N VOVO COMMENT Oét

DI MARCO CAP. IX. 10 j
fufcitare, perche corne harienointefo di que f ua benignita à adoperar qgli nel nome fuo.
ftanonpotendocapire dello uccidere^ Et
ueggiamo di nuouo effere gradi nella fede «
Mon dubitauano i difeepoli che Chrifto fuf*
Et prefo un fanciullo lo pofe nel mezzo di
qgli,ec hauédolo prefb Ï braccio.DIFÎÈ loro,.
fe figliuoîo di Iddio uiuo,ma nôdimeno non £tcon lo efemplo del fanciullo dichiara chri
efeono fubito alla altezza di quelle cofe, che fto quale fia il fuo regno,& quali fienoi fud*
fono confuete à effa. Sapendo quefto Giefu, diti nel fuo regno. Il regno di Chrifto adun*
fcéche gli riprendeffe per la incredulita, non =que è tale,che confifte nella eftrema humilta,
dimeno non gli fprezzç» tirandogli apoco a & uficio uerfo di tutti,nel quale non è alcu^
poco à cofe piu note. Adunque quegli à qua na prerogatiua,neffuna preheminentia, nef*
li dette Iddio maggiore, & piu forte fede che funa ecçcllentïa, neffuna dignita diperfone
agli altri,habbino perfeufati gli imbecilli, an "uerfo glî aItri,NEFFUNO rifpetto di circunftan"
zi gli abbraccino ôc fauorifchino infino à che tie,8C nel quale non bifogna guardare,D co*
anchora qfli poffino totcare i piu alti gradi. nofeere in noi cofa alcuna di GRANDE allo
Et uenne in Capernau, Et effendo uenuta
in cafa, domandô quegli, che colà difputam
fra uoi pel camminc' Ma quegli ftecto.
no cheti,perche fra loro hauieno difputa*
efemplo diuno fanciullo. I fudditi anchora
fono nel regno di Chrifto grandemenre di*
fprezzati dal mondo, I quali fi fanno rutte le
cofe àtutti,feruono à tutti, & obedifeano, i
«jualinoncercanoprerogatiua fopra gli al2
to pel cammino chi fuITe maggiore. Et ef- tri,i quali non fi antepôgono agli altri, ôc do
fendofi pofti à lèdere,chiamd i dodici,& di tati di quanti doni fi uoglia,3c ornati di buo*
ce loro.Se alcuno uuoîe effere primo, qfto neopere,non domandono di apparire., D in
faral'ultimo di tutti,& miniftro di tutti, alzarfi fopra GLI altri,ÔCI quali nô fi ftimano DI
piu PER QUEFTA,D per quella dote che effi HAB
BINOJÀEFFEMPLO DEL fanciullo, dalle quali pa
rôle fi INTENDE queîlo effere GRANDE NEL regno
de cielijCheèfimilifiimo àuno fanciullo cir*
ca alîademiilione&humilta.Perche niente è
j>iudimeffocheunofanciullo,perche nô eu
jraiinchemodofifianato,jnche modo nutri
to, & à TUTTI férue con puérile fempïicita. Per
ilche con quefto efemplo uolfe IL fignore che
J difeepoli fapeilino, chi ftimaffi grandi nel*
la chiefa fua. , F
Conobbeil Signoreche i difeepoli afeofa^
mente hauieno difputato pel cammino chidi
loio fuffe maggiore,8c quefto répète effendo
uenuto in cafa,interrogando corne fe non fa
peffe,che cofa fuffe quella.Mai difeepoli uer
gognandoiî tacerno, ueggendo che Chriftoj
conofceua quefto fteffo. Adunque pigliando
diquiFoccafione chiaramente. cioè in fatto,
& in detto infegna,come fi debbinonfurpare
gli uficii nella chiefa, ôc pero dice, fe alcuno
uuole effere primo, quefto fara lo ultimo dî
tutti.Et corne fe efponeffe quefto foggiugne.
& miniftro di tutti, perche nel regno de cielî
effere fopra gli altri,è fottoporfi col fuo mini
fterio àtutti.Perche gli uficii ecclefiaftici non
fono dignita,ma minifterii, & per quefto piu
tofto pefi.Paulo era debitore à Greci, ÔC à Bar
bari,agli eruditi parimente che agli ineruditi.
Anzi Chrifto Signore,& Re del cielo,& délia
terra,oh non miniftro à tutto il mondo:' on*
de dice Mattheo, il figliuoîo deirhuomo nô
effere uenuto,accioche fe gli amminiftri, ma
accioche uenifli miniftro agli altri.Et cofi cor
regge Chrifto la malaopinione de difeepoli
circa il regno fuo,infegnando confiftere non
in alcuna prerogatiua,non in alcuna offerua
tione,nonin refpetto di circunftantie, ma in
quefto che niente conofeiamo in noi,non fo
gniamo alcuna p'rerogatiua fra noi, neffuna
offeruatione, nefluno refpetto di circûftâtie,
ne penfiamo,per quefti,d per que doni effere
fanti, d piu proffimi à Iddio, che gli altri, che
non hâno d tanti doni,à tante uirtu,hauendo
qgli da Iddio,come ftruméti eletti da effo per
C^ualtmque riceue uno DI fimili nel nome
TNIO.me rïceue, 8C qualunque riceue me
non riceue me, ma quello che mi mandd ]
Et queftaè ammiratione de difprezzati,8c uili
auanfi al giudicio délia carne,fudditi nel re*
gno di Chrifto,ôc quefto dalla dignita la qua
le hanno per Iddio,che mandd Chrifto. Me*
defimamente deirutile,che ne pigliano que*
gli che rieeuono i difprezzati, & uili fudditi
nel regno de cieli.Et del contrario ammuni*
fee quefto luogo, accioche non difprezzia*
mo i fudditi del regno de cieli, bencheabiet*
ti,ÔC uili,& quefto dal danno, & pericolo che
feguita da quel difpregio. Et gli arguméti fim
plicemente pofti ftanno cofi.Chrifto,& Iddio
padre hanno cura de pii abietti. Adûque I pii,
benche in fpecie al mondo difprezzati, nô fo
noda difprezzarfi. Medefimamente,quello
che riceue I difprezzati pii, riceue Chrifto.
Adunque haranno gran premii quegli,che ri
ceueranno I pii difprezzati. Medefimamente,
- quegli che nô riceuano i difprezzati pii, non