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L'elleboro, fiore della saggezza - Banca Popolare di Sondrio

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Esiste un vocabolario che può<br />

servire a comporre lunghe<br />

filastrocche che parlano <strong>di</strong><br />

tenerezza, che <strong>di</strong> una barchetta <strong>di</strong><br />

carta sa fare una vela che corre sul<br />

mare, da una pagliuzza che corre<br />

nel vento trae le ali <strong>di</strong> una farfalla,<br />

da un <strong>fiore</strong> simile a una manciata<br />

<strong>di</strong> sole ricava parole e parole<br />

d’amore.<br />

G. M.<br />

La violacciocca gialla sembra fatta <strong>di</strong> sole<br />

Il significato letterale <strong>di</strong> violacciocca, nome popolare del Cheiranthus, nelle<br />

specie cheiri e alpinus presenti sulle nostre montagne, è quello <strong>di</strong> viole in mazzetti,<br />

in ciocche, ma se vogliamo indagare in un ambito più dotto, non possiamo<br />

che accettare un’etimologia più incerta, quasi oscura che attribuisce alle<br />

parole Cheiranthus e cheiri dalla non meglio precisata origine araba.<br />

Ma non è tutto qui; infatti, nelle varie zone del nostro Paese, la violacciocca si<br />

riconosce come violetta gialla, e barcaro, garofana, viola groga.<br />

I francesi la chiamano carefée, giroflée de murailles, violer jaune; gli inglesi<br />

Wallflower e i tedeschi Goldlack.<br />

La violacciocca ha una storia antica, legata a primitive superstizioni, quando<br />

si credeva che la morte del padrone <strong>di</strong> casa coincidesse con il repentino appassimento<br />

<strong>di</strong> tutti i Cheiranthus esistenti presso l’abitazione, nelle fessure dei<br />

vecchi muri o sui cumuli <strong>di</strong> calcinacci.<br />

Una pianta resistente, dunque, <strong>di</strong> poche pretese, che soltanto un evento definitivo<br />

come la morte del capo famiglia poteva colpire. Al <strong>di</strong> là <strong>della</strong> leggenda,<br />

le caratteristiche <strong>della</strong> violacciocca devono aver colpito profondamente la<br />

romantica personalità dei trovatori me<strong>di</strong>oevali che nella buona stagione non<br />

mancavano <strong>di</strong> guarnire i loro farsetti con un mazzolino <strong>di</strong> Cheiranthus, simbolo<br />

dell’amore che supera il tempo.<br />

Se aggiungiamo che la violacciocca gialla (quella rossa si chiama Matthiola) è<br />

deliziosamente profumata e fiorisce da marzo a maggio, nel più dolce momento<br />

dell’anno, si può ben capire l’interesse che in ogni tempo è stato riservato a<br />

questa umile pianta alpina, che ben si adatta anche a esser coltivata.<br />

Fra l’altro, non bisogna <strong>di</strong>menticare che la violacciocca è compresa fra le cosiddette<br />

piante nuziali, portatrici <strong>di</strong> felicità e fecon<strong>di</strong>tà, in grado <strong>di</strong> allontanare<br />

gli eventi negativi e <strong>di</strong> sollecitare i piaceri d’amore.<br />

Ancora oggi, in alcune zone alpine, il bouquet <strong>di</strong> nozze nella stagione adatta reca<br />

al centro un ciuffo <strong>di</strong> Cheiranthus circondato da timo che è un’altra specie beneaugurante,<br />

soprattutto in<strong>di</strong>cata per accrescere la virilità dello sposo.<br />

Certo, vedendo una violacciocca in <strong>fiore</strong> sullo sfondo <strong>di</strong> una parete <strong>di</strong> sassi, fra<br />

un pascolo e l’altro, non si può supporre che le sue corolle nascondano tanti<br />

piccoli segreti e una storia così intrigante e antica, certamente legata a mitologiche<br />

vicende e riti tribali che si perdono nelle ombre del passato.<br />

Può sembrare soltanto una manciata <strong>di</strong> sole che si è impigliata fra le pietre, può<br />

sembrare soltanto un ciuffo <strong>di</strong> petali che il vento ha <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> raccogliere<br />

e, invece, si tratta <strong>di</strong> una violacciocca che nella specie Cheiranthus alpinus<br />

proviene dalla Norvegia e dalla Lapponia, mentre nella cheiri vanta un’origine<br />

più nostrana.<br />

In ogni caso, una pianta da non trascurare e che nei tempi andati era considerata<br />

sicuro rime<strong>di</strong>o contro l’itterizia in virtù <strong>della</strong> teoria <strong>della</strong> signatura per cui<br />

forma e colore <strong>di</strong> una foglia, <strong>di</strong> un <strong>fiore</strong>, erano sicuri in<strong>di</strong>zi per in<strong>di</strong>care la loro<br />

vali<strong>di</strong>tà terapeutica verso un organo o una malattia che presentassero una<br />

caratteristica che ricorda l’aspetto <strong>della</strong> specie in questione. Nel caso <strong>della</strong><br />

violacciocca il giallo dei petali indusse a pensare che essa potesse guarire l’itterizia.<br />

Oggi, comunque, i Cheiranthus non sono compresi fra le specie me<strong>di</strong>cinali <strong>di</strong><br />

maggior interesse ed è riconosciuta loro soltanto un buon contenuto in vitamina<br />

C, senza alcuna, possibilità <strong>di</strong> sfruttamento.<br />

Interessante, invece, l’impiego delle violacciocche gialle come elemento decorativo<br />

per i giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> stile spontaneo o rustico, soprattutto nelle zone collinari<br />

o sui primi contrafforti <strong>della</strong> montagna, anche se il terreno è povero e il clima<br />

scarso <strong>di</strong> piogge.<br />

Oltre ad ammirare questa pianta nei luoghi ove cresce spontanea, giusto in un<br />

pugno <strong>di</strong> terra fra le rocce, vale dunque la pena <strong>di</strong> farla ambientare anche nel<br />

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