N VOVO COMMENT Oét

. DI LVCA
nicno ammazzato il chrifto promeffo àAbra
\ h a m Ma poi che quefto arbore non folamen
v t e non apporté alcuni frutti, ma anchoraim
pediua gli altri arbori,che nô portaflino frut
S ôc eflb Ifrael,non folamente con le fue fee*
' leratezze preuaried nel uerbo del Signore,
* ma anchora perfeguitô il uerbo di Iddio,uc*
* cife i propheti, ÔC gia penfaua dia mmazzare
Chrifto faluatore, allhora finalmente pofe lo
ortolanolafuafcure alla radice dello arbo*
te accioche del tutto lo tagliafle. Et dice Gio
, uanni eflere pofta la feure alla radice, ôc non
; àrami,daltronco, perche gli Ifraeliti furno
fpeflb puniti dal Signore,ôt lafciati,nondime
! -nononeranodifprezzatiin tutto.Salmana*
' zar Re de gli aflyrii conduite in cattiuita die*
•ci tribu del regno d'Ifrael.Ma allhora fi pone
ualafcure folamête àrami dell J
arbore,il qua
,kfe bene era gittato nel fuoeo, nondimeno
jeftaua eflb arbore faluo.Dipoi il Re Nabuç
dnezortrasfen il regno di Iuda in Babilon,
ma, Se per quefta cattiuita folamente furno
mefli alquanti rami nel fuoco,ôc lafeiata la ra
dice à quefto arbore,dalla quale fubito ueni*
=uano ïuori altri ramufcoli,tt hora dice Gio*
'' uânijlafeureeflerepoftaàjeflaradicedell'ar*
4>ore,aceioche felo arbore non apporti frut*
ïo,in modo fiatagliato,che non refti piu aku
na fperanza di falute di quello. Et quello che
minaccia Giouâni,doppo pochi anni in fatti
fu adempiuto,pche i Romani non folamen*
teguaftorno,ôc côculcorno tutta la efteriore
politia de gli Hebrei, ma anchora il Signore
Iddio noftro lafeiô in modo i Iudei, che non
piu fieno popolo d'Iddio,ÔC le genti incircun
cife eleffe nella heredita del Chrifto fuo.
Et domandauonlo le turbe, dicendo, che
adunque faremo? Et rifpondendo dice
loro, chi ha due tonache, ne faccia parteci
pe chi non ha, & chi ha da mangiare, fao
cia il fimigliance.
Et è quefta di Giouanni fanta ammunitione,
che ha molta pieta in fe nel communicare le
riccchezze,ÔC aiutare i poueri.Et è difficile co
fa nella uaria turba de gli huomini dire délia
communione de beni,ôc délie ricchezze,ma >
quefta cofa è certamente difficile, non per la
difficulta dello argumento,perche Toratio*
ne délia uerita,come è femplice,coffi èfacile
ma e difficile per la importunita de glihuo*
mini,perche quello che fi dice à ricchi p am*
munire,ôc ïfegnare,lo pighano i poueri in cô
tumelia de ricchi,ôc quello che fi dice àpoue
r
yo pigliono i ricchi in contumelia de poue
«, Et cofi fpeflb auuiene, che fe fi infegna che
Jpoueri fi debbono aiutare,furge quajche
CAP. III. 140
fpecie di huomini fanatîci, che penfano fta*
tuirfi per quefta dottrina la communita de be
ni. Et per contrario ,fe dirai délia proprieta
de beni alcuna cofa, allhora i ricchi rizzano
gli orecchijôc tutto quello che udirno lo pi*
glionoin fauore délia loro auaritia,per la
quale cofa è diligentemente da uedere, ÔC da
confiderare,che cofa intende Giouanni quan
do dice,chi ha due tonache ne faccia parteci
pe chi non ha ôCc. chi ha da mangiare ,ne fac
ciailfimigliante. Et primieramente è qui da
fapere,che Giouanni per quefte parole, non
ftarui la efterna communione délie cofe co*
me infegnano alcuni nuoui heretici, ôc fedi*>
tiofi, ne leua la ciuile dmifione délie cofe,or*
dinate per publice leggi,perche le ricchezze
ôC le faculta,fe bene alcuna uolta per lo abu*
fo hanno chi ne dica male,nondimeno per fe
fono buone creature,ÔC dono di Iddio, per*
che dice Salomo,la beneditione di Iddio.fa i
ricchi. Et in lob fi dice che il Signore aggiun*
fe tutte le cofe che erano di lob à doppio. Et
à Salomo dice il Signore. Anchora quelle co,
fe che non domandafti ri detti,cioè ricchezze
ÔC gloria,onde fi ha pel teftimonio del uerbo
di Iddio,le ricchezze eflere dono di Iddio.La
intentione adunque di Giouanni e v
qui,chefi
aiuti ilbifognofo pouero nelle fue neceffita,
ilche beniilimo fi puo fare fenza fpartire le fa
culta feco eflendo il fenfo di quefto coman *
damento,che il nudo fi uefta, 8C per quefto fe
alcuno puo ueftireil nudodi altronde che
délie fue uefte, le quali fi ha fatte per fuo ufo,
non è neceflario che gli dia le proprie uefte,
ôC che quelle fpartifca feco. Et il fimile e N
quel
Io,che fi comanda de cibi,perche fe defti al fra
tello aftamato, ô afletato da potere bere, o v
mangiare,ô di quelle cofe che prendi per te,
d délie altre,pure che lo pafca, adempiefti il
comandamento. E' adunq} lo intento di Gio
uanni in quefto pariare, che per tutti i modi
benefichiamo il proffimo,che ha bifogno, d
ueftendo lo ignudo,d pafeendo lo aftamato,
d dando alcun'altro fuflidio,ilche beniffimo
fi puo fare fenza fpartire le faculta tutte di fo
lido. Et fe bene fece mentione délie proprie
uefte,ÔC cibi,fece accioche fappia quanto uo
glia che noi fiamo ï aiuto à proffimi bifogno
fi,i quali anchora délie proprie uefte,ôc cibi,
fe altrimenti nô fi puo, fieno nutriti,ÔC ueftiti.
Et uennono anchora i publicani à battezar
fi, & diffongli • Maeftro che faremo t Et
quello diffe loro.
Sono i publicani,non publici peccatori,co*
me penfano alcuni imperiti,marifcotitori de
publici datii,tributi,ôc cenfi, ôc altre cofe fimi
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