N VOVO COMMENT Oét

chas perche fî hauefli prefa tanta autorita. Se
haueffi detto come difle, haueua Caiphas
ouello che uoleua arguédolo degno di mor
te facendofi figliuolo di lddio. Et gia non po
teûa negare Chrifto,perche uenne nel mon*
do accioche fi faceffe manifefto primieramen
te alfrael,dipoi à tutte le genti difperfe per lo
uniuerfo,perche queftojieniua in gloria del
padre,ôC in falute de gli huomini,perilche in*
genuamenterifpondeil Signore.
Et Giefu diffe,io fono. Et uedrete il figliuo
lodeU'huomo ledendo dalle deftre della
uirtu 3& uenendo nelle nugoledel cielo.
Non curd qui Chrifto che non gli credeffi*
no affërmando di eflere figliuolo dello altiffî
mo' ôc dimoftrd, che la uerita non fi debbe
mai'occultare.Et larifpofta di Chrifto è dalla
fuadignita,cioèchefia Chrifto figliuolo del
lo lddio benedetto,5c quello che dipoi fog*
giugne,ècomefedica,uoi difprezzate me et
quelle cofe,che io dico,ma non molto 'dipoi
conofceretechericeuutoin cielo feggo alla
deftra del padre, ÔC di la regno pigliando la
forza il regno mio,non folamente contro al
uoftro uoiere,ma refiftendo tutto il niondo,
Etmandero anchora lo fpirito fanto à difee*
poli mieijjl quale infegnera à quegli ogni ue*
rita,la quale côfefleranno liberamente auan*
ti àuoi,non fenza uoftro ftupore,faranno art
chora miracoli per il nome mio, cioè per la
miauirtu.Et finalmente nel fecondo auuen*
to uedrete me cheuerro cô gran gloria, con
gli angeli fanti nèfle nugole del çielo à giudi
care i uiui ôc i morti-Et quefte parole ufô il Si*
gnore auanti all'impio côrilio,accioche ueg
gendo quelle cofe,che doppo larefurrettio*
ne,ÔCilfalirefuoincielofurno fatte fuffino
conftretti à confeflare appreflb di fe', Giefu ef
fere Chrifto,benche non fuffino' per credere
in quello per la induratione". Vdite adunque
quelle cofe che haueua dette il fignore,il foni
mo pontefice fi ftraccia la uefte effendo que*
fta uera hypocrefia nel fommo facerdote per
laquale uolfe prouoeare gli altri côtro à Chri
fto,ôc coprire la fua impieta,come con man*
tello,ôc fpecie di pieta. .
Et il fommo iacerdote,ftracciate le fue ue>
ue dice che bifogno hahbiamo noi piu di
teftimoniofVoi hauete udita la beftemmia
che cofa ui pare 11 quali tutti lo condanor
no che meritalTe la morte.
Et cofifisforzacon Io ftracciare della uefte
aeteftare la indegnita della beftemmia ,co*
m e fe
-S u
" Wffç il nome di lddio tanto à cuore,
che nonpoteffifopportare che fufle offefo,
DI MARCO CAP. XV. 121
maligno Pôtefice,nimicodi lddio,'5C di ognî
giuftitia,ôc cofi muoue gli altri con tali gefti
di ftracciare le uefte,ôC con le parole, accio*
chedieno fententia, Chrifto douere morire,
ÔC cofi tutti moflï dalla fua autorita cqndan*
norno GiefUjdimoftrandofi qui la potentia,
ÔCefficacia della impieta,coperta dalla hypo
crefia,ôc fpecie di pieta.,
Etcerti cominciorno àfputare in quello,
ÔC coprire la faccia fua, & percuoterlo con
le gotate,& dirgli propheteza, ÔC i miniftri
Jopercoteuanoconleceffate.. ,
Et cofi come fi fuffe fatta feueraméte la côdan
natione,certi cominciorno à fputarein quel
lo.Et perche fu fatto çofiYNefluno infuria co
fi contro a ladri,agli aflaffini, ÔC à predatorî,
piu tofto fi muouano gli huomini à" mifericor
dia,ôc uorrebbono che i peccati non fi fufli*
no commeffi.Er qui operano tanto arrogan*
temente, tanto odiofamente, tanto crudel?
mente,che ciafcuno fipotrebbe msrauiglia*
re d'onde fufle la caufa di tanta crudelra.Io
in quefto diro quello che me ne paia, il giudi
cio rimettendo à chi legge dello approuare.
Volfe quel padre celefte,che il fuo figliuolo
unigenito fuffi cofi difprezzato, cofi percof*
fo,non folamente qui,ma per tutta la fua paf
fione,acciochenoi intendendo la colpa, per
la quale eflb pati quefte cofe, ci guardaflimo
maggiormente da peccati, ôç maggiormente
amaffimo effo,SC quello che per noi fu fcher*
nito,fputacchiato,percoflb,ÔC crocififlb, per
che quello che non muouono -quefte cofe,
che cofa mouera à conofeere lddio i Dipoi
per quanto appartiene à Iudei, in modo non
fopporta di eflere difprezzata la hypocrefia,
che contro à nefluno génère di huomini fia*
gitjofi cofi incrudelifea,"come contro à fuoi
difprezzatori,come quegli i quali non penfi
effere manço abominabili à lddio,hara adun
que qualche mifericordia di uno ladro, ÔC
rompitore di ftrade,ma non hara mifericor*
dia di chi difprezza lafua giuftitia, ÔC predica
per niente il bene della carne.
Et eflendo Pietro nel cortile difôtto,uiene
una délie ancille del fommo facerdote, ÔC
ueggendo Pietro che fi fcaldaua,guardatolo
dice> Et tu eri con Giefu nazareno . Et
quello negd dicendo. Noi conofco, ne fo
quello che tu dica. Et ufci fuori, auanti al
cortile,& il gallo cantd,& una ancilla, hauendolo
ueduto,di nuouo comincid à dire
à circunftanti,quefto è di quegli.Et quel
lo di nuouo negaua.Et doppo poco di nuo
uo qgli che ftauano la,diceuano à iPetro.
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