N VOVO COMMENT Oét

NELLO. JEVANGELIO
Iodihuomo,ma"K quello che ha potefta di
rimetterc i peccati, che è effere lddio come
uoi medefimi dite,che neffuno puo dunette*
re i peccati fenon folo lddio
poli fu oi. Per quai cagione mangïa il mae
ftro uofl: ro co publicani,& co peccatori*..
»vi tv^«.v
Et qui fi uede che quefto è il proprio délia hu
mana giuftitia,che effendo tutta quella fintio
Et leuatofi andonne in cafa fua. Et le turbe ne,nondimeno comparatiue di fe difprezi,
che uiddono fi marauigliorno , & glonfi, fie giudica tutte le cofe. Et parimente fi uedc como lddio ' che haueife data tal potefta anchora,come fia timida,i mifen non hanno
vu • i ardire diammunire il Signore in prefentia 1
agli&uomim. ^ certamente confapeuoli delà loro maliuo*'
Stupiuanoletarbein tanti fegni côfeffando
in effi che la uirtu di lddio operaua nel Signo
ientia,perla quale incrudeliuano appreflb à
difcepoli,&taffauano il Signore.
re doue fi uede che fempre i femplici fono
piu pronti à côfeffare la gloria di lddio,5c da*
relaude à quello nelle opère fue, che quegli
che fono gonfiati dalle humane dottrine, Si
fA a Giefu hauendo udito, difie loro. I (à
ni n on hanno bifogno di medico, ma gU
ammalari.
conftitutioni délie quali fogliano fempre glo Et rifpondendo tanto piaceuolmenteagli im
tiarfi gli Hypocriti, quali erano gli Scribi, pii detrattori,fa che da effo impariamo primie
ôcPharifei. ' ,
ramentela manfuetudine,dipoi quanto ci fia
Et paffando Giefu p îa,uidde uno huomo, lecito conuerfare co peccatori, cioè quan*
che fedeua al banco chiamato Mattheo. Et
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e c i t o
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n o f t r
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pr/fentiamedi*
dicegli, feguitami, Et eflbrizatofi lo fegui careaUelo.romalattie,perchei fanabilipecca
td. Et fu effendo quello à menfa in cafa. Er jondebbono effere ammunituPer a quale co
ecco molti publicani, & peccatoriuenu, ***** peccatori, ôc pighare ilcibo cou
" \ r f~" r,* i o lorononeperfemalejnafifamale fedaque
n fi metteuano a menfa con Giefu ; ôt co f t 0 ^
F
p e n f a n 0 j C h e d a\ e fien0 a p p r o u a r i? l o
luoi duce poli, . ^ ropecçatijbcheuegghinochetuaccôfentià
Marco chiamd Mattheo leui di AIpheo,effen. quegli,d con la loro conragione contamini*
do ftato fempre côfueto quegli huomini effe no te d altri.Et per quefta caufa comanda Pau
reftati chiamati per piudiunonome,mache» locheiChriftianinonmangiono con quefti,
quefto da perfe fi chiamaffe pel piu uulgato i quali chjamandofi frategli fono adulteri,aua
a baftanza dimoftra hauere hauuto animo di ri,d çultori di fimulachri,d ebrii, d rapaci. ;
predicarelabenignita di Chtifto uerfo di fe ^ a n d a t e,&imparate quello, che è.Iouo
f ^ ^ ^ J ^ ^ ^ f * ^ glio mifericordi a,&nonfacrificio»
to infieme inahimarç noi à fperare la gratia
délie cofe commeffe,da quefto clementiffimo
Signore,effendo quanto fi uoglia peccatori,
d accioche noi ueggiamo in effo che il Signo
re nô fi oppone à peccatori, in modo che di
Cioè uoi Pharifei adulate i facerdoti ÔC fauo*
rite la caufa loro tendendo à quefto, che gli
huomini offenfchinoaffai,ôcper quelle cofè
promettete il cielo a mortali, collocando in
effi fece anchora apoftoli délia fua gratia ÔC ^aco&Uaflb'luù^
precipuijôCnotabilieuangelifti.Etquifi uede nn^iw.^^^/or,,,.
quelle.cofe che dice Ofea,che lddio, reeufatii
anchora la uirtu del uoeâte, che opéra in mo
facrificii,ôcgli holocaufti, richiede la miferi?
do nel chiamato che fenza altra confideratio
,cordia,ÔC la beneficentia, ôç la innocentia del
ne lo fegùita,niente ftimando gli humani péri i a U l i a f t f a u q c n e U | c > c Q
la uita.'Et auuegna che Ofea infegni qfte cofe,
cou che gh potneno accadere da princip, Er p c h e h a u e t e q o i a r d l f e d i m j f * J ffl »
Mattheo honorato dalla entra a di Chrifto Et cofi benjffimorimette qui al luogo di Ofea
nelh,çafafua,chiamotuttnpubhcani,cheera perche quiuileggiamoprimieramlntedoler
nodeila medehma arte,ch.amandofi publica* -fi a P r o p h e t a eg r e perifa n d l o d l ^
ni,queghçhefimefcolanodepubhcinegotn, < - *- — r
i quali con difficulté fi poflbno trattare fenza
peccato,ôc fu quefto accomodatd prefagio,
che quello che haueua à effere apoftolo", ôc
dottore dellç genti,nella prima fua conuerfio
ne tiraffi dietro à fe alla falute gran gregge di
peccanti, accioche faceffe quello con lo efem
plo che doueua fare con la parola.*
el,con la fede infieme tutta rhumanita,ôe * be* .
neuolentja,dipoi fecondo la fua ufanza, con
folaua glieletti,Scpredice,che jn brieuepe*
Chrifto fi haueua à reftituire la fede, ÔC la chai
rita ,commodamente adunque rifpofe à lu*
dei., curiofipiu che il giufto nelle cpfeefte*
riorî, Ôc negligenti nella fplida giuftitia, mo*
ftrando loro quello che richiede lddio d*
Et ueduto quefto i pha rifei,diffono à difèep noi,raiferiçprdia piu che fa,crificio,cioè la ch*
rua