N VOVO COMMENT Oét

NEttO EVANGELIO
ra lo fpirito fanto,accioche intendiate l'euan fe loro vdoue é la fede Uoftra f Et fpaurïtî fi
gelio,ne ui fi lafciera il uoftro minifterio, ne marauigliorno,dicendo fra loro,chi p enfi
fe alcuni altri beni harete, ôc di qui feguita, che fia quefto f Perche a uenti anchora, &
che i ueri credentihanno il uerbo, Se non gli à l'acqua comanda,& obedifcongli.
hypocriti,benche paino hauerlo. In quegli D i m o f t m c h r i f t o m q u e f î o mj r a c oi 0 I a
fempre opéra lo fpiritofanto,maggiore inte fta d c U a f u a o n n i p o t e n t i a l a I e h a
ligentia di uerita, ÔC amore, & cofi fi da a quel t m t e k c r e a m r e j n d d o & m t e„ fc
lo che ha,ma da quefti cioe hypocriti, fono Q a p p a r t i e n e a l l a apparentia efteriore
tolte quelle cofe che paiono hauere perche ^ n n e m fto m Q n d o g r a n d e m e n t e h »
fe alcune buone operationi apparfono mai , e n i e n t e ^ponâdo di humana, ne di diuina
effere in effi, finalmente perderanno quelle œ a i e f t a n o n d i m e no perche era uero Meffia
con taie opinione, 8c uerranno in perpétua & onnipotente figIiaclo ddIo onnipoteiS
gloria de credenti,Sc in loro utilita, I d d i Q ? f u n e c e f l a r i o che fi manifeftaffe l am.
Et uennono à quello la madre,& i frategli ^
d i l l a
onnipotentia fua al mondo,acci0 fuoi,& non poreuano condurfi a lui per la
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inuitaffino gli huommi a credere in effo
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- - - • - ÔC a confeguire la falute^ per effo. Manifefto
trina
i quali
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""*o/-"i'~"dendo
diffe loro. La madré mia, &, miei
confermo la dottrina iua,8e auuegna che tut
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^. m j r a c o l i p r e d p u a m e n r e t e n d i n 0 j ft
frategli fono quegh,che odano la parola di chefienoteftimoni della maiefta diChriflo
Pio,& fanno quella. nôdimeno quefto miracolo, perilquale Chri
Noi leggiamo Chrifto fempre effere ftato aï *° V mà 1
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P e f t a **?«e, B»n
quâto afpronel parlare uerfo i fuoi parenti, démente confermo lamaiefta della potentia
d altri fimili,ma nelle rifpofte del uerbo di Id ^ , P ^ fe il mare, Se i uen ti a i quali neffu
dio,SCdell'ôpera, alla quale era ftato manda J° Jiomo domina,obedifchino alla parola
to,cioè della noftra redétione dimoftrd fom ^Signore chi non harebbe giudicato effo
mo affetto,accioche ci ammaeftri,che tutte le f ffer
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5 f 5,°»* , u r a l e I d d l 0
> c r e a t o r e d d Cle
cofe debbono cedere al uerbo,ÔC uolonta di l0
> K d e i l a t e r r a
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IddiOjCertamente quello èmaladetto, che fa — . « J„/- J
Topera di iddio âudolentemente, perche E c
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u f f «fi!? 11
l'opéra di Iddio è tutto quelIo,che effo uuo*
.?. ^ Gadareni,
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« ^ mcontro di Gaîilea,& fmomato
le. Et finalmente Chrifto non hebbe alcuno
a t e r r a
> f e h f e c e
g mcontto un certo hua
affetto di carne,ne lo dimoftrd, accioche fap de la citta çhe haueua i demoni gia mol
piamo,che qllo che ha alcuno affetto di car i to tempo, & non fi ueftiua di ueftimento,
ne,non potramai finceramente annuntiare, ne habitaua in cafa, ma ne monumenti,&
ne adempiere l'opéra, cioè la uolonta dild* hauendo quefto ueduto Giefu, &gridato
dio,perche lo affetto della carne,ôc lo fpirito fe gli gîttd auanti, ÔC con gran uoce diffe,
fra loro fi oppugnano. Et quello che aggiun che ho io à fare teco Giefu, figliuolo di
fe,la madré mia,8c i frategli miei ôcc.dimoftra Dio altiffimo t Io ti priego che tu non mi
apertamente,che quegli fono ueri fuoi paren tormenti, perche comandaua à lo fpirito
ti,uen frateglii,ôc forelle, che non fono fola* i m m o ndo che ufciflê daU'huomo, perche
mente fecondo la carne, ma fecondo lo fpi* p e r m o l r i t e j r h a U e u a t e n u t o, E t e r a fe,
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bef âadâo°
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-g"» con le catene, & guardato coceppi3et •' •" rotti i legami era traportato dal demonio
Et fu in uno de giorni,et effo faîi fopra una în luoghi deferti. Et domandollo Giefu,di
naue ,& i difeepoli fuoi, & diffe à quegli, cendo,che nome è il tuof Et quello diffe le
trapafliamo di la à 1 altra .ripa 'del lago, 6ç gione,perche in lui entrorno molri demo,
partironfî, & nauigando quegli, fi addor, ni, & richiedeuonlo che non comandaffe
mentdi& uenne una procella di uento nel loro che andaffino nello abyffo. Et era qui
lago,& riempieuanfi, & ftauano in perico ui un gregge di molti porci che pafeeuano
lo,& accoftatifi Io deftornp dicendo. Pre> nel monte, & pregauanîo che permetteffe
cettorç,precettore,noi periamo. Et quello loro entrare in quegli, Se permçffelo loro,
defto,fgndo il uento,& la tempefta dell'ac ,& ufeiti i demoni dall'huomo entrorno
qua,& çefforrio,& fecefi friquillita, & dif pe porci,& cpn empito fi gettd il gregge
pel precipitio