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DI MARCO CAP. VII. 5 7
Se alcuno ha orecchi da udire oda, • qui lo ftudio del corrcre à Chrifto inqueglf
, , ', . ,- j . . . chefonoftretti da alcuna neceffita.
E modo di rendereattenn gli auditori, per il •
quale modo Chrifto dichiara non fi concède Perche una donna la figîmoîa de la quale
re à tutti chepoiîino intendere nelle cofe efte haueua uno ïpirjto immondo, fubito che
riori nô côfiftere, ne il peccato, ne la giuftitia. ella udi di lui, entrata, (T gli GKTO À PIEDIT Etdalla turba effendo entrato in cafa, i du
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* gentile per narione SY
• fcepoli fuoi lo domandauano de la parabo ^phenifla, & pregauaIo che caccialfe uia
la. Etdiffe loro. Cofi anchora uoifietefen J demonio de Iafiiafiglmola,
za intelletrof Non intendete che ogni co- Et quefta prefente hiftoria contieneChrifto
là di fuora, entrando ne l'huomo, non Io non eflere uenuto à foli ludei, benche à que
puo maculare,pche nô entra nel cuore fuo Xfi primamente,dipoi come Chrifto perla dif
mauaneluentre,& efcenel leceflb pur* fimulatione facefli manifefta la grandezza
gando tutti i cibi.Etdiceua che quello,che dellafede di quefta donna,benche fuffe Gre*
efee da l'huomo è quello che macula Phuo «a,oltra di quefto la ragione delk preci,ilche
mo perche dentrodal cuore de gli huo* appartiene allo efaudire di Iddio.Et fi nalmen
mini procedono,lecattiuecogitationi,gli ï' 1
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*conftantia, ôc effetto della fe*
aduIteni,lefornicarioni,glihomicidii;i
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furti,le auarit>e,le mquita,, g^pnnrle
ïmpudicme .1 mal occhioja beftemmia, la
fuperbiaja ftuluna, tutti quefti mali proce
délie genti abondeuolmente lo proua la
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^ d a U a m i f e r i f f i f n a m Jlattia dd£ v/ fi oh
dono di dentro,& maculano 1 huomo. pregauail Signore indubiratamête con gran
Rende hora la ragione deiruna,ÔC dell'altra &
feceffo purgando ogni cibo. Ma quello che Et benche feueramente rifpondeffe il Signo *
. efee daU°huomo contamina,perche efee dal re,nôdimeno dalle fue parole pote.ua la don
cuore,quali fono le cattiue cogitationi, fon na pigliare alquâto di fperanza, perc he il pri
damento di tutte le fcelleraggini,perche qua mo rifguarda al dipoi. ÔC è quefta prolung a*
fi neffunafcelleratezza fi commette,che non tione di efaudire una grandiflïma tentatione,
fia efeogitata, ôc col confentimento del cuo procedente dalla indegnita noftra, aggiugné
re. Et numera le piu graui, come fono gli do la prerogatiua di lfrael in comparatione
adulterii,peccato piu che noto,gli ftupri,ho délie genti,la quale lo Apoftolo fpargie nel
micidi, furti ,auaritie,fraudi, le quali ufiamo ie fue epiftole,acciochepiu accomodatamen
nella auaritia,mentre che falliamo per empie
re quella,Sc cofi le altre impieta che tendono
contro à Iddio,ÔC agli huomini.
te tiri i ludei allo euangelio. Et di qui dice il
Signore.Lafcia prima che fi fatollino i figliuo
li,Scc. cioè lafeia che prima i piu degni fieno
Et leuandofi di la, fe ne andd ne confini di fatiati,douendofi prima fare quefto beneficio
Tyro,&Sydone,&entrato in cafa non àludei,chefonofigliuoli,popolodilddio,&
uolfe che alcuno lo fapeffe, & non fi potec dipoi à catellini cioè Ethnici de quali tu fei.Et
teoccultare. cofi chiamai ludei figliuoli, Se quefti cani,per
Matrheo nel C«pa,, apre le caufe, perche fî j î f ^ "
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guuofi.
rN^vriir: A-, u LU u t J • Etiludei, perche hauieno modiolegennie
parnffi diquiu,perche conobbe che, ludei chi amauano cani. *
erano otteh dal fuo parlare, perche adunque c n ,. - r , «„
ladottrina dellauerita pocc,glimouena,fe f = q«ellaghrifponde,&d,ce,.certamente
ne andd ne confini délie genfi, infegnando
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col fatto hauere à effere,che tutta la forza dei
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B Icomuzoli de figliuoli.
la uerita fi haueua à leuare da ludei, 8C dariï Confeffa la donna la fua indegnita, nondime
aile genti. ôc entra nella cafa come fe fi uolef no non defpera della gratia ma refta conftan
le occultare,forfe per la arrogantia de ludei, te nella fede, infino à che fia efaudita da Chri
nel maie dire,ma non potette occultarfi tan fto. Siamo adunque ammuniti dallo efemplo
to diligentemente era offeruato da gli infet* di quefta donna,che non ci defperiamo della
mi cercanti la falute de corpi. Et cofi fi uede gratia per la noftra indegnita, ne lafeiamo di
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