N VOVO COMMENT Oét

confeffaffedi condurre,perche diceua come
ha Marco,foccorri alla mia icredulita, la qua
^parola è neceffaria à tutti noi, ÔC finalmen*
tefano quello il Signore.
Allhora accoftatifi fèeretamente i difeepoli
à Giefu diflbno . Per quai cagione non
potemmo noi fcacciarlo.^Et Giefu difle Io
,m,per la incredulita uoftra. Perilche io in
uerita ui dico,fe uoi harete fede come uno
grano di fenape,direte à quefto monte tra
pafla di quia la,& trapaflera,& niente ui fa
ra impoflibile.Et quefta forte non (i caccia,
fenon per la oratione,& pel digiuno.
Temerno gli Apoftoli di non haueré perdu*
ta la gratia data loro contro à demoni, onde
djbbi di animo feparatamente domandono
il bignore.Et è diligentemente da notare che
domandando i d.fcepoli,perche non gli ha*
ueua obediti il demonio, primieramente ri*
fpon je efferfi fatto quefto per la loro incre*
dulita,accioche conofciamo ogni efficacia ef
fere contribuitaallafede,onde quello che ri*
fpôde il Signore à difeepoli ha quefto fenfo,
uoi fenza ardente fede,la quale fola puo tut*
telecofe,tentatecombattere col demonio,
per quefto non è marauiglia che quello non
ui obediffe.À quello che ha à combattere co
demonijôcfpecialmentecon quefti noceuo*
li è certamente bifogno di fede non uulgare
ma di quella,che in modo fia intenta alla pre
• ce,che anchora aftéga il corpo da tutte le de
litie,ôc negotii deila carne à uolere che impe
tri quello che crede,perche quefto génère di
demoni,non cède coii lacilmente,uoi adun*
que doueui affaltare quello con fedele prece,
ôc in modo ardente,che dimoftraffe il uero di
giuno, ma quefta uiua fede ui mancd, ÔC per
quefto ueniitiinferioriin quefta pugna,pre*
gâte adunque il padre,che ui doni fede ferma
ôC foiida,ÔC farete tutte le cofe, perche fe hare
te fede come uno grano di fenape direte à q*
fto monte trapaffa di qui à la,ÔC trapaffera,ne
alcuna cola ui fara impoilibile.Etper lafimili
tudinetirata dal grano délia fenape uolfe di
MOFTI-are la uiuacita, ÔC efficacia délia fede,
perche queilo è il minimo fra femi,çome di*
fopra fi è detto, ôc fubito fi inalza fopra tutti
gli herbaggi,cofi fe la fede fia uiua, ÔC feruen
temente fi dimoftri,niente gli fara impoffibile
ôc uincera tutte le cofe,perche non uorra co
fa alcuna,che non faccia alla gloria di lddio
ôc perfuafa di certo hauere â fare quella il Si
gnore,ora ôc impetra. Et peltrasferire de
monti lignifica quale cofa fi uogliaimpoffibi
le,5c alla natura impoffibile, non che per que
ftobifogniche i credentifaccino trasferire i
DI* MATTHEO CAP. XVII.
monti, benche a nch ora poteflîno,ôc quale al
tra cofa fi uoglia fe fi fara alla gloria di lddio.
Et conuerfando quegli in Galilea, Giefu
difle loro il figliuo lo de I'huomo ha à efle*
re dato nelle mani de gli huomini, ôc uccL
deranno!o,& rifu citera il terzo di. Et gran
démente furno conrriftati.
L'ordine délia hiftoria pare che ftiacofi,ha
uédo renduto il fignore il figliuolo fuo al pa
dre,tutti fiftupiuano,come èin Luca,ôCilSi*
gnore nô curando qfto ftupore del uulgo,ne
la laude,fi parti fubito da côf ni di Cefarea,do
ue è uerifimile efferfi fatte le predette cofe,uer
fo H ierofolima per Galilea.Et come gia anda
uaalfupplicio,co(iuoleua côfermare gliani
midi tuttijôcmaffimamente de fuoi,accioche
fopportaffino quelle cofe rettamente.Adun*
que marauigliandofi le turbe de fatti fuoi, co
mando v
àfuoi difeepoli,che maggiormente
penfaffino à quelle cofe, che in bri eue haue*
ua à patire,accioche allhora offefi dallo fean
dolo délia croce nô fi partiffino da effo,il qua
le allhora confeffauano Chrifto ?onde diceua
( Il figliuolo deli'huomo ÔCc.) Quafi diceffe
Iafciate che gli ?Itri fi marauiglino de fatti
miei,poco dipoi fe ntiranno altrimenti 3ÔCtire
rannomi alla croce, non ui partite adunque
con quefti da me,comprendete quello cheio
ui dico,pcheha da effere che il figliuolo del*
Phuomo fia dato nelle mani de gli huomini,
confiderateuoi piu tofto quefto, ÔC credete ef
fere cofi conftituito dal padre, ÔC per tanto bi
fognarfi cofi fare,cioè che dato agli huomini
fia uccifo da quegli,ma uccifo rifufeitero il ter
zo di,penfando adunque à quefto preparate
ui alla h umiliatione délia croce, perche que*
fta ammirat ione del uulgo, nô e la fo lida glo
ria uoftra,laquale maggiore affai harete ma ui
fi ha à irep la croce. Et che grâdemente fi con
triftaffino i difeepoli di quefto fuo parlare, di
moftrachenonfapeuano bene quello che fi
diceffe, ÔC che era afeofoda q uegli, accioche
non intendeffino,come dice M arco, ôc Luca.
Et di nuouo ci ammunifee che noi cono feia*
mo lo ftupore dello jngegno humano aile
cofediuine,5clamarauigliofa facilita diChri
fto,ôC fofterenza,iI quai e non folamente non
feaccia i rozzi,ôc groffi difeepoli, ma con ma
rauigliofabenignita gli tratto,ôc côtinuamen
teriformô infino à tanto che gli ampliaffene
la cognitione délia uerita.
Etefléndo uenuto in Capernau, uennono
quegli che rifeoteuano le due dragme à Pie
tro,& diflbngli,il maeftro uoftro non paga
le due dragme? ÔC dice fi»
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