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* NELLO EV ANGELIO
Hrcla gloirià fua,& cofi dichiari la bonta,men
tre che per quefto modo perle cofe inferme
del mondo confonde le forti. Et per quefto
anchora dichiardlainfinita mifericordia fua
nel génère humano al quale quiui fpecialmé
teinftitui foccorrere doue piu erafotto la ty*
rannide di Satan.Et finalmente dalle gran cit
lapiucommodamentefemprefeorre il uer*
bo agli altri.
Accioche fi adempiefle quello che fi è det.
to per Efaia propheta,dicente.Terra di Ze^
bulon,& di Neptali alla uia del mate, di la
dal Giordano Galilea délie genti, popolo
che fi ftaua nelle ténèbre, uidde gran luce,
& à quegl i che fedeuano nella regione, 8C
ombra délia m orre,nacque loro la luce.
Et quefto IUogo'addufle lo Euâgelifta fpecial
mente,perche ha.Et il popolo che caminaua
nelle tenehre,ÔC in oltre,perche nominatamé
te fece mentione délia regione di Zebulon,ôC
& di Neptalim,ôc di Galilea, perche allude à
quella falute che fu fatta à quefte terre al tem
po chelo Aflyrid haueua menateîn cattiuita
le diecitribu,onde il popolo di Ierufalem, ôc
di Iuda era in eftremo p ericolo, ôc per que* -
fto quaiî in efle ténèbre délia morte, ôc terra
di ombra di morte,cioè appreflb agli inferi,fï
gnificando per quefte cofe,îl grauiffimo afie*
dio,per il qnale furno oppreflati ilerofolimi
tani da Sancherib,onde prediffe loro Efaia^
intantamiferia che uedrebbono gran luce,
predicendo qlla loro ammirâda liberatione,
quâdo il Signore in una notte percoffe nello
efercito de gli AfTyrii cento ottànta cinque mi
la .Ma corne quefta falute fatta al popolo lu*
daico,fu una certa figura délia redétione fat*
ta per Chrifto,cofî accômodatamente fi è ad*
dotto il çrefente uaticinio délia luce di Chri
fto data a perduti mortali.Et corne quella pri
mieramente fi comincid a fpargiere appreflb
de Galilei, è parfo allo Euangelifta addurre
cofi roraculo,accioche cofi alludédo da quel
lo diceffe quefto fteffo. Ne anchora è qui da
pterire,che i Galilei, bêche fuffino Iudei,ÔC ol
tra allume délia ragione^haueffino anchora
la iampade délia legge,ôc de Propheti, nondi
meno fono addotti dallo Euangelifta di haue
re feduto nelle ténèbre,ôc ombra délia morte
auâti al pdicato euâgeIio,eflendo anchora effi
ferui del peccato.Et cofi per qfto luogo ci è in
fegnato l'huma tta ragione effere ihtanto cie*
ea,ôclalettera délia legge,ôc de Propheti uc*
cidere,che la fia chiamata ombra di morteinfï
no che peî dono di Chrifto fiamo renouati
per la fede dello euangelio, ôc allhota final*
mente conicoperta faccia,alla medefima im
gine da gloriain glbria-, come dallo fpirito*
del Signore,perche auanti al creduto euangelio,ôcafflato
del diuino fpirito fiamo anima*,
li,ôc nonpoffiamo comprendere quelle cofe
che fono di Iddio.Et ténèbre fono, ôc ombre
di morte,ogni fapientia, ôc giuftitia, la quale
habbiamo fenza lo fpirito di lddio. !
Et da quel tempo indietro comincid à pre
dicare Ciefu,& dire. Rauuedereu i tperche,
fi èappropinquato il regno de cieli. t
Con le medefime parole poco auanti haueua
predicato Giouanni ÔC di fotto leggereno i di *
feepoli hauere àpredicare le medefime 'cote?
Era uenuto il reguo de cieli, ôc il tempo che'
fidoueuareuelarelafalute,onde fu conuenf
ente che da Giouanni,ÔC da Chrifto, ÔC da tut»
ti i fuoi difeepoli fuffi annuutiato al mondo'
col medefimo parlare,perche non fi potette
megliopredicarealcunacofa péril che non
è marauiglia fe il medefimo fpirito in tutti par'
iâdo hàbbia ufato le medefime parole. Et uol
fe Chrifto prouoeare i peccatoriàquel rauederlî
che non tanto fuffe con dolore de pec*.
cati che fi erano commeffi,quanto con gran*
diffimo gaudio per la gratia che uolontaria**
méte fi ofteriua,«nde foggiugne la caufa per*
ché fi doueffino rauuedere,pchefi appropinqud
il regno de cieli,cioè il tempo délia gra
tia,ÔC délia propitiatione come fe dicefle.Ho*!
ra finalmente ritornate nella uia, ÔC lafeiate f
uoftripraui ftudii,perthe foprafta il regno'
délia gratia,ÔC uiene quello che chiama i pec
catori,ôcnô i giufti,ôcchiamagli accioche di
uenghino figliuoli di Id3io,ôc heredi de cieli.
Et è da notare che non difle fi è appropinqua
tô il regno de Cheneahanei, d Iebufei ma il re
gno de cieli,perche la legge prometteua benî
temporali ma il Signore,celcfti ôc diuini.
Et andando Giefu appreflo al mare di GalL
lea,uidde duoi frategli ', Simone, il quale fi
chiama Pietro & Andréa fuo fratello,i qua
li gittauano la rete nel mare, impero che
erano pefcatori,& difle loro,uenite dietro
à me,& fa rouui pefeatori di huominu
Et quefto mareèun lago nel quale mette il
fiume del Giordano,ôc è da auuertjre che quâ
do i laghi per la grandezza hanno fpecie di
mare, fono nella ferittura chiamati mari. Et
preflb à quefto lago,che chiama mare uidde
i duoi frategli,Pietro,ôc Andréa. Et quefti pri
mi furno chiamati,accioche feguitaffino il Si
gnore.Etcofipefcatorijôcidioti appreflb al
mondo fono mandari'apredicare, accioche
la fede de credenti non fi penfafli non fi fare
perlauirtudilddiQjmaper la eloquentia 3C
dottrina.