N VOVO COMMENT Oét

uccddere.temeua U popolo, perche lo ha.
ueuan o come propheta.
Hauendo Io çuangelîfta memorato Giouan*
ni uccifo da Herode,uolfe anchora îfieme fog
siugnere la caufa, ôc laragione délia morte
(ua,ôf dice eflere ftato,perche Giouanni haue
ua riprefo Herode,per Herodiade che fi haue
na prefa per moglie,accufato da lui di adulte*
rio, per eflere moglie del fuo fratello chiama
to Philippo.
Et celebrandofi il natale di Herode, la figli.
uola di Herodiade faltd nel mezzo,& piacque
à Herode,onde con giuraméto gli pro
mefle di dare cio che efla gli domandalfe.
Et quella prima ammaeftrata dalla madré
fua,diffe.Dammi qui in quefto piatto il ca.
po di Giouanni Bactilia. Et il Re fi turbd.
Nondimeno per il giuramento,& per que
gli che infieme fedeuano à tauola, comâdo
che gli fuffe dato, Et mandd à far tagîiare il
capo à Giouanni nella carcere.Et fu porta,
to il capo in fu 1 piatto,& dato alla fanciul.
Ia,& quella lo porto alla roadre fua. Et ue.
nuti i difeepoli fuoi,portorno uia il corpo,
6c fepelirnolo, çtuennono Ovlo annuntior
no à Giefu.
Et qui fi uede il frutto de conuifi,il frutto del*
la faltatione, ÔC il frutto finalmente dello illi*
cito amore, perche in quefti fu ammazatoil
fantiflîmo Giouanni contro aile leggi diuine
ÔC humane,ôcnelmedefimo tempo nel quale
fi poteua fperare perdono ànoceuoli, cioè
nel natale del principe, nel quale uoleua che
tutti efultafljno per letitia.
Laquai cofâ udita Giefu lè ne andd di la in
naue feparatamente in luogo diferto. Et ha
uendo udito quefto le turbe lo fêguitorno
dalle citta à piede.Et ufeendo Giefu, uidde
moite turbe,& hebbe compaflîone di loro,
ÔC fano di Ioroquegli che erano infermi.
. Et non folaméte fi parti accioche fuggifie He*
rode,che defideraua di uederlo, ma accioche
alquâto fi pofafle,il che memora Marco,pche
per la moltitudine di quegli che ueniuano, Se
partiuanonôera loro lecito pigliare il cibo,
ôC cofi fene andd Giefu cô la naue di la del ma
re di Galilea.Et non molto fi ripofsd,pche fu
b§to pel cammino di pie concorfono da tutte
lecitta la,ôc uennono à quello.Et come lo fta
dio di quefto popolo commenda la gratia di
Chrifto,cofî infieme beniflimo dimoftra la'hu
manamiferia, perchepochi di tanti perfeue*
rorno col Saluatore,ilehe auuegna che lo fa*
peflç il Saluatore, nondimeno come gli uide,
GEtIO
fu toccato'dallo affetto délia mifericordia «et
fodi quegli, 8C fubito fi dette,non alla qui çtç
fua,ma alla falute di efli fanando i corpij ôc iq
fegnando aile menti.
Etfacendofi fera.uennono à lui i fuoi difcc
poli,dicendo. Il luogo è dilërto, & Thora 1
gia è paffata,licétia le turbe,acciocheandan
dofene à caftegli,fi comprino da mangiare.
Et Giefu diffe loro.Ei non hanno bifogno
di andare,date uoi da mâgiare loro.Etque.
gli gli rifpofono. Noi non habbiamo qui
fè non cinque pani,& duoi pefci,6c quello
difTe,portatemegli qua.Et hauendo coman
dato che le turbe fèdeflïno fopra il fieno,
prefi i cinqne pani,& i duoi pefq.,guardan*
do al cielo gli benediffe, & fpezzd & dette
à difeepoli i pani,& i difeepoli aile turbe.et
mangiornotutti,& (âttollornofi. Etleuor,
no quello che auanzaua de pezzi,dodici co
fani pieni.Et quegli che mangiorno furno
huomin ï circa cinque mila, oltre aile don*
ne,& i fanciugli,
da notare qui il defiderio di udire Chrifto,
del quale tanto ardeua il popolo,che ne po*
fponeua il cibo.Et certamente doue fi fente la
gratiadiChrifto,quiuifi pofpone ogni cofa.
Et il ragionamento che fa Chrifto co difeepo
Ii delcibare il popolo tendeua à quefto, che
maggiormente attenti commendaffino il mi*
racolo che haueua à fare, perche ilprefente
fatto di Chrifto haueua gran momento àinal
zare la fede,perche teftified non pot ère eflere
abbandonati da alcuna cofa neceffarîa que*
gli che feguitano Chrifto,ÔC accoftonfi al uer*
bo fuo, benche fieno inampla folitudiue.Et
oltre adiquefto, per hauere prefi i cinque pa*
ni,8ci duoi pefci,ôc hauere rendute legratie,
cioe v
benedettto,perche benedire è laudare Ici
dio,ôcrendere le gratie àeflb,dichiard quan*
to noi dobbiamo eflere ricordeuoli délia di*
uina bôta uerfo di noi,ôc dediti à predicare ef
fa per ogni occafione,perche nôin quefto fo
Io Iuogo,ma quante uolte memorano le fa*
ère lettere euangelice hauere quello prefo il
pane nelle mani, teftificano hauere rendute
le gratie al padre.Et che col minifterio de di*
feepoli uolfe il Signore che fi poneflino il p»
ne,ôci pefcijfeceaccioche mandaffe fuorela
Uirtu fua,come nelle mani di efli, ôc cofi tanto
maggiormente gli inanimaflïàcôfidareinei*
fo,pche ne cofi abaftanza certo potettono co
nofeere la potéria fua,ilche proud la diffiden*
tia loro, per la tentatione di qgli poco dipoi,
come memora Marco che dice. Non intefonO
depani, perche U cuoteloro era accecato.
Etconftrinfe