le ra<strong>di</strong>ci del cren vantano numerose proprietà,<br />
in base alla natura dei componenti e che la loro azione si rivela <strong>di</strong> una certa<br />
efficacia come: antiscorbutico <strong>di</strong> notevole energia, antilinfatico, depurativo<br />
<strong>di</strong>uretico, anticolitico, scialagogo (che stimola la secrezione delle ghiandole salivari),<br />
stimolante delle funzioni <strong>di</strong>gestive, rinforzante dello stomaco, anticatarrale<br />
e antiartritico.<br />
Molte possibilità d’impiego, dunque, cui va aggiunta la stuzzicante sapi<strong>di</strong>tà<br />
<strong>della</strong> salsa al cren che, consumata in piccole dosi, rappresenta un sicuro mezzo<br />
per favorire la produzione <strong>di</strong> succhi gastrici e stuzzicare l’appetito.<br />
La ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rafano, inoltre, può essere utilizzata, con successo per applicazioni<br />
esterne, come vedremo fra poco.<br />
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