N VOVO COMMENT Oét

fattione,i quali fî uedranno effere (îati amariffi
mijôCgrauiffimi, fe fi leggeranno le Hiftorie
di que rempi,ôc maffîmamente lofepho de bel
lo Iudaico. Et quando dice. •
Ma anchora non è il fine, perche Purgera
gente contra gente,& regno contra regno
& faranno peftilentie,& fami, ôC terremoti
per luoghi.Et tutte quefte cofe fonoprin
cipio di dolori.
Taie parlare ha qfto fenfo,uoi udirete romo
ri di guerre,ÔC nafcere guerre in molti luoghi
non ui fpauentiate di quefto, ne con minore
animo foftenete il uerbo mio predicandolo
agli elettijperche bifogna che fi faccia f una,
ôc l'altra cofa,cioè che crefca il mio regno,ôe
quefta gente fia efterminata con ineffabili ma
li. Et non folamente non ui douete fpauenta
re,cominciandoquefti mali,ma perferuar*
ui à maggiori,ÔC piu graui,perche fcorrédo i
romori della guerra, ôcper tutto principii di
guerra,nô fara il fine ne di quefta gente,ne di
quefta citta, ôc molto manco del mondo.Fra
poco uedrete leuarfi gente contro à gente,ôc
muouerfi tutte le cofe, ôc oltre à quefte cofe
ôc le altre uendette di Iddio, famé, pefte ,ter*
remoti, uarii fpauenti, ôc gran fegni dal cie*
lo fopraftare,ÔC incrudelire.Et ne anchora co
fi il fine,anzi fono quefti principii di dolori, i
quali efperimenta quefto popolo, ma fe uoi
penderete da me niente ui offenderanno tut*
te quefte cofe, per quefto io ui comando che
da quefto nôui turbiate,perchebifogna,che
cofi fi faccia,cofimerito laimpietadi quefto
popolo,côfidate uoi i quali abbracciafti per
Saluatore me,ilquale quefti recuforno, fola*
mente non uogliate partirui da me, ôc efperi
mentate me Saluatore.
Allhora daranno uoi nella tribuIatione,&
ucaderannoui,&farete in odio à tuttele
genti pel nome mio.
Quefta è la terza cofa doppo la guerra,fame,
ôc peftilentia,che rifpondendo predice à di *
fcepoli,auuëgna che effi lo domandaffîno di
altre cofe. Elli domandorno del regno della
gloria,ôcpredicefiloro,doppoi pericoli de.
falfi propheti, doppo la commune calamita
della gente ludaica,dalla quale anchora loro
hauieno'àeflerejfe non oftefi, al manco efer
citati,doppo le perfequtioni,croce,ignomi*
nia, ôc oltre à quefti graui fcandoli di molti
mancanti dellariceuuta uerita, ôc finalmente
doppo i pericoli de falfi propheti,ÔC apoftoli,
perche predice hauere à effere condotti in af
flittione, hauere à effere uccifi, ÔC à uenire in
odio à tutte le genti per il nome mio.
DI MATTHEO CAP. XXIIIL 70
Et allhora molti fi fcandalezeranno, & l'uno
fcambieuolméte tradira l'alcro,oc fcam
bieuolmente fi haranno in odio. Et furge.
ranno molti falfi propheti, ôC inganneran>
no molti.
Anchora da quefta auuerfita hauieno à effere
efercitati i difcepoli,la quale fpeflb da piu dâ *
no,che effa perfequtione,come anchorae
molto piu graue partirfi dal riceuuto euange
lio,che non lo hauere mai riceuuto, ma p er *
che fpeflb buonaparte dello euangelico fe*
mecade in terra petrofa, cioè in cuori non
uolti alla pieta dello fpirito di Iddio,è neceffa
rio anchora fempre hauere à effere di quegli,
i quali la tempefta della perfequtione ftorca
dal regno di Chrifto.Adunque accioche non
fi turbaffino fopra modoi pii,mancando af*
fai, per effere fempre picciolo il numéro de
gli eletti, uolfe anchora ammunire di quefti,
perche non folamére hauieno à mancare mol
ti fcandalezati,cioè fprccati dallo euangelio,
per la croce,ÔC perfequtione,ma anchora de
frategli ne hauieno è effere nimici, ilche efpe
rimentd effo Paulojcome effo fi ramarica ne!
la epiftola pofterioreà Timotheo nel primo
& ultime Cap.
Et perche abondera la ini quïta,fï ag ghiao
ciera la charita di moltù
Cioè abondera quella prauita di natura, per
la quale gli huomini fono ftudiofi di fe fteffî,
alieni da ogni beneficentia uerfo gli altri, la
quale abbondando,è neceffario certamente
raffredare la charita laquale,effere raffredda*
ta à quel tempo non ofeuramente anchora
dimoftra Paulo. Cofi adunque i difeepoli, ôc
dentro, ôcfuori hauieno à patire moite cofe
auuerfe,ôc trifte, nondimeno hauieno a fupe
rare tutte le cofe, tutti quegli che con folida
fede nel Signore perfeueraffino infino al fine,
onde à tutte quefte cofe foggiugne.
Ma quello che perfeuerera infino al fine,
quefto fara faluo.
Cioè benche fi eferciti la crudele perfequtio *
ne de nimici,ÔC il graue feandolo de ribellan
ti,attenui la forza dello animo,ôclainfidiofa
impoftura de falfi propheti oppugni la fede,
ÔC la moleftia de^frigidi frategli, la«iniquita, la
negligentia della fede,debilitino laprontez*
za,ôc aIacrita,non fi debbe reftare di perfeue*
rare infino al fine.
Et predicheraflî quefto euâgelio del regno
nello uniuerfb mondo, in teftimonio à tut
te le genti,et allhora uerra la côfumationc