L'elleboro, fiore della saggezza - Banca Popolare di Sondrio
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«Niente mi ha dato il senso <strong>della</strong><br />
solitu<strong>di</strong>ne e del gelo quanto quel<br />
piccolo <strong>fiore</strong> spuntato al margine<br />
dei ghiacci, con i petali raccolti a<br />
ciotola per trattenere ogni stilla <strong>di</strong><br />
sole».<br />
G. M.<br />
Il ranuncolo, figlio del ghiaccio<br />
L’etimologia del nome scientifico Ranunculus si rifà a una parola greca, batrachion<br />
(da cui il moderno «batrace» per in<strong>di</strong>care genericamente le rane) e dal suo<br />
<strong>di</strong>minutivo riferito a ranocchietta, con il chiaro intento <strong>di</strong> ricordare l’habitat<br />
abituale per questo tipo <strong>di</strong> pianta che «spunta numerosa nei luoghi ricchi <strong>di</strong><br />
acque stagnanti ove vivono anche animali anfibi, come rane e ranocchi». Questa<br />
la spiegazione <strong>di</strong> un naturalista del passato che si è <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> aggiungere<br />
che i ranuncoli vivono anche lungo i fossati dove l’acqua scorre liberamente,<br />
per non parlare delle specie <strong>di</strong> provenienza esotica, come i Ranunculus asiaticus<br />
e hortensis importati in Europa al tempo delle Crociate.<br />
Ma forse la <strong>di</strong>menticanza più grave dell’antico cronista <strong>di</strong> cose botaniche è<br />
quella che si riferisce a una delle più belle e preziose piante alpine: il Ranunculus<br />
glacialis che già nel suo nome evoca immagini <strong>di</strong> fredda e trasparente bellezza,<br />
<strong>di</strong> irripetibili silenzi, <strong>di</strong> suggestioni in<strong>di</strong>menticabili.<br />
Raramente, come in questo caso, un nome aderisce in modo perfetto alle caratteristiche<br />
<strong>della</strong> specie, considerando che il glacialis vive proprio a due passi<br />
dalle nevi eterne, sulle morene e alla base delle creste rocciose che fanno da<br />
festone alle <strong>di</strong>stese <strong>di</strong> ghiaccio attorno ai 4000 metri, con qualche punta <strong>di</strong>scendente<br />
sino a 2500 metri e un picco deciso che raggiunge i 4300 metri del Finsteraarhorn<br />
nelle Alpi bernesi, ossia il limite estremo occupato dalle specie fanerogame<br />
nel nostro continente.<br />
Il Ranunculus glacialis, noto volgarmente come erba camozzera (renuncole des<br />
glaciers, in Francia; glacier’s crowfoot in Gran Bretagna e Gletscher-Hahnenfuss<br />
in lingua tedesca) appartiene alla famiglia delle Ranuncolacee, presenta fusto<br />
carnoso, rossastro, contorto e ramoso, alto da 4 a 20 centimetri, con poche<br />
foglie, ridotte e trilobe. Ogni fusto porta uno o due fiori, raramente <strong>di</strong> più, larghi<br />
sino a 3 centimetri <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro, con sepali esternamente pelosi e color ruggine,<br />
petali bianchi o appena rosati in numero <strong>di</strong> cinque o più, molto allargati<br />
in alto, a margine intero o leggermente festonato. Al centro, una corona <strong>di</strong> stami<br />
giallo-oro, molto allargata. Nell’insieme, il <strong>fiore</strong> ricorda una coppa e questa<br />
forma sembra fatta apposta per ricevere tutto il calore possibile. La fioritura<br />
avviene tra luglio e agosto.<br />
È interessante esaminare l’origine del Ranunculus glacialis che è originario delle<br />
regioni artiche, dove è <strong>di</strong>ffuso dalla Finlan<strong>di</strong>a e dalla Scan<strong>di</strong>navia sino all’Islanda<br />
e alla Groenlan<strong>di</strong>a orientale. Un secondo areale <strong>di</strong> questa specie si è localizzato<br />
– in seguito alle glaciazioni che hanno «spinto» alcune piante verso il sud<br />
alla ricerca <strong>di</strong> climi più miti – in una fascia che abbraccia le catene montuose<br />
dell’Europa centrale, dalla Sierra Nevada ai Pirenei, e lungo la catena alpina sino<br />
ai Carpazi.<br />
In Valtellina, che è veramente ricca <strong>di</strong> specie spontanee tra le più belle e pregiate,<br />
il Ranunculus glacialis è presente, in varie località e, grazie al cielo, pare<br />
che la pianta non sia minacciata dal pericolo dell’estinzione, una realtà che –<br />
purtroppo – riguarda molte altre piante <strong>della</strong> montagna più facilmente raggiungibili<br />
dalla vandalica raccolta del turista occasionale. Infatti, il vero appassionato<br />
<strong>di</strong> montagna conosce il valore <strong>di</strong> ogni singola presenza animale o vegetale<br />
e si comporta <strong>di</strong> conseguenza, attento a non turbare minimamente il già<br />
precario equilibrio ecologico <strong>di</strong> una Natura così esposta alle azioni dell’uomo,<br />
così vulnerabile nei suoi meccanismi tanto sottili e precisi, legati da connessioni<br />
in parte misteriose e, comunque, molto facili da spezzare o turbare.<br />
Per fortuna, il Ranunculus glacialis, come molte altre specie alpine ed appenniniche,<br />
vive a così grande altitu<strong>di</strong>ne e in luoghi tanto impervi da concedersi in<br />
visione soltanto a pochi; esso rappresenta veramente l’immagine <strong>della</strong> bellezza<br />
in assoluto, qualcosa <strong>di</strong> irreale nell’atmosfera un po’ rarefatta delle altitu<strong>di</strong>ni,<br />
dove la luce ha una trasparenza tutta speciale e i colori sembrano scindersi<br />
in un cromatismo che ricorda le pennellate minute e sapienti dei Divisionisti.<br />
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