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L'elleboro, fiore della saggezza - Banca Popolare di Sondrio

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«Le api cercano i suoi fiori, il sole<br />

scalda le sue foglie d’argento e<br />

l’aria si fa più preziosa quando è<br />

intrisa del suo aroma. Nella mia<br />

cucina un mazzo <strong>di</strong> salvia ricrea<br />

l’incanto <strong>di</strong> certi luoghi del sud, <strong>di</strong><br />

fronte al mare, e <strong>di</strong> vivande dal<br />

sapore in<strong>di</strong>menticabile».<br />

Sackville West<br />

Salvia sclarea.<br />

La salvia, per <strong>di</strong>fendere la salute<br />

È il nome stesso – dal latino salus, salute – a in<strong>di</strong>care il compito delle salvie in<br />

genere, straor<strong>di</strong>narie piante me<strong>di</strong>cinali che sin dall’antichità vengono utilizzate<br />

per guarire i piccoli mali o per prevenirli.<br />

La più celebrata delle salvie è senz’altro la officinalis, quella che si usa anche<br />

in cucina, tanto per intenderci, ma noi vogliamo riabilitare la Salvia sclarea dalle<br />

belle spighe a pannocchia, rosa-viola. Un tempo era in<strong>di</strong>cata come Sclareiam<br />

e inclusa fra le specie officinali consigliate nel Capitolare <strong>di</strong> Villis, risalente al<br />

795, che consigliava quali piante coltivare a scopo curativo.<br />

L’opera, destinata ai monaci e agli erboristi, era ritenuta la più valida guida<br />

per realizzare un giar<strong>di</strong>no dei semplici dove trovare ogni possibile sostanza<br />

me<strong>di</strong>camentosa per preparare decotti e tisane, empiastri e pozioni <strong>di</strong> ogni<br />

genere.<br />

Anche la famosa Scuola Salernitana proponeva molte applicazioni <strong>della</strong> salvia,<br />

classificata allora come Salvia salvatrix e ritenuta una sorta <strong>di</strong> panacea per<br />

molte e molte affezioni e che oggi sta ai primi posti nella scala <strong>della</strong> popolarità,<br />

almeno per quanto riguarda le specie aromatiche; insieme al rosmarino,<br />

all’origano, al timo e alla maggiorana.<br />

Ma torniamo alla Salvia sclarea, nota nel gergo popolare come: chiarella maggiore,<br />

amarella, moscatella, trippa madama, tutta buona, erba salamanna, erba<br />

<strong>di</strong> santa Lucia (vedremo poi il perché <strong>di</strong> questo nome) e salvione.<br />

In francese salvia si <strong>di</strong>ce sauge, in inglese sage e in tedesco Salbel; inutile <strong>di</strong>re<br />

che è molto apprezzata nella farmacopea tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> tutta Europa e che la<br />

sua aggiunta ai cibi per renderli più profumati, non è soltanto una questione <strong>di</strong><br />

gusto, ma anche un modo gradevole per garantirne la <strong>di</strong>geribilità.<br />

Per quanto riguarda la Salvia sclarea sono molte e curiose le utilizzazioni non<br />

strettamente me<strong>di</strong>cinali, ad esempio come aromatizzante per liquori e profumi,<br />

oppure per dare sentore <strong>di</strong> moscato al vino, per intensificare sapore e profumo<br />

del vermouth, <strong>della</strong> birra o altre bevande del genere. Anche i confetti, i<br />

gelati e l’aceto acquistano una caratteristica particolare con l’aggiunta <strong>di</strong> questa<br />

salvia.<br />

La descrizione <strong>della</strong> Salvia sclarea non sarebbe completa se non ne sottolineassimo<br />

anche le qualità ornamentali, soprattutto se essa viene utilizzata<br />

per formare dense bordure, macchie isolate nella cornice del prato, oppure<br />

per sottolineare la base <strong>di</strong> un muro rustico, la spalla <strong>di</strong> una vecchia scala. Importante<br />

è che possa godere <strong>di</strong> molto sole perché il caldo esalta le sue qualità<br />

curative rende più efficaci i suoi componenti, più intenso il suo aroma muschiato.<br />

I princìpi attivi<br />

La Salvia sclarea, per tener fede all’etimologia del suo nome, regala preziose<br />

sostanze benefiche per la nostra salute e che si trovano nelle foglie, raccolte<br />

prima <strong>della</strong> fioritura, nelle spighe fiorite, staccate quando le corolle cominciano<br />

ad aprirsi, e nei semi che, come vedremo, anticamente venivano usati in<br />

modo curioso per la cura degli occhi.<br />

Ma an<strong>di</strong>amo per or<strong>di</strong>ne, cominciando con l’elencare i componenti <strong>di</strong> questa<br />

pianta, che sono: un olio essenziale, una saponina, tannino, colina, un<br />

glucoside, mucillagine, cedrene, sclareolo, acetato <strong>di</strong> linalile, resina, acido<br />

gallico, un’alta percentuale <strong>di</strong> linalolo. Sono caratteristici <strong>della</strong> salvia<br />

<strong>di</strong> cui ci stiamo occupando, il sapore leggermente amaro e un po’ acre;<br />

l’aroma intenso ricorda da lontano quello <strong>della</strong> Salvia officinalis che è la<br />

specie più nota in quanto utilizzata ampiamente in campo gastronomico<br />

e ad<strong>di</strong>rittura alla base <strong>di</strong> alcune ricette tra<strong>di</strong>zionali, tipiche <strong>della</strong> cucina<br />

regionale.<br />

Un impiego particolare, è quello dell’essenza ottenuta per <strong>di</strong>stillazione che<br />

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