L'elleboro, fiore della saggezza - Banca Popolare di Sondrio

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Teucrium scorodonia. In alto: Teucrium montanum. che. Per tradizione, in molte regioni la raccolta inizia la notte di San Giovanni, il 24 giugno, considerata magica e festeggiata con balli popolari e l’accensione di falò in ricordo dei «sabba» che secondo la mitologia nordica avevano come protagonisti streghe, fate, elfi e altre creature dei boschi. A parte queste superstizioni, che pure hanno il loro valore nel perpetuarsi di pratiche terapeutiche che hanno la loro radice nella più antica eredità dell’etnomedicina, ossia della medicina primitiva delle varie etnie, ecco quali sono le più valide utilizzazioni del Teucrium chamaedrys e, in mancanza di questo, anche delle altre specie già elencate: – infuso: si prepara con tre grammi di sommità fiorite, fresche o essiccate, lasciate in infusione in cento grammi di acqua bollente per un quarto d’ora; prendere tre-quattro tazzine al giorno prima dei pasti come stimolante dell’appetito e come tonico, oppure dopo i pasti per un’azione digestiva; una tazza da tè di questo infuso bevuto al mattino a digiuno, agisce come leggero lassativo; – decotto: si prepara facendo bollire cinque grammi di sommità fiorite in cento grammi di acqua per dieci minuti e con questo liquido si fanno impacchi sulle parti colpite da punture di insetti, sulle ferite che stentano a guarire e anche per attenuare l’infiammazione emorroidaria. Usato per sciacqui e gargarismi, questo decotto calma la tosse perché decongestiona le prime vie respiratorie; – vino aromatico: mettere a macero mezzo etto di sommità fiorite in un litro di vino bianco secco e lasciar riposare per almeno due settimane, scuotendo ogni tanto la bottiglia. Infine, filtrare e conservare il vino nel frigorifero; berne un bicchierino prima dei pasti per stimolare le funzioni gastriche. Come ultima annotazione, da recenti indagini pare assodato che i principi attivi contenuti nei tessuti cellulari dei Teucrium, in genere, siano in grado di agire positivamente sulla memoria e per attivare le facoltà intellettuali. SCHEDA BOTANICA Nome scientifico: Teucrium compongono una spiga terminale. Nomi popolari: camedrio, querciolo, erba iva, calamandrea, scalambrina, quercignola, cametriu, cerzodda, cirsudda Ricercatissimi dalle api Caratteristiche: specie erbacee perenni, striscianti, alte da 10 a 30 centimetri. Foglioline coriacee, verde vivo, dai bordi a Origine: Europa centro-meridionale, Asia piccoli festoni, o crenati, dall’aroma intenso, occidentale e Africa del nord gradevole. La pagina inferiore delle foglie è Famiglia: Labiate pelosa Etimologia: dal nome del principe troiano Fiori: minuscoli, rosa-porpora, in estate, raccolti Teucro, il primo ad usare queste piante a scopo in gruppetti all’ascella delle foglie; medicinale 162
«Masticata a digiuno, purché dopo colta non abbia più toccato terra, la potentilla rinsalda i denti traballanti; rende profumato l’alito e assunta in pozione, stimola al congiungimento con una donna». dal Libro di Casa Cerruti (XIV secolo) La potentilla guarisce uomini e animali Sono circa trecentocinquanta le specie di potentilla presenti nelle zone montane e submontane d’Europa, Cina, Siberia e Himalaya; lungo la catena delle Alpi e sugli Appennini se ne incontrano, normalmente, soltanto tre – la Potentilla erecta, la Potentilla anserina e la Potentilla reptans – che si possono classificare senza ombra di dubbio tra le piante medicinali. Le altre potentille incluse nella nostra flora alpina sono di puro interesse botanico e non vantano proprietà terapeutiche degne di nota. Il nome scientifico del genere Potentilla è di origine latina e deriva dall’aggettivo potens, potente, in riferimento alle virtù curative di queste piante, virtù ben note anche nell’antichità quando si riteneva che la Potentilla erecta, fosse in grado, addirittura, di guarire dal colera. In realtà, le cose non sono proprio così, tuttavia è indubbio che i principi attivi contenuti nei tessuti di queste graziose piante meritano la nostra attenzione e, una volta di più, dobbiamo essere grati alle creature del bosco che per prime sono ricorse, e ricorrono, alla potentille per riacquistare la salute. Ma andiamo per ordine e vediamo di conoscere un po’ meglio le tre specie appena indicate, a cominciare dalla loro famiglia che è quella delle Rosacee, per continuare con le caratteristiche della Potentilla erecta o tormentilla, detta anche tormentina, erba da biscia ed erba morella. È una pianticella perenne alta da 10 a 40 centimetri, con piccoli fiori gialli durante tutta l’estate e una radice a rizoma, biancastra, che diventa rosso vivo non appena viene spezzata. Abbiamo già detto che la tormentilla, che deriva da tormen, colica, era considerata un efficace rimedio contro il colera mentre, in realtà, la sua azione è valida contro i disturbi intestinali e le coliche in genere, per guarire le piaghe e lenire il mal di denti. È opportuno precisare che i medicamenti a base di tormentilla, e delle altre specie di Potentilla, non debbono essere preparati in recipienti di metallo dato l’alto contenuto di tannino presente soprattutto nel rizoma di queste piante, tannino che è incompatibile con il ferro, il rame e così via. Molto meglio usare pentolini smaltati oppure in vetro resistente al fuoco. Anche la conservazione di radici o foglie essiccate della tormentilla si deve effettuare in scatole di legno o in barattoli di vetro. Le stesse raccomandazioni valgono per la Potentilla anserina, o argentina, chiamata in qualche regione anserina, piè d’oca oppure piè di gallo. Il nome della specie, ossia anserina, proviene direttamente dal latino anser, oca, e sta a indicare che il simpatico animale è ghiotto delle setose foglioline di questa pianticella alta un palmo, dai fiori estivi giallooro e dal rizoma nodoso. È impossibile sapere perché l’oca sia così avida dell’argentina, ricercata anche dai cavalli, dai maiali, dalle mucche e dalle pecore, mentre sappiamo che in erboristeria essa è ritenuta un valido rimedio contro gli spasmi viscerali, è un buon tonico per le funzioni gastro-intestinali e la radice, data da succhiare ai bambini, rende meno difficile il processo della dentizione; usata nello stesso modo dagli adulti, impedisce alle gengive di contrarsi mettendo allo scoperto la base del dente. La terza specie di cui ci occupiamo è la Potentilla reptans, o cinquefoglio, che assume nomi diversi a seconda della zona: pentafillo, maggiorana salvadega, fragolaria, erba rabloira, erba calipetallo, erba de murenas e fraulà areste. Se ne utilizza la radice rizomatosa, fresca o essiccata, come depurativo e febbrifugo, oppure per uso esterno contro ascessi e paterecci. È una pianta piuttosto strana, ampiamente ricordata anche dai grandi medici dell’antichità che vantavano le virtù del pentaphyllon, la pianta del cinque; infatti, la Potentilla reptans ha fiori gialli (da giugno a ottobre) formati da cinque petali, cinque lunghi sepali e altrettanti sepali più corti; le foglie sono composte da cinque foglioline disposte come le dita di una mano. Anche il cinquefoglio non sopporta il contatto con il ferro. 163
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