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D'I GIO
• *• oimxt P. terra tutte le cofe eccelfe, p e r
°Sdic g
VANNI CAP, I. »9j
efîfcoprira la gloria del Signore. Et
nolcete,elfo è quello che uiene doppo me.
che fu auanti à me, del quale io non lbno
înnrirfî la gloria del Signore, e koprirfi la
S^SlJk«M « gmihna ai lddio
fHfif ante noi, come dice Paulo aRoma*
g
! Tutti fono uâcui della gloria di lddio . Et
non fi puo reuelare la giultitia di lddio fe pri
degno che io gli difeiolga la correggia del
calzamento. Quefte cofe fi feciono in Be*
thabara,di la dal Giordano, doue Giouan
ni battezzaua.
manonèconfufa la giuftitia,.ôc ogni gloria Cioè fra uoi fta quello che uoi ignorate,iIqua
della carne.Et da quelto fi puo intendere,per le ha à uenire doppo me cioè à rimettere i
cbe battezi Giouanni, perche il battefîmo è peccati,ilquale fu auanti à me,cioè che è mag
fegno di mortificatione,comeèà Romani giore.Et cofi in molti modi fi anteponeGio*
Cap.e. con quello fiamo fepolti per il battefî uanni Chrifto,accioche fi intendanon fola*
mo nella morte.Quefto battefîmo prépara la mente eflere propheta,ma Saîuatore. Et per*
uia à chrifto,cioè la uiuificationeper chrifto. chefiintendeua eflere Saîuatore , feguitaua
Bifogno adunque cheil battefîmo cominciaf che lo conofceffino effere lddio. Quefta è la
fî da Giouanni auanti a Chrifto, pche la mor fomma del teftimonio di Giouâni, ôc per que
tificatione ua auanti alla uiuificatione, la con fto fi méfie fotto à quello,dicendo di non ef*
fufione allaglorificatione,comeèin Mattheo - fere degno di fciorgli la correggia del calza*
Cap.?, quello che ha à uenire doppo me ui mento,cioè che eflb non era degno in parte
battezera in fpirito fanto,ÔC fuoco. Et Efaia alcuna di feruirgli, nella qu$le fententia ben
dice,paratela uia del Signore, ôcc. perche la che fimplice,confefla la diuinita, ÔC cofi dan*
gloria di quello fi reuelera. Non rimette Gio na ogni gloria di tutte le opère noftre,confef
uanniipeccati,madimoftra quello che haà fando cofi di non eflere degno di feruirgli.
rimettere. Cofi ii battefîmo non è figura deiîa Adunque èmera gratia,mera mifericordia
morte,mafegno per ilquale paffiamoperla confeguire,chefiferua. Vltimamente ripren
morte alla uita, fegno che la morte non in * de la cecita, ôc il fafto depharifei, quafi dicef*
ghiottifca,ôC che fia principio di nuoua créa fe.Voi fapienti, qoifanti difprezzate quel*
tura. Ma fra il battefîmo di Giouanni, ôc quel
lo di Chrifto è quefta diffèrentia, che la remif
lo, cheio ui predico. Voi tenete il regno ? ôç
ilfacerdotio effendo quello ordinato da ld*
fione del peccato non fu anchora efprefla, dio Re, ôc facerdote, al quale bifogna che ui
battezando Giouanni,ÔC fu efprefla battezan
do Chrifto. Et qui fi puo uedere la Pharifai*
fottoponiate. . t
ca cecita, perche haueua rifpofto Giouanni 21 giorno fegneme uidde Giouanni Giefu
chi fuffe,da chi fufle mandato,ÔC per la auto* cheneniuaa' lui,& diffe.
rita di chi facefti quelle cofe che faceua, auue
gna che effi niente intendeflino di quefte co*
fe,non fapendo le fcritture,nela uirtu dild*
diOjprodotto il teftimonio della uoeatione,
predicatione,Ôcbattefîmo,onde anchora do
mandono per la autorita di chi battezi ..Et lo
Euangelifta beniffimo efpreffe le circunftan*
tiequando difle. Quegli che furno mandati
erano de Pharifei,quafî dicefle.Benche fuffino
de Pharifei tenuti fapientiffimi, nondimeno
non intefono la rifpofta di Giouanni.Et non
nfponde Giouanni alla propofta quiftione,
perche battezafie,perche auâti haueua rifpo
Et qui anchora è come dica,io aggiugnero
uno altro teftimonio di Giouanni del uerbo
incarnato,non quel refponfo à principi de
Iudei, ma appreflb alla mefcolata plèbe, ôc
chariffimi difeepoli fuoi,perche defideraua di
promuouere tutti gli eletti à feguitare Giefu
maeftro della eterna uita,ôc non eflb folamen
tebanditore della uentura gratia. Adunque
Taltro giorno,cioè un'altro giorno doppo,
che teftified à Iudei del fignore Giefu,ueggen
dolo uenire à fe, come uolontario teftimo*
ned banditore diffe.
«o quando difle.Io uoce di chi clama nel de*
J5»o. Ma qui difeerne il fuo battefîmo, ÔC 11
«"> mfnifterio,daI battefîmo,ôc uficio di Chri
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,quafi dicefle.Io battezo in acqua alla peni
tentia^ccioche ui mortifichiate,non rimetto
» pcccari,non fantifico,io fono folamente uo
«,«-nuntio del uerbo,quelloè potentia del
««bo^queilo-èlucejànonio.
Ecco lo agnello di Dio,il quale lieua il pec
cato del mondo.
Etpercheil padre haueua mandato il fuo fi*
gliuolo nel mondo fatto huomo, accioche
fenza alcuno peccato purgafie in uno tutti i
peccati di tutti gli eletti, perche ricered que*
fto la giuftitia diuina • Et Giouanni chiamo
Ma nel mezzo di uoi fta quelIo,che non co
v
quello agnello di Iddio,cioè puriffima,ôc in*
fieme gratiffima hoftia.Et afferma qfto agneb
lo leuare uia i peccati,cioè trasferiti in fe,fcan
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