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N E L L O E V A N G E L L O
mo la tfrannfde a* Satan,il che quanto lia cofa che i piccioli iïeno df 'tanra (lima appr cff 0 j
indexa del ehriftiano,ciafcuno puo uedere. Iddio,perche per natura tutti fiamo figh^
Auuegna adunque che Chrifto tanto maladf di ira,ma eflendo uenuto Chrifto, accioche
fca gli fcandoIi,5cclamiguai al mondo da gli falui quello che peri,nefluni fono piu atttf
fcandoli, guai airhuomo pel quale uiene lo comprendere Topera di quello, che qu eeIi
fcandolo, è diligentiffimamente da guardare che non fi fidano in fe fteffi,ne cercando Uc 0
che non fiamo in fcandolo i alcuno,Sc maffi* fe loro,recufano la uerita.
mamente à piccjoli,SE à quefti, non folamen Che ui pare f le alcuno hara cento peco re
te per la eta, ma per là fede,SE intelligentia.La & Una di quelle fi fmarrifca, oh non Iafciaurta
eterna è unafolida cognitione di Iddio, t e j e nouantanoue ne monri,ua à cercare âî
SE di Chrifto,tutto quello adunque che po* j a fmarrita? Et fe gli accade che egli J a tril
tra offendere, d ofeurare quefta, non fi dica ujj D m u e rj t a ui dico, che fi rallegra f 0pra
ne faccia da noi. ' di quella, piu che fopra le nouatanoue non
Et fè la mano tua,d il pie tuo ti^ fcandaleza, fmarrite. Cofi non ë la uolonta inanzi al p a
taglialo,et gittalo da te, Bene ti è enrrare nel dre uo ftro,che è ne cieli, che perifea uno di
la uita zoppo,d monco, che hauendo due quefti piccioli.
mani,ddue piedi eflere meflb nel fuoeo P e u e I l a fimiIitudinc u olf e il Signore info
eterno. Et fe 1 occhiotuo ti fcandaleza, ca* ^ c h c c o m e H h u o m m i c e r c* *
ualo,& géra lo da te, bene ti e entrare nella g Q CQn maggioïf cura Ie cofe p€rdut' e b ;
uitahau endo un occhio, che hauendo due c h e fim0 d i p o c o m o m e n t o c h e q u e/ k c h;
occhi, elTere meflb nella gehéna del fuoeo. p 0fleggono,3c piu gaudio ne hanno quando
È dichiarato difopra quefto luogo, 8c tirafi â I e
ritruouano,che déliappetua pofleffionedi
quefto fenfo.Lo fcandolo è cofa inmodo no quelle,cofi anchora il padre hafingulare ca
ciua, che niente è tanto neceflario,ne tanto ra de fanciugli,benche per fe abietti, Se di nef
charo,del quale alcuno non debba piu tofto funo prezzo,i quali certamëtepel primo pec
mancare, che commettere, che di la alcuno cato di Adam erano periti. t
ne patlfca fcandolo, cioè diuegna piu alieno Et le il tuo fratello pecca contta di te,ua &
dalla uita degna di Iddio,nella quale,chi non riprendilo,fra te,& lui folo.Se egli ti udira,
cammina,ne ua diritto alla gehenna.Somma t uY aj g u ad agnato il tuo fratello. Et fe non
menteadunque e daguardarfi di non porre t i u^ i r a p j g l i a t e c o a n c h o r a u n o d d u e ac<
uno taie fcandolo auati agli altrLSc cofi uede
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^«Tri î M ' cargli piu tofto che da quegli alcuno ne pren
d o c h e ^% b o c c a d i d u £ à d [ m t e f t i m 0
ni,confifta ogni paroIa.Et fenon udira^ue
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da cattiuo efemplo,SE ne deuii dal retto,flche
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maffimamente auuiene ne i piccioli, che piu
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