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L'elleboro, fiore della saggezza - Banca Popolare di Sondrio

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«Alle mie spalle avevo lasciato i<br />

prati e mi avviavo verso le nevi<br />

eterne, verso pareti alte come<br />

cattedrali; là in alto sapevo che<br />

avrei finalmente conosciuto la<br />

verità, avrei saputo perché anch’io<br />

esisto, come questi astri, il cielo,<br />

questo mondo».<br />

Peter Henckel<br />

L’astro, una tenera stella <strong>di</strong> petali<br />

A vederlo spuntare tra l’erba bassa e rada che ricopre il terreno calcareo delle<br />

Alpi, l’astro appare come un minuscolo miracolo <strong>di</strong> colore, quasi una briciola<br />

<strong>di</strong> tramonto imprigionata nell’intrico degli steli e delle foglie, quasi una piccola<br />

stella invi<strong>di</strong>osa delle sfumature del cielo all’alba.<br />

Un piccolo miracolo ormai sempre più raro, che si realizza tra luglio e agosto,<br />

nella breve stagione che rinnova in montagna il pro<strong>di</strong>gio dei fiori, la vita degli<br />

insetti, il riprodursi delle specie.<br />

Botanicamente si chiama Aster alpinus, come lo definì Linneo, ed è apparso<br />

nell’Europa centrale, proveniente dalla Siberia, nel corso delle gran<strong>di</strong> glaciazioni.<br />

Allo stesso modo dell’edelweiss ha colonizzato i Pirenei, le Alpi, i Carpazi,<br />

i Balcani, gli Urali, ma sulle nostre montagne è presente solo in aree<br />

molto ristrette, sui pascoli asciutti e sassosi, lungo i pen<strong>di</strong>i soleggiati, dai<br />

1000 ai 3000 metri.<br />

Qualche timida apparizione <strong>di</strong> questo delizioso <strong>fiore</strong> anche sugli Appennini,<br />

almeno sino al confine dell’Abruzzo.<br />

Un tempo era possibile ammirarne interi tappeti, delicatamente azzurro-viola<br />

o azzurro-rosati, già alle spalle <strong>di</strong> Stresa, sulle coste solatie del Mottarone e non<br />

era <strong>di</strong>fficile scoprire interi fitti parterres <strong>di</strong> astri alpini nelle vallette che completano<br />

il <strong>di</strong>segno <strong>della</strong> Valtellina.<br />

Oggi, per fotografare l’astro delle Alpi (guai a chi commettesse il delitto <strong>di</strong> raccoglierlo)<br />

bisogna scarpinare un bel po’ e sperare nella fortuna; ma quando lo<br />

si incontra è impossibile non riconoscerlo: per la forma inconfon<strong>di</strong>bile<br />

(a margherita dalle ligule lunghe e assai strette), per le sfumature<br />

<strong>di</strong> colore, insolite a quelle altitu<strong>di</strong>ni, ricche piuttosto <strong>di</strong> corolle gialle<br />

o bianche o rosse, per i fusti eretti e robusti, alti da 5 a 30 centimetri,<br />

il fogliame a rosetta, pubescente e vellutato e i fiori terminali,<br />

che possono avere anche un <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 4 centimetri, con un<br />

cuore ben delineato <strong>di</strong> fiori tubulosi giallo dorato.<br />

I francesi lo chiamano Aster des Alpes, gli inglesi Blue alpine Daisy, i<br />

tedeschi Alpenaster; da noi non ha raccolto sinonimi strani o nomi<br />

<strong>di</strong> fantasia; soltanto in una zona dell’Appennino, proprio a cavallo<br />

fra l’Emilia e la Toscana, ho sentito in<strong>di</strong>carlo come l’«astro delle<br />

farfalle» e, in realtà, pochi fiori quanto questa piccola stella sfumata<br />

<strong>di</strong> violetto hanno il potere <strong>di</strong> attirare con altrettanto successo<br />

gli insetti impollinatori.<br />

Ed è veramente uno spettacolo <strong>di</strong> bellezza e <strong>di</strong> policroma grazia vedere<br />

cinque o sei farfalle posate su una sola <strong>di</strong> queste corolle, mentre<br />

attorno ronzano api e vespe, in attesa <strong>di</strong> partecipare alla raccolta del nettare.<br />

È giusto che sia così, considerando la breve vita <strong>della</strong> flora alpina e la necessità<br />

che l’impollinazione si possa compiere nel modo più rapido possibile. Poi,<br />

la testina fiorale dell’astro si richiuderà, raccogliendo i cosiddetti petali in un<br />

fiocco appuntito che, dopo breve tempo, si riapre per dare via libera a una<br />

cinquantina <strong>di</strong> acheni, ognuno provvisto <strong>di</strong> un minuscolo paracadute <strong>di</strong> setole<br />

finissime che il vento – anche il più leggero – è in grado <strong>di</strong> sollevare e portare<br />

via, lungo il profilo dei pascoli e dei declivi per far nascere e fiorire, tra l’erba,<br />

altri miracoli <strong>di</strong> colore e <strong>di</strong> bellezza a forma <strong>di</strong> stella.<br />

Dovrà passare, sulla montagna, la dolce quiete dell’autunno, dovrà passare<br />

la gelida parentesi dell’inverno, ma poi sarà <strong>di</strong> nuovo primavera e<br />

<strong>di</strong> nuovo sarà l’estate, secondo il ciclo meraviglioso che ha nome vita<br />

e morte e che l’uomo e gli animali e le piante debbono saper accettare<br />

e capire, così come si accetta e si segue una fede.<br />

Una fede che magari non si esprime in preghiere, ma si rivela nella commozione<br />

e nel rispetto <strong>di</strong> un <strong>fiore</strong>, <strong>di</strong> un lieve volo <strong>di</strong> insetti, nel saper riconoscere<br />

nella pioggia o nel vento altrettanti messaggi <strong>di</strong> continuità del dono meravi­<br />

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