N VOVO COMMENT Oét

DI MAR
che quello che con ftupore conofceuano
arduo,nondimeno nô ne ueneraflïno la per
fona,ma piu tofto pel contrario difprezzaf*
fino quelle grâ cofe per la humilta della per
fona. Argumentaua la ragione humana di
quegli,quefto è legnaiuolo,figliuolo di Ma*
ria ôCc.Adunque la dottrina ftrVèfalfa.Et che
•cofa piu alîurda di qfta ragione di, argumen*
tarent cofi fiamo qui ammuniti che noi fti*
miamo le pfone dal uerbo, non il uerbo dal
le pfone. Et uedefi cofi,che lo fcandolo era
per la humilta,nella quale Chrifto era uiuuto
appreflb di quegli,apparendo per tutte le co
fe come huomo,in modo che erano contra*
rii di animo che ueggendo, ôc udendo que
miracolijôc conofcendo quâro fuffino gran
di gli hauieno àuile,non fenza ftimolo di in
uidia,per ilquale fi fogliono muouere fpeflb
ifamiliaripiu che gli altri quando ueggono
. qualche cofa di grande fuor della loro opi*
nione.Et dice fratello di Iacopo,ôc di lofe,
non che hauefli frategli d forelle fecondo
la carne,ma per parentado come Loth è chia
mato fratello di Abraham Genefi .14.
Et Giefu diceua loro.Che non è propheta
dishonorato fè non nella patria fua, & fra
parenri,& nella fua famiglia.
Et norabilmente dice non eflere Propheta
fenza honore fe nô nella patria,perche quel*
Io che manifeftera la uerita di lddio, cofa tan
to eccelfa,fra fuoi, à quali non è anchora da
ta cognitione di quella,ôe sforzeraflî di emen
dare la prauWde flagitii con lo infegnare,
niente altro ne riportera di la piu di quello,
che ne riporrd Chrifto.Chi è queftor'che dot
trina è la fua^ perche ci riprende:' non lo co
nofciamo noi da fanciullo, fempre equale,
o da manco di noi.'' perche ci fi prepone ho
ra.'oh è migliore di notfoh piu dottorbh piu
perito délie cofe.'' Et cofi fi fa,che quel diuino
che e conceduto fia annullato. Non gioud à
Chrifto la innocentia con la quale uiffe da
fanciullo fra i fuoi. Chi adunque fuggira il
maie,che eflb non potette fuggirefpigli*
no adunque di qui confolatione tutti quegli
che fono fcacciati dalle patrie p il uerbo del*
f euangelio, che maie è udito da fuoi, ÔC qgli
che fono agitati dalle minaccie de medefimi.
Et non potette fare quiui alcuna uirtu, fè
non che lànd pochi infermi poftelorole
mani fopra. Et marauigliauafi per la incre*
dulita loro.
Che nô poteffi fare alcuna uirtu nella patria,
non è da intendere che nella potétia di Chri
fto non fuffe di fare miracoli,ma perche non
O CAP. vr. g?
credettono i Iudei,non hebbe la potentia df
Chrifto caufa che gli deffi occafione di eferci
tare le uittu d miracoli, d è da dire,effere uno
modo di dire,come quando fi dice, io nôho
potuto parlare con quefto per la ftranezza
fua,cioè non ho uoluto parlare con quefto ,
per effere tanto fuori di ragione.Et cofi fareb
be il fenfo,che non uo leflè fare alcuno mira
colo, fuori che pochi che effo fand, onde
erano coftretti à marauigliarfi,ne di piu non
dimeno credieno,onde ne fece pochi, ôc que
fto per la incredulita loro,perche neffuno ,0*
pochi per la incredulita ueniuano a' effo per
effere fanati .
Et circuïua i cafiegli allo intorno înfe *
gnando.
Chrifto difprezzato nella fua patria , nondi*
meno non fi parte dal fuo uficio che è infe ?
gnare, lafciandoci lo efemplo accioche per
quefto fubito non lafciamo l'uficio del pre*
dicare,anchora che fiamo difprezzati.
Et chiamd i dodici,et cominciogli à mâ"da
re à due,à due,& daua loro la potefta de gli
fpiriti immondi • Et comandd loro che
non toglieffiho alcuna cofâ per !a uia, fe
non folamente una" maza, noir tafca^non
pane,non danari ne la cintura.
Et quefto luogo della uocatione, d mandare
de difcepoli,i quali fpecialmente fono man*
dati à due à due à fcacciare cattiui fpiriti ,il che
fi fa péril uerbo,ôc che chiamaffi à fe que do*
dici,ôc infegnaffi loro le medefime cofe,infe*
gna che iminiftri del uerbo di lddio non in
fegnino cofa alcuna diuerfa da Chrifto. Et
mâdagli à due à due, accioche dimoftri à pre
dicatori appartenere il nuouo, ôc il uecchio
teftamento. Et dette loro la potefta ne demo
nii,ôe nelle malattie, imponédo loro coman
damenti per i quali in fomma niente altro
uuole fe non che tutti pendino da Iddio,cer
ti che à chi fi affatica,anchora quefto gli hab
bia àprouederedélie cofeneceffarie .Etco*
mandd Chrifto, accioche fappia che quello
tratta cofa feuera,ôc è la fomma di quefto luo
gOjChe i predicatori,col nome dello euange
lio debbono pofporre tutte le cofe, ôc maffï
mamente la cura del uitto, accioche non fie
no impediti nel commeffo uficio. Perche Id
dio,çJhe manda i predicatori prouedera an *
chora,che effi habbino tutte le cofe neceffa*
rie. Non prohibifce qui Chrifto che poffeg*
ghino alcuna cofa propria, d che debbino
effere honeftamentenutriti dailoro auditb
ri,anzi quando comanda che non tolphino
ne tafca,ne pane,dimoftra gli auditori di ra*