L'elleboro, fiore della saggezza - Banca Popolare di Sondrio
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Linum alpinum.<br />
SCHEDA BOTANICA<br />
Nome scientifico: Linum<br />
Nomi popolari: lino selvatico, salva<strong>di</strong>,<br />
liniceddu, malvino<br />
Origine: regioni temperate e subtropicali<br />
dell’emisfero boreale<br />
Famiglia: Linacee<br />
Fiori: a cinque petali, riuniti in leggeri mazzi;<br />
possono essere celesti, rosa o lilla palli<strong>di</strong>, rosa<br />
con venature viola. Si schiudono da maggio a<br />
settembre<br />
Caratteristiche: specie erbacee, leggermente<br />
pelose, con foglie lineari o lanceolate che nel<br />
Linum montanum <strong>di</strong>ventano filiformi e <strong>di</strong> colore<br />
rossastro. I Linum fanno parte <strong>della</strong> tipica flora<br />
me<strong>di</strong>terranea<br />
Etimologia: dal greco linon, filo, per ricordare<br />
l’antichissimo uso tessile <strong>della</strong> fibra ricavata dal<br />
Linum usitatissimum<br />
coprivano, si fa per <strong>di</strong>re, con tuniche finemente pieghettate, fatte <strong>di</strong> lieve tessuto<br />
<strong>di</strong> lino, ad<strong>di</strong>rittura trasparente come un velo. Accadeva seimila anni fa. In<br />
base ad altri ritrovamenti, ai reperti fossili, all’esame <strong>di</strong> pitture e alla consultazione<br />
<strong>di</strong> pergamene e altri documenti, si è accertato che il Linum era noto a<br />
Cinesi, Peruviani, Greci, Romani, Galli, Germani e agli abitanti dell’antica Iberia.<br />
Il <strong>di</strong>ffondersi del cotone, e recentemente delle fibre chimiche e sintetiche, ha<br />
fatto <strong>di</strong>minuire in modo sostanziale l’impiego <strong>della</strong> nobile fibra vegetale celebrata<br />
sin dal V secolo a. C. da Teofrasto. Oggi la tela <strong>di</strong> lino è riservata agli abiti<br />
e alla biancheria <strong>di</strong> lusso mentre non è da trascurare l’impiego dei suoi semi<br />
per trarne un olio dai molteplici impieghi, anche a livello industriale per la<br />
produzione <strong>di</strong> speciali vernici, inchiostri, saponi e così via.<br />
A questo proposito, è interessante ricordare che dal Me<strong>di</strong>oevo al Rinascimento<br />
l’olio <strong>di</strong> lino cotto e fatto addensare al sole, era usato dai pittori per dare intensità<br />
e brillantezza alle tempere in sostituzione dell’uovo.<br />
Cos’altro potremmo <strong>di</strong>re del lino, e in particolare <strong>della</strong> specie Linum angustifolium<br />
tipico delle nostre montagne? Possiamo ricordare che i suoi semi sono<br />
ricercati per essere ridotti in farina e poi utilizzati per cataplasmi utili a risolvere<br />
le forme bronchiali, gli ascessi e i foruncoli. Un impiego abbastanza strano,<br />
efficace e <strong>di</strong>ffuso sino a una quarantina <strong>di</strong> anni fa, consisteva nel mettere a<br />
bagno un cucchiaio <strong>di</strong> semi <strong>di</strong> lino in un bicchier d’acqua, lasciar riposare il<br />
tutto un’intera notte, al freddo, e al mattino seguente bere il miscuglio, del resto<br />
non sgradevole, a scopo <strong>di</strong>sintossicante, <strong>di</strong>uretico, emolliente e per regolare<br />
l’intestino.<br />
Queste le considerazioni <strong>di</strong> carattere pratico legate al Linum che i francesi<br />
chiamano lin, gli inglesi flax, i tedeschi flachs, e che nel linguaggio floreale ha<br />
meritato una simbologia davvero strana, «presunzione», considerato l’aspetto<br />
poco vistoso, quasi umile <strong>di</strong> queste piante.<br />
D’altra parte, nel mondo vegetale non sono poche le contrad<strong>di</strong>zioni, le stranezze<br />
<strong>di</strong> questo tipo, evidentemente legate a leggende, tra<strong>di</strong>zioni, o folclore. Certo,<br />
una ragione deve esserci stata per una scelta simile e sarebbe bello conoscerla.<br />
Ma forse è giusto così, per quel pizzico <strong>di</strong> mistero che serve a solleci<br />
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