L'elleboro, fiore della saggezza - Banca Popolare di Sondrio

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«Fiore buffo, grottesco, ricco di corna, che non sarà accarezzato da donna alcuna, colto da nessun innamorato, così come volle un potente mago». Paolo Mantegazza L’aquilegia o dell’amor nascosto È questo un fiore che piace e incuriosisce nella stessa misura: per quella sua forma strana, quasi assurda, per il profondo colore che sa di mistero, per l’eleganza degli steli sottili che sembrano reggere le corolle quasi per gioco, lasciandole al mutevole capriccio del vento che le muove a guisa di campanelli. È un fiore che rievoca antiche leggende ricche di poesia, come quella che lo vorrebbe nato dalle pratiche magiche di uno stregone che abitava in una caverna presso il lago di Como e che non trovò altra soluzione, a una complicata storia d’amore fra la principessa Teodagne e il dissoluto principe longobardo Rutibando, che tramutare quest’ultimo nella corolla dell’aquilegia. In realtà, l’aquilegia è un fiore molto bello, anzi – come scrive il Correvon – esso è «uno dei fiori più graziosi e delicati delle nostre Alpi» e deve essere parso tale in ogni tempo dato che già nel 1400 lo si coltivava nei giardini e destava l’interesse dei maggiori artisti del pennello, come il Pisanello che ne fece l’elemento dominante in un ritratto di una principessa della casa d’Este. E mai profilo di donna ebbe una cornice più enigmatica e gentile, un accostamento così prezioso nelle linee e nelle tonalità cromatiche. Certo le aquilegie che si coltivano in giardino, varietà e ibridi delle varie specie di Aquilegia coerulea, vulgaris, canadensis, chrysantha e skinneri, sono ben diverse dalla fragile bellezza delle aquilegie che vivono spontanee nei boschi, nei pascoli montani della regione alpina e sugli Appennini sino alla Campania; in queste zone, nei tratti ricchi di humus e su terreno calcareo, non è difficile trovare ricchi cespi di Aquilegia atrata dai fiori penduli e grandi, costituiti da 5 sepali petaloidi color viola scuro, internamente ai quali vi sono altrettanti petali di eguale colore, ma imbutiformi e curiosamente prolungati alla base in uno sperone ricurvo a uncino; la fioritura avviene da maggio a luglio, la sua presenza occupa una fascia altimetrica che va dalle pendici collinari ai duemila metri. Del tutto simile nella forma, ma con fiori azzurri e qualche volta anche bianchi o rosa scuro, l’Aquilegia alpina presente soprat 42
tutto nelle Alpi piemontesi, fra i 1200 e i 1500 metri di altitudine. Un’altra aquilegia che vive in montagna, in qualche tratto delle cime che si affacciano sul lago di Como e sul lago di Lugano, è la pyrenaica dai fiori azzurri e dagli speroni quasi diritti. Insomma, un fiore ricco di particolari, diverso nella forma e nel colore, mutevole anche per la capricciosa distribuzione geografica, curioso per l’etimologia del nome scientifico. Infatti, alcuni autori sostengono che Aquilegia derivi da aquila, tanto più che nel 1500, in Italia, questo fiore veniva chiamato appunto 43
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