N VOVO COMMENT Oét

NEIXO EVANGEUO
Bc.tmtelecotefono difpenfate,da Iddio fen*
zaWprouidentîa'delq'uale'hon puo accade?
repicciola cofa alcuna. Quefto gia fi è degna
todi effere padre di tutti icredentiin eflb, ÔCpadre
di bonta incôparabile.Et che cofa adun
que puo accadere fecondo la fua uolôta, che
non fia da defiderare, non ehe da fopportare,'
Per îa quai cofa, chiunque confefTera me
in pre fenza de gli huomini, & io confefTe?
ro lui iri J^réferiza del padte mio, che e s
ne
cielLMa Chi mi hara negato in prefenza de
gli huomini & io lo neghero in pr efenza
del padre mio,che e ne cieli/.
Et è quefta la quarta ragione per îa quale in*
anima i fuoi 4 predicare lo euangelio. Nien?
te èpiu defiderabile, che effere riconofciuto
auanti alpadre^elefte, &c effere coramendati
dal figliuolo. Adunque dobbiamo anchora
noi conofcere fcambieuolmente quello,ôç
predicarlo auanti agli huomini, benche paia
cofa perkolofa alla carne. Ma fe noi ci uergo
gnereno di quello,ôc de fuoi parlari, ôc que?
fto in quefta generatione peccatrice,ôc adulte
ra,ii che è efto-negare,anchora effo fi uergo*
gnera di noi, ôc neghera, che noi fiamo fuoi,
quâdo fara uenuto nella gloria delpadre fuo
con gli Angeli fanri,ôc certo ragioneuolmen
te,hauendo maggiormente ftimati i mortali, •
che non fono altro che peccatori,che quello
Il quale nondimeno per noftra caufa fi è de?
gnatodiniorire, , ' * -,
Non penfiate ehé io fia uenuto à* mettere la
pace in terra.Io non uenni a mettere la pace
, ma il coJtellô.Pere&e io uenni à fêpara,
re i'buomocflntro à fuopadre,& la figîiuo
la contro alla iflâdre fua,& la nuora contro
alla fu ocer a fua,Ei; i nimici de i'hdmo (àran
noidomefticifuoi, ~
Quello çhe dice di non effere uenuto i met?
terela pace in terra, fi debbe intendere délia
paceterrena,perchç inuerita liéne, accioche
mettefle ne cuori de fedeli la pace fua,pace ue
ra,pgceçelefte,non corne la da il mondo. Et
quefta pace,8ç quella del mondo in modo fo
no auuerfe,che fç tu hai pace con Dio,fubito
barai guetta cglmondo.Et il uerbo di Iddio,
come eoltello uiene à feparare il figliuolo
dal padre,ôç la figliuola dalla madré,ôç la nuo
ra dalla fuoçera fua, Perche cjlio çhe pel uer?
bo di îddio diffente da fuoi,ha p nimici i fuoi
domefticijdaqUali diffente.E* adunque mira?
bjleil eoltello del uerbo,il quale uenne £met
tete il Signore in terr a,pche fepera l'huômOj
non folamënte da gli eftranei,ma da domefti?
Ci,che difleflîQnQ da eflb-, feparando lo fpiri?
to dalla carne.
Colui che ama il padre, d la madré piu che
me, non è degno di me. Et quello che ama
il figliuolo, d la figliuola piu che me, non é
degno di me,
Et quefto diee,perche quello che ama Chri*
fto fopra tutte le cofe,quefto anchora,pofpo
fie tutte le cofe,ftudiera unicamente che la fua
gloria fia ampliata,in modo che infieme ne in
durra l'anima fua in 'pericolo, nô che le altre
cofe, ôc fpeflb ne fara nimiciria co fuoi pin
chari.Onde quello che non puo fare quefto
ôc hara alcuna cofa piû chara che il Signore
quefto nô potra eflere fuo difeepolo, petche
non potra ampliare lo euangelio, come bifo
gna,ôj di qui commodamente foggiunfe, •
Et queîlo che non piglia la crocefua, & fe,
guita me,non è degno di me»
Quafi diceffe qui Chrifto. Io uenni in quefto
mondo, ôc uolontariamente entrai in quefte
miferie,ôç per uoftra caufa prefî le uoflre infer
mita,onde fe io porto le uoftre infermita, per
che le reeufate uoi f oh non fiate peccatori ?
efortandoci per taie modo alla croce.Ma qui
è da fapere che fono alcuni, che dimoftrano
la aftinentia délia earne,nô per Iddio, ma per
uanagloria,ôcfono alcuni che hanno cômpaf
fione ai profiimo,non fpiritualmente, ma car
nalmente,talmentechenôperuna cerf a cha
rita, come figliuolo di uno medefimo padre
lo benefiçhi, ma per uno certo ufo di modo.
Et quefti ,fe bene pare che portino la croce,
nondimeno non feguono il Signore, il quale
nô fi puo feguitare fenza croce,ne fenza per*
fequtione, fi puo predicare il regno di Iddio
almôdo.Et dj qui appare certiffimo argumen
io délia paterna beneuolentia uerfo di noi,fe
alcuna uolta ci uifita con tribulationi, ôc im?
pone la croce, effendo fegno, che non lafeicî
la cura di noi,ma ci conofee per figliuoli,per
•che il padre,che cefla di caftigare il figliuolo,
e perche fi defperd di effo,ÔC quafi lo lafeid co
/ne cura perfa. Manda adunque le auuerfita,
accio che ci domi.Quegli chelîoppongono
.allefceleratezze,Sc conftantemeute répugna
no allaingiuftitia, à quegli è parafa la croce,
•ôc certa perfequtione, Allhora fono le uirtu
ujrtu,quando fi oppongono a uifii,quando
pugnano contro aile feeleratezze, La fortu'
-na è profpera,il mondo ti applaude,la félicita
ti alletta,refifti,non tieleuareinfuperbia,hab
biacura à reggertirettamente.Dinuouo la
fortunà uiene auuerfa, crudelmente minac*
cia,fopraftanno le auuerfita, le perfequtionf,
jgli pdiide morti,ôc qui è da refîftere confiant
liffimamente.