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L'elleboro, fiore della saggezza - Banca Popolare di Sondrio

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SCHEDA BOTANICA<br />

Nome scientifico: Capsella bursa pastoris<br />

Nomi popolari: borsa del pastore,<br />

borsacchina, erba borsa, barlet, scarsellina,<br />

cimino, rapertina, bursa de mazzone<br />

Origine: Europa, Asia minore<br />

Famiglia: Crucifere<br />

Fiori: minuscoli, bianchi, presenti sulla pianta<br />

quasi tutto l’anno; sono riuniti in grappolini<br />

Caratteristiche: specie annuale, alta da 10 a<br />

50 centimetri, con fusto centrale che sorregge i<br />

fiori; le foglie, <strong>di</strong>sposte a rosetta alla base <strong>della</strong><br />

pianta, sono sud<strong>di</strong>vise in lobi triangolari. La<br />

capsella viene usata sin dall’antichità contro le<br />

emorragie e per far cicatrizzare le piaghe<br />

Etimologia: dal latino capsella, piccolo cofano,<br />

a in<strong>di</strong>care la forma delle siliquette triangolari<br />

che sono il frutto <strong>della</strong> borsa del pastore<br />

ta, un’alta percentuale <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> potassio (19%). La chimica moderna non ha<br />

faticato molto ad in<strong>di</strong>viduare questi componenti, ma rimane sempre da chiedersi<br />

attraverso quale somma <strong>di</strong> esperienze e durante il corso <strong>di</strong> quanti millenni<br />

l’uomo sia riuscito ad in<strong>di</strong>viduare le proprietà terapeutiche <strong>di</strong> questa come <strong>di</strong><br />

qualsiasi altra pianta. È indubbio che l’uomo primitivo deve aver osservato il<br />

comportamento <strong>di</strong> alcuni animali feriti chiedendosi perché andassero a rotolarsi<br />

sulla capsella piuttosto che su altre specie.<br />

La deduzione è stata semplice e, da quel momento, la borsapastore ha potuto<br />

<strong>di</strong>mostrare le sue proprietà curative e la sua vali<strong>di</strong>tà come emostatico.<br />

I piccoli rime<strong>di</strong><br />

Stabilito che la Capsella bursa pastoris interviene positivamente per arrestare<br />

le emorragie, rimane da in<strong>di</strong>care il modo <strong>di</strong> utilizzare la pianta e quale il momento<br />

più adatto per farlo.<br />

I risultati migliori si ottengono con la capsella fresca, raccolta da aprile a ottobre,<br />

fiori compresi. Si può procedere anche all’essiccazione, ma l’azione del<br />

materiale così ottenuto è senz’altro più lenta. Ve<strong>di</strong>amo ora i <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

impiego:<br />

– l’infuso <strong>di</strong> 3 grammi <strong>di</strong> capsella ogni 100 grammi <strong>di</strong> acqua bollente, bevuto in<br />

ragione <strong>di</strong> tre bicchierini al giorno, agisce da tonico-astringente, da emostatico<br />

interno, da coagulante, con un’azione ipotensiva e vaso<strong>di</strong>latatrice;<br />

– il decotto ottenuto con cento grammi <strong>di</strong> capsella fresca bollita per un quarto<br />

d’ora in cento grammi <strong>di</strong> acqua, fornisce un liquido che serve ad inzuppare<br />

falde <strong>di</strong> cotone idrofilo per farne impacchi da applicare sulla parte interessata<br />

dell’emorragia;<br />

– la pianta fresca, ridotta in poltiglia, usando magari il tritatutto elettrico, si<br />

stende sulla ferita sino a quando il flusso sanguigno cessa;<br />

– le foglie fresche, masticate, accrescono l’attività delle ghiandole salivari e<br />

attenuano il senso <strong>di</strong> secchezza del cavo orale, tipico <strong>di</strong> alcune malattie, come<br />

il <strong>di</strong>abete...

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