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L'elleboro, fiore della saggezza - Banca Popolare di Sondrio

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«Detergerò le mie mani con i rosei<br />

fiori <strong>della</strong> saponaria, le colmerò<br />

d’acqua pura e placherò la tua sete;<br />

ma non quella d’amore e <strong>di</strong><br />

desiderio. Sarò io a <strong>di</strong>ssetarti».<br />

Saffo<br />

Un sapone profumato <strong>di</strong> sole<br />

La Natura non fa che proporci curiosità e sempre nuovi motivi <strong>di</strong> interesse che,<br />

non <strong>di</strong> rado, vengono sottolineati da credenze popolari che sfiorano la superstizione.<br />

È il caso <strong>della</strong> Saponaria officinalis, una delle venti specie che appartengono a<br />

un genere presente in Europa meri<strong>di</strong>onale e in Asia, al margine dei boschi, lungo<br />

sentieri e corsi d’acqua, dove il terreno presenta una buona percentuale <strong>di</strong><br />

sabbia e anche qualche sasso.<br />

Vale la pena <strong>di</strong> ricordare che le saponarie sono la <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> uno strano<br />

fenomeno, del tutto opposto a quanto avviene normalmente. Infatti, <strong>di</strong> solito<br />

le specie spontanee vengono promosse al ruolo <strong>di</strong> piante coltivate, arrivano a<br />

decorare balconi e giar<strong>di</strong>ni e, qualche volta, finiscono per sparire da prati e<br />

pascoli, sopravvivendo soltanto come elementi <strong>di</strong> carattere ornamentale.<br />

Le saponarie, invece, almeno per quanto riguarda l’area europea, sono state<br />

importate anticamente per portare una nota <strong>di</strong> colore nei giar<strong>di</strong>ni segreti dei<br />

castelli oppure negli orti conventuali, nei chiostri dei monasteri; solo in seguito<br />

si sono <strong>di</strong>ffuse e naturalizzate, sino a invadere – letteralmente – tutto il nostro<br />

territorio, dalla pianura alla montagna, sino all’altitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 1600 metri.<br />

Tutta l’Italia, dunque, conosce questa pianta erbacea perenne, elegante e delicata<br />

per le sfumature tenui dei suoi petali che possono essere bianco-rosa,<br />

rosa-porcellana o giallo-limone.<br />

Alla grazia dei fiori si contrappone la forza delle ra<strong>di</strong>ci, a forma <strong>di</strong> rizoma, che<br />

si allungano con grande rapi<strong>di</strong>tà sino a colonizzare spazi sempre più ampi.<br />

In tutta la Penisola – <strong>di</strong>cevamo – è presente la Saponaria, magari in specie <strong>di</strong>fferenti<br />

dalla comunissima officinalis, e sono parecchi i nomi che vengono attribuiti<br />

a questa pianta: savonea, saunaria, sapuneira, con<strong>di</strong>zi, sapuneddu, garofalo<br />

a mazzetti e giasmin matt. L’ultima <strong>di</strong> queste definizioni popolari (gelsomino<br />

matto) si riferisce al profumo dolce e persistente che caratterizza le corolle<br />

<strong>della</strong> saponaria, soprattutto in particolari situazioni climatiche, quando l’aria<br />

è carica <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà e la temperatura elevata.<br />

A proposito <strong>di</strong> nomi, è giusto ricordare che i francesi chiamano queste piante<br />

savonière, gli inglesi farewell summer e soapwort e i tedeschi grosses Seifenkraut.<br />

Fin qui la situazione filologica relativa alla saponaria che nel mondo verde si <strong>di</strong>stingue<br />

per una caratteristica del tutto particolare che <strong>di</strong>pende dalla presenza <strong>di</strong><br />

saponine, nei fiori, nelle foglie e nel rizoma, che danno origine a una schiuma<br />

detergente davvero efficace tanto è vero che in alcune regioni, ancora oggi si usa<br />

un decotto <strong>di</strong> Saponaria officinalis per lavare pizzi, ricami, tessuti in seta e filati.<br />

Per rendersi conto <strong>di</strong> questa proprietà basta un semplice esperimento che<br />

consiste nel raccogliere una cima fiorita <strong>di</strong> saponaria e stropicciarla fra le mani<br />

compiendo l’atto <strong>di</strong> lavarle. Ben presto sarà visibile un lieve strato <strong>di</strong> schiuma<br />

e infine, la pelle apparirà detersa, bianca e morbi<strong>di</strong>ssima.<br />

Un gioco da ragazzi? Non tanto se si pensa che l’uso <strong>di</strong> questa pianta consente<br />

– come già detto – <strong>di</strong> rifinire lavori artigianali che non <strong>di</strong> rado meritano la qualifica<br />

<strong>di</strong> artistico e rappresentano preziose quanto antiche forme <strong>di</strong> attività tra<strong>di</strong>zionale;<br />

tanto antiche che cinque secoli prima <strong>di</strong> Cristo già si parlava <strong>della</strong> saponaria<br />

per sgrassare la lana che le popolazioni noma<strong>di</strong> dell’Asia impiegavano per<br />

tessere i loro famosi tappeti, dopo averla tinta con fiori, foglie o bacche.<br />

Più <strong>di</strong> recente, si fa per <strong>di</strong>re, attorno al 400 avanti Cristo, il grande me<strong>di</strong>co Ippocrate<br />

citava le possibilità terapeutiche attribuite alle ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> saponaria<br />

«capace <strong>di</strong> depurare il corpo e donare alle donne una pelle rosata, degna <strong>di</strong><br />

quella <strong>di</strong> Venere».<br />

Oggi si riconosce alla pianta <strong>di</strong> cui ci stiamo occupando una virtù in campo<br />

cosmetico; infatti, facendola bollire in acqua per una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> minuti, fornisce<br />

un decotto schiumoso ideale per lavare i capelli sottili e fragili, oppure<br />

quelli dei bambini.<br />

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