N VOVO COMMENT Oét

DI LVCA CAP. XVII. fs2 itano. Et rifpondendo Giefu diffe. de neîl'alcra fotto il cieio,cofî fara il figliuo
M^rie furno mondati diecif&que noue lo delfhuomo nel giorno fuo. Ma prima
A e fono? Non fi fono ritruouati che fie- bifogna che patifea moite cofe,& che fia re
tornati a dare la gloria à Dio,fè nô que. probato da quefta generatione,& come ac
(ro foreftiere f Et diflegli leuati, ua, la fede cadde ne giorni di Noa cofi fara,& ne gior
tua ti ha faluato. »i del figliuolo dell'huomo. Mangiauano,
beeuano,maritauano,& maritauanfi infino
Et qui appare di quâto maggior fede doueffi a» q u e l ^ n el q Uai e e n' t r o
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Noa,nell 'arca,&
n 0 effere le genti uerfo Iddioôc di quata mag
gioregraritudine,poi che di dieci fanati uno
Samaritanontoruaarenderegratiealddio
u e n n e jj d i ] u u i o & di{trufle tutti. Similme
t e a n c h o r a c o m e f u n e d i d i L oth ,mangia
beeuano,comperauano,uendeuano,
&2liatnIudeiûmoftrano fi poco gratidel • ' ,r ^ ;L A: ~ul
ben ficio,ehe ne anchora fî curino di cono * auanjedificauano, ma inquel di che
kœ v mezzo di chi fuffino liberati,manife*
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°^ da Sodomi piouue fuoco,& zol
fto fegno quanto legenti fedeli haueffino à ef
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deftruffe tutti fecondo que-
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fere in lungo maggiori riconofeitori de diui
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* di che il fijghuolo del-
ni beneficii,che i Iudei,8c rendergli gratie di l'huomo fi feoprira, in quel di chi fara nel
effere liberati dalla lebbra de peccati per il tetto,& i fuoi uafî nella cafa, non difeenda
fangue del fuo figliuoIo,Chrifto Giefu,onde à torgli,& quello che nel campo fîmilmen
habbino à udire il lieto nuntio, lieuati, la fe* te,non ritorni aile cofe lafeia te dietro. Et
de tuati ha faluato,dimoftrando quefto che fiate ricordeuoli della moglie di Loth.Chi
torno a rendere gratie à lddio, non folamen unque hara cercato di faluare l'anima fua »
te effere faluato dalla lebbra del corpo,ma da h perdera& chiunqj fhara pe rduta,gli ap
quella deila anima, 8C che per la fua fede era c arecch:era uita. Io ui dico in quella not*
anchoraliberato dalla lebbra, 8c contagion te,faranno duein uno letto, uno ne fia tolnedepeccan,8c
per quefto fatto faluo di eter t & M t r o h r d a t o, D u e faranno macinan
aafalute,8cperpetuafanita. tiinfieme,unanefiatolta,&raltralafciata.
Et domandato da pharilei,quando haueua T u t tj q u e f t i i u o g h j a l u n g o fono dichiarati in
a uenire il Regno di Dio. Rifpofe Ioro,& Mattheo. 14. Se Marco, i?. doue rimettiamo
diffe. Non uerra il regno di Dio con offer il lettore.
uatione,ne diranno ecco qui,d ecco quiui w , r , , ,. ,. c. ~
percheecco il regno di Dio è fra uoi/ ? rif
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£ndo gh dicono.Doue Signore,
° il quale diffe Ioro,douunque fia il corpo,.
Et è come dica qui Chrifto, il regno di lddio quiui fi congregherâno anchora le aquile.
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del quale domandate non uerra con taie re* p7 offi i n t e n d e r e quefto luogo in due modi.
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i ^ H primo è che i difeepoli domandino in che
Vofofv* luogo habbia à effere tanta calamita,8c Chri*
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gnotaWfudei^dtutfoilmondo.^^
Et diffe a' difeepoli uerranno giorni auan
lamita.Ufecondoè,cheidifcepolidomandi*
> «o doue effi in tanta calamita habbino à ha*
«ereluogo,acciochenôperifchino infieme
conglii^p ,8càquefto4ôdeChrifto,do
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do uoi defidererete uedere uno de di del fi Hierufalem,fcacciati da Iudei,o erano morti
glmolo deirhuomo,nelo uedrete. Etdira
nom ecco qui,ecco quiui. Non ui parriate
«ndod^ una regione fotto il ciçf Q>rifnlen
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