N VOVO COMMENT Oét

NELLO EVANGELIO
male.mentre che Chrifto comanda agli apo* caduca glorijche è congiantaalla fupctoi, ftoli,che raccolghino i pezzi,acciochehon fi « fafto fi dehbe uggire come acerbo nimicô
perdis ï modo che fericeueftimaggioririç ÔC abbracciare 1 humilta cedendo l'unoallo
chezzedi quello cherichiedela cala tua,ri* altro Etprecipuamemçdimoftra,cheiminj*
cordati di conferuarle, non accioche ti fac* ftri del uerbo per modo alcuno non fi debbo
cia thefori in terra,doue corrompono la rug no impacciare dello impeno del mondo,** ,
gine ôc la tignuola,ôc doue i Iadri paffono, ÔC conofcerfi miniftri dello euangelio, se Àmj ?
rubano ne accioche difiipi,ôc fpenda in ca«i niftri nelladignita dei mondo CQnftiruiti,Uw
uo ufo feruédo alla uolurta,alla crapula,alla fciare l'uficiQ loro,
ebrieta, ôc allo abufo del uitto,ôc del ueftito,
ma accioche le difpenfi fra poueri neitempo
opporwno, Et quello che Giefu difle rate
che fi aflettino a menfa,fu come fe diceffi a di
E t ejf e n d ofi fatto fera,difcefano i difeepoli
f u o i ^ m A K ) S c f ai i t i f o p r a u n a n a u ç ^ * ;
n Q d i ^ ^ m a r ç i n C a p e r n a u #
ïcepoli3per quello che difle Philippo, ôc An*
drea,d tardi à itendere le forze mie, ôc à corn
prendere chi parla cpn uoi, fate affettare gli
Hauendo cofi miracolofamente fatto uno fe gno,il falire del Saluatore nel monte da prin cipio aU?altro fegno,ôc proccede,come è feri
huomini alla menfa, accioche ueggiate con to,da uirtu in uirtu,U Saluatore noftro Chri*
quale miracolo io fatiero quegli che uoi dite
chedugento danaridipane non bafterieno.
itorGiefu,perche per tutti i modi uoleua forti
fkarelamentedegli apoftoli neila fede,per*
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Queglihuomini adunque hauendo ueduto
che fegno Giefu haueua fatto.diceuano.
che hauendo à eflere dottori del mondo âc
l u m l d i u e l l o d i n e c e f f i t a c o n f o ] i
{ * d o„ r> n a d e ^ h ^ | ^
Perche quefto eueramente quel propheta ^arç gii altri.
che ha à uenire nel mondo, *
Marauiglionfi della nouita del fegno quegli
i a fî
Et g cra fatpô ofeuro, & Giefu non era
che penfauano che quefte cofe folaméte con
u e n u c o
a qucgli,& il mare gonfiaua ioffii.
ueniffino à Iddio,ôc fentiuano bene di Chri* do gran uento, Hauendo adunque remegfto
,quello ammirando come figliuoîo di Id giato quafi uenticinque 6 trenta ftadi, uegdio,
ma gli impii Hierofolymitani commof* gono Giefu,che andaua fopra il mare, ùC
fi dalla inuidia penfauano di lapidare Giefu, appropinquauanfi alla naue,et temerno.Et
quanto piu miracoli faceua. Ma quefti fatti tjuello dice loro.Io fono non temiate.
migliori dal fegno fermamétecredanOjôCpre •
dicanlo eflere quello,che fi fcriueua hauere à P« d
J uin
» prouidentia, ôc difpenfatione fu
uenire nel mondo Meffia à faîuarlo. fatto,che la naue ueniili m pericolo nel mez
Gielu adunque
e i laueuano a u— — v 1VJ d J m a w o a c c l o c r i e r ui U n o coniueiu piU faceffino Re,fe ne ando dl nuouo effo folo arditamente inuoeare il Saluatore,gche que* nel m onte. & Q m a I e fî agg i Ug n e u a } c n e chriito non era
Fu certo laudabile la fententia di quegli iqua prefente,ôc affente Chrifto, niente è fe nô mr
li penforno douerfi degnamente conferire à bamento, 05
Chrifto prefente fi fedaogni mo
Chrifto,quello che appreffo agli huomini è to.Etimpariamo per quefto efemplo àïuoca
di fommo honore,perche niente altro fignifi
r e
* d c u 0
in ogni anguftia,ÔC tribulatione,& do
ca quefta offerta del regno,che la loro buona
a i u
mandare W da effo.Ne èpiu prefenteChri
opinione di Chrifto,ma Chrifto fuggendo la
i n c u n o
^° ^ luogo, cne
quando noi fiamo
gloria,ôc regno del mondo, ci è efemplo .ôc abbandonati da ogni humano aiuto, perche
infegnaci in fatto effere piecciole quefte cofe amjegna che cofi grauemente ueniffino in pe
che fi ftimano grandi in quefta uita, perche la ricolo,fopraftette il defiderato Chrifto. Et lo
gloria ÔC l'honore del mondo fi debbe fuggi ftuporc accrefee il timoré, infino à che il Si*
re da quegli,che uogliano confeguire la glo* gnore dice,io fono non uogliate temere.Qui
ria di Iddio. Non percio dico,che quegli che fubito diuiçne uano ogni timore,ôc ogni per
fono conftiruti ne fommi magiftrati,d regni turbatione. Sopportiamo adunque patiente
gli debbino lafciare,ne obedire alla loro uo mente tutte le tentationi, ne temiamo fe ue*
catione,ma non glj hauendo, non gli cerca* deffimp per tutto pieno di pericoli, anchora
re,ôc hauendogli, pbedire alla fua uoeatione che ci paia nenire tardi Chrifto, perche co'
niente inalzati pereffi,mainquanto allaglo* minciando le auuerfita,fuole fubito uenire la
m mie corne fe nô gli haueffino, Adunœ la gratis di Chrifto.ma poi che il terrore crebbe
ÔC appare