N VOVO COMMENT Oét

DI GIOVANNI CAP. VII. ai?
tffendo gia paffata meza la fefta, fàlî Gie colai che Io mandd quefto è uerace, ÔC nô ,
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ingiuftiria in quello.
rneltempio,&infegnaua.Etmarauiglia €
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u anfii Iudeidicendo,come la coftui.lette* E t c o f l q u e f t o è V a I & i m e n t o p e I q u a l e p r o^
fe,non hauendo imparatoKilpoie loro u a j a dottrina non eflere fua,perche dice,fe io
Giefu, & difle. parlaffi da me fteflb, cercherei ia gloria mia,
FtûUeftaeral'horafua,queftoeraiItempodi io
n c r c o k l o r i
5 S » ^ a
perche fara
Sa e la gloria del padre. Adunque di* crocififfo adunque non e mia dottrina, ma
# comincid à infegnare, effendo nel mezzo
f Soolnipericolo,andd nel tempio, diqudlo la gloria del quale to cerco ineffa
dellafeftiuita quâdo ui era maggiore la mol*
u u i m n i
* •
Non ui dette Mofe la leggef& nefluno di
titudine del popolo. Et qui dichiard la uirtu uoi o flerua la legge.Perche mi cercate uoî
fua, il quale poco auanti fuggendo haueua
diehiaratafhumilta.Etmarauiglionfi i Iudei
di ammazzare? ^
della dottrina di chrifto, come quegli che lo QS e c o f e c h e
"« qui narra 1 euangelifta hauc
cenfauano puro huomo,ôc fentiuano rinfo*
d e t t e
*/ i\Signore,o andafli auanti alcuna co»
nare in effa dottrina un certo diuino, che gli «,come e uerifimile, o che in uno tratto co*
induceua àmarauigliarfi ditale dottrina, on m
mciafle,fono cQme apologia, per quello»
de rifponde Chrifto.
c h e f a n o n e l
fabbato uno huomo,come e di
^ v t fopra nel Cap.y.Etil primo argumenroè que
La mia dottrina non è mia, ma di quello fto,che proua non effere lecito à Iudei procA
che mi mandd. Se alcuno uorra fare la uo cedere contro £effo,fecondo la legge di Mo*
lonta fua,conofcera da la dottrina, fè la fia fe,auuegna che effi non offeruaffino effa legs
da Dio,d fe io parlo da me fteflb. ge,perche quella legge,che fi ftatuifcein unoj
la medefima debbe ufare uno altro . Dice adifc
Cioè queftadottrina della quale ui maraui*
gliate,non è di me huomo,ma di Iddio, ÔC da
effo che è in me, mia, ôc cofi è di quello che
qUe, Mofe ui dette la legge, ôc nefluno di uoi!
è che la offerui,con quale fronte adunqueîm
çrudelite contro di me,il qnale,benche ui pas
mi mâddjcol quale fono'una cofa medefima, ia,cheiolatrapafli,foIo adempio quella,inr
, onde non è da marauigliarfi fe fenza eruditio tutte le cofe la legge inuerfta infegna,ôc ricer*
ne di huomini io fia dotto, ôc fappia lettere,
quefto credono pochi di uoi,perche nô cer*
Ca Tamore di Iddio,ôc la charita del proffimo.
j n tutte le cofe,ÔC di quefti erano priuati que*î
cano quelle cofe che fono di Iddio, non défi gli,per quefto non faceuano la legge,cioè nô*
derano di effere approuati à Iddio, perche ql ofleruauano. Ma accioche uelaffino ia loro
lo che uuole fare la uolôta di Iddio,cioè quel iniquita trapaffando i principi della legge,ne
lo nel quale è alcuno ftudio di. Iddio, quefto quali foli è fituata lapieta, fi fimulauano am&
facilmente,con quello fpirito pel quale pen* tori della legge in quefte minutie,cioè in.cog.
de dalla uolonta di Iddio conofcera fe fia da fe efterne,come erano certe minime afti nen*ï
IddiOjla mia dottrina,d fe io parlo da me ftef tie dalle opère nel fabbato,ôC fimili altre cofe_
fo quello che non fia dottrina di Iddio, per* T, , R eR l, a mrba,
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che quello che parla da fe fteflb, ôc infegna ¥K >? dl{fe Tu h
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cioche non è dallo fpirito di Iddio, côftituen ?£ h
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do fedottore,non cerca la gloria di effo Id** Giefu,& diffe loro.
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B quelld Accorfonfi quefti pharifei eflere ftati fcopertï.
wdio che lo mandd,ilche io ftudio, quefto è dal Signore,che non tanto non erano offer*-
uerace,8c da udirfi da tutti,perche non potra uatori della legge,ma che anchora erano uc
eflere in eflb iniquita,hora cônfiderate, ôc cer ciditori di huomini uolendolo ammazzare^
-cate,ôc uedrete che in tutte qlle cofe che io in onde non uolendo parère tali,ricorrono alla
«gno io ricerco la gldria del padre, perché negatione, accioche paino grandemëte dare
«ïente altro cerco in tutta la mia dottrinaj opéra à comandamenti della legge, ne effere
*ne tutti gli eletti fuoi behiflimo conofchino tanto agitati da gli odii,che effi incrudeliflïno
« oontafua,perilche fono îier ace, ÔC niente i n modo che cercaffino di ammazzarlo.
P«lo che fi poffa dannare,onde era bifoend -r. c .^iWrw
f Ûro,cheuoimiaccettaffi per celeftemae* ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ f ^ i
*ro,ôc nonpfeguitaffi corne nimico dilddio. , °/ e
c i r Ju n c
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J J u c perche ella fia da Mofe,mada padri. fct nel
Myello ehe parla da fe fteflb cerca la gloria fabbato circuncidete l'huo mo.Se l'huomo
fropria, Ma queUo chexerca la gloria di piglia la cirçuncifîone in fabbato3accioche ° & r o NN iii