Sopra e in basso: fiori <strong>di</strong> Rosa pendulina; a destra: Rosa canina. 112
SCHEDA BOTANICA Nome scientifico: Rosa Nomi popolari: rosa delle siepi, rosa canina, rosa selvatica, spina novella, rosa spina, rosella, rosa macchiaiola, roselline <strong>di</strong> pruni, rosa <strong>di</strong> macchia, biancarosa Origine: regioni fredde e temperate dell’emisfero boreale Famiglia: Rosacee Fiori: solitari o in mazzi, formati da cinque petali, con un ricco ciuffo <strong>di</strong> stami. Il colore varia dal bianco al rosa al rosso; fioritura primaverile che può rinnovarsi verso la fine dell’estate Caratteristiche: arbusto spinoso con tralci lunghi sino a quattro metri che formano un groviglio impenetrabile. Foglie composte da 5 7 foglioline dentate, ovali, lucide. Frutti ovali, carnosi e lisci, eduli, aciduli detti «cinorrodonti» Etimologia: il nome rosa è <strong>di</strong> antica origine latina; in greco questo <strong>fiore</strong> si chiamava rodon, in arabo ward, in celtico rhodd o rhudd (rosso) e in sanscrito warda Rosa pendulina e Rosa majalis. no origine a ricettacoli fruttiferi rosso vivo, ovaliformi, ricchi <strong>di</strong> vitamina C, dai quali si ricavano una gradevole marmellata, una tisana curativa e altre preparazioni erboristiche. Molto interessante anche la Rosa glauca, o rosa verde-azzurra per il colore del fogliame (rosier glauche in francese, glaucous rose in inglese e Meerblau rose in tedesco) che fiorisce da giugno a settembre con mazzi <strong>di</strong> corolle rosa intenso con petali sfumati <strong>di</strong> bianco alla base. È piuttosto spinosa, vive fra i 700 e i 2000 metri <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, dai Pirenei all’Ungheria e sull’Appennino sino al tratto abruzzese. La stessa area <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione caratterizza la rosa alpina o Rosa pendulina (rosier des Alpes in francese, boursault in inglese e Berg-rose in tedesco) che fiorisce da giugno a settembre e si può ammirare da 500 a 2600 metri <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, in varie situazioni ambientali: nel fitto delle macchie arbustive come lungo le morene e sui pen<strong>di</strong>i esposti a pieno sole. Le spine <strong>di</strong> questa specie sono <strong>di</strong> tipo quasi erbaceo, le corolle sono isolate, piuttosto gran<strong>di</strong>, rosa-carminio, ed emanano un leggero odore <strong>di</strong> trementina. Quella appena descritta è senz’altro la rosa <strong>di</strong> siepe più vivacemente colorata: infatti, le corolle <strong>della</strong> Rosa agrestis (eglantier agreste in francese, agrestic eglantine in inglese e Bäuerlich rose in tedesco) sono caratterizzate da una lievissima sfumatura rosa avorio. Da questi fiori che sbocciano da maggio a luglio emana un tenue profumo speziato. L’arbusto è cosparso <strong>di</strong> spine lunghe e acute e le foglie sono verde intenso, lucide sulla pagina superiore. La rosa agreste è presente lungo tutto l’arco alpino, sugli Appennini e nelle nostre isole. L’ultima rosellina selvatica, tipica <strong>della</strong> flora italiana, è la Rosa elliptica (rosier à folioles elliptiques, in francese, elliptical rose in inglese, Elliptischer rose in tedesco, biancarosa nella <strong>di</strong>zione popolare). Si tratta <strong>di</strong> una specie piuttosto rara, che ama i luoghi assolati e rocciosi, fra 400 e 1800 metri <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, presente in Italia soprattutto sulle Prealpi e sull’Appennino ligure e tosco-emiliano; le sue spine sono rade, ma adunche. I fiori compaiono in maggio e si rinnovano sino ad agosto; sono bianchi e profumano un poco <strong>di</strong> resina. Il nostro incontro con le cinque rose alpine, con le cinque antichissime specie che nelle loro cellule conservano un patrimonio genetico vecchio <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci milioni <strong>di</strong> anni, il nostro incontro con le rose <strong>di</strong> siepe finisce qui. Non abbiamo raccontato cose curiose su questi arbusti che, apparentemente, non vantano caratteristiche degne <strong>di</strong> nota: hanno solamente il pregio, e non sembri poco, <strong>di</strong> avere attraversato un lungo arco <strong>di</strong> tempo conservando l’identico aspetto del momento nel quale sono apparse sulla Terra. Se fosse possibile guardare attraverso i loro petali, con un magico apparecchio, ritroveremmo l’immagine <strong>di</strong> animali mostruosi, <strong>di</strong> terrificanti eventi climatici, <strong>di</strong> storie intrecciate a miti e leggende. In una parola, la favola <strong>della</strong> meravigliosa avventura che si chiama vita. 113
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