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CDI M AT THEO;- C A P . X. t y
-indegni fi douéuatrasferire aile genti, come deU'huomo,neflurio è chenôlo ù'ppia. Chrî
"jiègliatti Cap.ij.Paulo,ôcBarnabateftificor* ,fto adunque non folamente con le parole,
"no a effi Iùdei. Etlepecorcche perirno délia -ma ôc colfatto,ÔC con certo efperimento,uo*
cafa di Ifrael chiama gli eletti de ludei,ancho lendo infegnare à fuoi Apoftoli quefta ficur*
-raabbandoftati dalla cognitione di Iddio.Et ia,ôc fiducia in Dio padre,come piu altre cofe,
perche erano eletti gli chiamo' pecore,ôc pche comandd che andaffino à predicare l'euangè
anchora ignoriti di lddio,difle pecore perfè. l[o fenza portarfî dietro alcuna cofa pel uitto
, . - y > X> pel ueftiro, non permettendo loro ne oro,
Et andando predicate. dicendo çhe fi e âp* ^ g a r g e n t 0 ) n e d o p p i ueftimenti,ne tafea da
.propmquato il regno de cieh.Sanate gli m p 0rtaruicofe damangiare,ne finalmétemaz*
fermi,fufcitatc i morti, mondate i lebbrofî, 2 a d a difenderfi, perche uolfe che andeffind
cacciateidemoni, . /enza altra cofafuori di quelle del prefentè
jtquiapertamenteapparecheilSignoreuoT
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* pendendoper tuttelecofe dallaproui*
fccheifuoidifcepoliprincipiaftinolaeuan* ^entia del padre.onde foggiugne perche 1 o
gélica predicatione nel medefimo modo,che
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eiîo ôcGiouanni hauienoprincipiata,ôc che ratealpadre,*al padre farala cura che non
normalbifognaua rauuederfi pchefieraap* folamenteuiconferuidaogni mmica perfe*
propinquato il regno de cieli,ôc quefta fu fola *unone,ma anchora abondeuolmenteui pro
mentelafommalilcapodellapredicatione «egga k cofe neceflarie alla uita in modo chê
di GiouannLdi Chrifto,ôc de gli apoftoli,ma è
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bifogno di côfa alcuna ,Et cofi
diligentememe da auuertire,che alcuno non P«: quefto precetto fatrecofit.Pnmieramen
penfi effi hauere predicato quefte foie parole,
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* » difcepoli cofidenti. Seeondanamen
jl regno di Iddio fié appropinquatO,rauuedé
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ogni folleciwdine, accioche
reuifma di qjefte fteffe parole,ôc fomma délia «^affino del tutto al uerbo di Iddio, Tertio
euangelica dottrina, toccata difopra. Et che mfegna a quegli la fua uirtu.
comandaffi infieme per la predicatione del Et in qualunque citta,d caftello uoi entra ^
regno di Iddio, fanare gli infermi, fufdtare î te,cercate chi in quella fia deg no, & qui uî
morti,môdare i lebbrofi,ôc cacciare i demonî ftate infino à rito che uoi ufeiate. Et entrait
faaquelloche fie detto, accioche corf'gran do in cafa,6lutatela,dicendo, pace à quella
portenti fi commendafli quefta dottrina délia f e c e r t a t nente la cafa ne fia degtia, t»
uitaalmodOjôcnonmanconotabilmenteche p a c c uoftra uenea fonradi a uella.
fi fufle cômendata la legge à ludeî,ÔC accioche " & P 4 * >
infieme fi dichiarafli il regno di Chrifto appor Occorre qui a quello che harieno potuto op
tare falure aile anime,ôc parimente à corpi. P
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difcepoli dicédo,tu ci fpigni agli igno
T , . . „.. , . , „ ti priui di tutte le cofe, ôc aggiugnendo che
yoiriceueftiindono,indonodare.Nopor r 0perarioèdegnodelcibofuo,ma in qua*
fediate oro ne argentine rame nelle borle i u n q u e m odo noifareno degni del cibo ha*
uoftre,non la tafea a camino,ne due ton a* uendo àoperare nel regno del padre, chi ci
che,ne calzaméri,ne la mazza.Perche l'ope amminiftrera quello^ à qnefto penfiero adun
raio è degno del cibo fuo, , que rifponde.Io uoglio che uoi andiate i pre
Et uolfe Chrifto che gli Apoftoli fpartiflinp dicare lo euangelio di Iddio fenza cofa alcu*
quefti beneficii à gli huomini, in dono, perche na,ôc nefluno ui offendera, ôc niente ui man*
anchora efli gli hauieno riceuuti in dono, la chera.Perche è uno prouerbio che dice,Pope
quale fententia certatnente ci debbe ammuni rario è degno del cibo fuo,ma uoi opererete
re,che noi nô cerchiamo alcuna cofap noi in al padre, ÔC il padre ui fouuerra del cibo fen*
tutto quello che noi aiutiamo il proffimo,per za. uoftra opera,perche è cofa indegna ; che I
che niente è che auanti non riceueflimo dalla predicatori del regno de cieli fieno occupât!
gratuita bonta di Iddio. Et perche adunque in quefte minute cofe,ma in qualunque citta,
uendereno gli alieni beneficitffono di Iddio o caftello entrerrete ricercate chi in efla fia de
adunque à lddio,ôc non à noifi debbono da gno,ôcin qualunque cafa uoi entrate, primie
re,il quale ce ne rendera de gli altri maggiori. ramente dite,pace à quefta cafa, ÔC fe quiui fa*
Etauuegnache ogni Chriftiano debbacom* ra figliuolo di pace,cioèpadredifamiglia de
rnendare alf ottimo padre tutta la cura délia gno délia pace euangelica, fi pofera fopra
uita prefente,à quello maflîmamente è necef* qllo la pace uoftra,la quale apportate,ôCco*î
fario qfto, che come duce de gli altrichriftia me quefto taie riceuera auidiffimamente la pas
ni debbe annûtiare il regno di Iddio.Et quan* rola uoftra cofi uoi miniftri nella parola a
fomale uolentieri pofla fare quefto l'anima quello,riceuera nelle bracciafue,ôc non gli f*