N VOVO COMMENT Oét

chora à difcepoïi,fe non fia rcuclaro per Chri
fto.Etreuela a difcepoli,perche à quegli è da*
to il conofcere i mifterii del regno de cieli.
Cialcuno che ode la parola del regno ,&
non la intéde,uiene il rio,& rapifce cio che
era lèminato nel cuore di quello. Quefto è
quello che fu feminato preflb alla uia. Ma
qnello che fu feminato in luoghi petrofi.è
quello che ode la parola ÔC fubito con gaa,
dio la riceue, & non ha in fe radice, ma è à*
tempo,& fatta la tribulatione,etperfecutio
ne per la parola/ubito fi fcadaleza.Ma quel
lo che fu feminato ne le fpine, è quello che
ode la parola d'Iddio, & la cura di qfto fe
colo,& loingannode lericchezze foffoca
la parola,et diuiene fenza frutto.Ma quello
che fu feminato in buona terra, è quello
che ode la paroIa,& intende, & che fa frutto,&
rende ueramente chi cento,& chi fèC
fanta, & chi trenta.
Et dice la parola del regno dallo effetto, per?
che fa regnare.Ma perche il regno e fpirituale
adûqueda potefta del regnare pel uerbo non
fi attende in cofe ciuili. Et beniffimo congiu?
gne Chrifto il uerbo ôc ilregno,come mezzo
perjl quale fi regna,ôc republica nella quale fi
regna.Et'nella efplicatione ôc dichiaratione di
quefta parabola fa il Signore quattro generi
di auditoridello euangelio. I primi certamen
te odano, ma fenza alcuna mente, d confide?
rationehauendo uolto l'animo loro altroue
per Satâ, onde auuiene che fenza alcuno pen
fiero del uerbo fubito ritornano à loro ftudii.
Et tali auditori del uerbo furno, de quali difle
EfaiajôcPaùlc^che udirnoil uerbo di Iddio,
ma nôlo intefono alla uita, d accioche fi con
uertiffono ôc p Iddio fuffino fanati.Et è horri?
bile giudicio di Iddio eflere leuato da Satan il
uerbo feminato nel cuore.Et notafi la pbtétia
di Satan,ôc laincômodita che nafce dal uerbo
non intefoper il noftro prauo giudicio péril
quale difprezziamo il uerbo gia prefo nel cuo
re.Et effere rapito il uerbo è pena délia iniqui
ta,gli altri,oltreàcheodano lo euangelio,an
chora lo riuoltano nella mente, ôc giudican?
lo buono, perche lo pigliano auidamente, ÔC
quefto teftificano col fatto , ?
ôc con la parola,
perche nafce il feme, ôc per la herba pare che
fi promeftail frutto,béchefalfamente .Et que
fti fonoqglijCheconfeflbno eflere buono, ôc
uero il uerbo di lddio,ma quando fentdno la
croce chiamano il medefimo uerbo cattiuo,
ôc giudicanlo niraico^ôcallhora fi tirano adie
tro quegli huomini à tempo, i quali non heb
bono mai lo fpirito âjiîgliuoli,ne mai crede*
4
NELLO EVANGELIO
tono piu di quello che detta Thumana ragj 0
ne,ÔC per quefto fi fcandalezano,cioè cortiinj:
ciono à dubitare del uerbo, ôc non lo tener c
buono.I terzi fono qgli, i quali anchora non
folamënte odano U uerbo, ma ôc lo intendo*
no, ôcriceuonlo nella mente, ma come q UÇj
gli fece fimili alla terra petrofa fenza regener»
tione di animo, cioè folido afflatto di fpirito
di figliuoli, ÔC piena perfuafione di uerita, ôc
per quefto come quegli fpauenta la croce del
lo euangeliOjCofi la cupidita délie cofe prefeti
ti gli reuoca dal comprefo uerbo non cono*
fcendo le ricchezze celefti, ÔC fa che al tutto
auanti che nafca in buona herba fia foftbcato
& perifca.I quarti finalmente di buono cuore
cioè ueramente immutato, ôctirato à Iddio
perlo fpirito di figliuoli odano Io euangelio
ôc anchora quefti foli apportano ftutto,non*
dimeno chi piu, ôc chi manco copiofamente
fecondo che di maggiore,bdi minore fpirito
fono dotati.Et quefto è quello che fignifica di
cendo.Et rende ueramente (Chi cento chi fef
fanta,ÔC chi trenta.) perche fono frutti tutte
quelle cofe che noi dicemmo d operammo,
onde gli altri ne piglino utilita di giuftitia, &
di falute,perche quello che crede,cioè com*
prende il feme dello euangelio con uera fede
bifogna,ÔC che parli,ôc che faccia quelle cofe
che fono alla falute del profîïmo, ÔC qlleche
fono a gloria di Iddio.
Vn'altra parabola propofe loro, dicendo
Egli fi ëaflïmiglia to il regno de cieli à uno
huomo, che feminc buono fème nel catn
pofuo,&dormendo gli huomini,uenneil
fuo nimico & femino zizanie fra il grano,
& ando uia. Et quando fu crelciuta l'herba
ôC produfTe il frutto,aIlhora } ôC le izanie fi
moftrorno.Etuenendo i fèrui del padre de
la famiglia,gli diflbno.Signore non femina
jfti tu buono fème nel tuo campo f donde
adunque ha zizanie f Et quello difle loro.
JL'huomo nimico fece quefto.Et i fèrui gli»
diflbno. Vuoi tu adûque che noi andiamo,
Se le cogliamo f Et quella difle, nd, accio
che qualche uolta,cogIiedo\ zizanie, non
fueglieflïinfiemecon quelle anchora ilgra
,no,Lafciatecrefeerel'uno,&l'altro infino
alla ricolta,& nel tempo délia ricolta, io di
rd à miedtori.Cogliete primamente le ziza
nie,& Iegatele in fafci da arderle. Et il gra>
no congregate nel mio granaio.
Et per Thuomo feminatore fi ïtende qui Chrf
fto,perche Chrifto refta paftore délia fua chie
faineterno.ôcilnuonofeme fono i figliuoli
'di quefto regno,3c cbjamanfi buoni non per
natura,