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N VOVO COMMENT Oét

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DI LVCA CAP VI. 1 + 9<br />

fimili à propheri.Ët quegli che patifcano in fegno che à eflb,ôc à tutti i fuoi fi contradi '<br />

cofe fimili à prophetijcertamente riceueran* ce dalla chiefa de malignanti,perche la croce<br />

no fimilemercede,come effi. Quegli hebbo* feguira fempre la fede, ÔC la uerita di quello.<br />

no lddio placato,ÔC clemente,il medefimo ha Ne è poffibile che i reprobi carnali non con*<br />

ueteanchora uoi.Furno falaati in tutte le co tradichino,ôC fi opponghino agli eletti,ôc fpi<br />

feauuerfe,8cfaretefaluari anchora uoi. Con rituali. Et di qui fi ha manifefto argumento;<br />

feguirno uita,8c félicita fempiterna,la medefi che le dottrine che non hanno côtraditione,<br />

ma confeguirete anchora uoi,per la quale co ÔC fono laudate dal mondo,fieno maladette<br />

fa quanto maggiori calamita ui fopraftanno, £ 0 loro dottori. Et gli impii che furno auanti<br />

tanto piu ui giudicate beati, ÔC felici. fi chiamono padri de gli impii che fuccedono<br />

Ma nondimeno guai à uoi ricchi, perche<br />

£ t<br />

* quefti,effendo carnefolamente,piaccio*<br />

îauete la confolarione uoftra. Guai a uoi<br />

n o e<br />

^. e<br />

>* »nenriom della carne ôc ,<br />

nducw.« , , , r . parlan dilddio hanno m odio.percheloftol<br />

che fiete fatolIi }perche harete famé. Guai ^ r j c e u e k k f t ^ h a<br />

à uoi che hora ridete, perche lagnmerete, u e l T o k h a n d f l£ c u o r e ; & ^ ^ è c h e^ &,<br />

&piangeretev gli impii laudono que falfi propheti.<br />

Cioè quegli che fono prefi dalle ricchezzé, M a à uoi dico che udi te'. Àmate i nim ici<br />

ôchannoilloro affetto ineffe ôcdaeffecerca- uoftri, fa te bene à quegli che ui hanno inno<br />

Uconfoljtione^ odio, dite bene di quegli che uimaîadico<br />

maladett,.Et ri frmtod. quefta maladmonee n 0 j & 0rate per quegli che ui calunniano .<br />

laperpetuaneceffita,Scdefolatione.Et quegli r n a<br />

anchora che fono pieniôc fatii,ôc dicano di Perche tutti i ueri fedeli prefono lo fpirito<br />

effere ricchi,ôc non hauere bifogno di alcu* della pace di Chrifto,per quefto fi danno Io*<br />

na cofa, quali fono qgli che confidano nella ro precetti della uera pace ; accioche non fia<br />

giuflitia,ôc opéra della cerne. Et acerbiffimo J<br />

mai amaritudine ne cuori loro , i quali certi<br />

eil frutto délia maladitione di quefti, cioè la per quefto penforno che fuffino confîgli,per<br />

famé che mai non manchera,cioè quando ue che ueddono la fola faccia della ferittura, ôc<br />

dranno quelle cofe aile quali fi accoftorno, lalettera,ma non Io intento del fanto fpirito,<br />

ôc le quali penfauano eflere loro abaftanza^ il quale anchora dalla conneffione di effo te*<br />

effere niente, 5c quelle ottime, che gia hebbo fto facilmente fi comprende, perche diffepri<br />

no in odio defidereranno con fommo ftu* ma chrifto. Ma à uoi dico cheudite, le quali<br />

dio,benche non pio,lequali nondimeno per non fono parole di chi confîglia";ma di-chi cO<br />

alcuno tempo non confeguiranno. Allhora manda. Et finalmente ne medefimi precetti<br />

fieno aperti gli occhi loro inutilmente. Et di niente fi ha, che non piacciàfommamente à<br />

tanno quello che è nella fapientia Cap.y. Er* quegli che hanno il giudicio dello fpirito di<br />

rammo dalla uia della uerita, ôc il lume della lddio,ôc che affermano effi precetti fanti,pii><br />

giuftitianon ci rifplende,8c il foie della intel* giufti,ôc neceflarii alla pace chriftiana, pel cô<br />

ligentia non è nato ànoi.Medefimamente fo trario quegli che camminano nella fapientia<br />

no fotto la maladitione quefti che impiamen della carne fecondo la carne diffinifeano de<br />

teridano,ôc fi rallegrono. Et il rifo è gaudio, medefimi immaculati,ôc facrofanti comanda<br />

ma allhora è dannabile, quando uiene da gli menti di Chrifto,perche nô puo finceramen<br />

affetti della carne.Et tali fono quegli che fi glo te giudicare la carne délie cofe diuine,pcheil<br />

riano nella malitia, ôc quando fanno maie fi giudicio della carne oppugna al giudicio de<br />

dilettano nelle cofepeffime, ÔC quefti hanno lo fpirito.Et primieramente comâda,che noi<br />

amariffimo frutto della loro malitia, cioè piâ amiamo i nimici. Et i nimici fono qgli che ci<br />

toôcmeftitia eterna. odiano,nuocano,ôcoppugnano.Etqftiama<br />

Guai a* uoi quando haranno detto bene di qllo che cercai loro beni,ôc uera falute,ilqua<br />

^ tutti gli huomini3pche fecondo quefte<br />

l e<br />

^moftrare co fegm,co<br />

cnG» • J - i >r ir T. . meefprefle quulfaluatore.accioche ncopen<br />

cole faceuano i padri lo ro a falfi propheti. V ^ Q l a beneficentia,per il maledi<br />

Et quefto è parlare fpauentofo,ma alla carne, re la beneditione,per le calumnie foratione,<br />

perche al petto chriftiano è foauiffimo. Et ec ÔC quefto è cofa accettiffima auâti al Signore.<br />

eo che maladifce quegli. à quali nelle dottri* . . . . , . -„ , „<br />

fA opère loro non è contradetto dal mon A<br />

u e U o<br />

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