N VOVO COMMENT Oét

NELLO EVA.NGELIO
lo, 8c quefto nô folamente per noi, ma in fuo te le cofè che ui fono fta te cotnandate dite
nôme,perche bifogna che fia foluto ne cieli, noi fiamo ferui inutili,noi habbiamo fatto
quello che noi pronuntiamo foluto in terra, quello che fare doueuamo, •
Etqui riluce la immenfa bonta di Iddio, che
fenza modo,& numéro comâda che fi nmet
tino i peccati à peccatori, pure che fi pentino
del peccato,promettendo hauere à hauere in
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Et quefte cofe ci mfegnano la efattiffirna ragi0 ne délie noftre buone opère, cioe che le bUo ne opère di neceffita fî debbon fare,nôdimes dubitatamente la remiffione.
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confidare,che per effe fia il p r e s
Et diffo no gli Apoftoli al Signore, augu -
mentaci la fede. fi
mio della eterna falute, effedo noi obligatj à
f a rj e j S c I a f ai u t e ± p e r la fede in Chrifto,ac co
piglia Chrifto la fimilitudine dalla uulgare
Appare qui che hauendo Chrifto predicato- confuetudine, che è fra i Signori, 8c ferui di
che fi fopporraffino le ingiurie,8c rimertenfin quefto fecolo.Et cofi la fomma di quefto tes
fio
fi ipeccati alproffimo,ôe neffuno puo'da fin*
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noifiamo ferui di Iddio quanti noi
cero animo feguitare qfta dottrina di charita fiamo,3c certamente figmento di effo. Adufc
fenon per fede,domâdorno gli apoftoli,che q« e
bifognache per tutte le cofe umiamo a
la fede loro fi augumentaffe,accioche potef* effo,& fe quefto fuffe conceduto a alcuno, il
fino feguitare la dottrina fua,8c rimettere fof c
he nô e dato a alcuno mortale, anchora nié
fefe al proffimo da cuore. Et taie prece è ne * * c
meriterebbe, perche farebbe quello che
ceffario che da noi fempre fi pigli, perche Ja
fuffi ten
«to di fare,ne fi douerrebbe di piu rin
fede ci è neceffaria alla falute,perche fenza fe gratiare,non altrimenti che fe alcuno hauelfi
de,dicefapoftoIo è impoffibile piacereàld uno feroo chefaceffiPnficiofuo.il quale dop
dio, onde e di neceffita che fempre fi domâdi po che ha arato il campo,8C tornato di nuos
che per la clementia di Iddio la fede fi confer "o/e gli comanda che prepari il cibo,8c am*
mi,8C accrefca in noi, onde Chrifto appro* miniftri al Signore,8c poi mangi effo. Et qui
uando quefta domanda de gli apoftoli diffe. do hara fatte tuttte le cofe che gli comandd,
non gliene fa di piu alcuno grado,perche do
Et diffe il Signore,fe uoi hauefli fede come u e u a f a r e q u d l e > C o f i noj )quando ci pare ha
un grano di fenape, direfti a quefto arbo u e r e f atte t u t t c l e cofe,dobbiamo dire, 5c ue
re Sycamino,diradicati, ÔC trapiantati nel ramente certo doueuamo fare qfto, Se fiamo
mare,c*C" obedirebbeui. feruiinutili,perche,cheutilitaapporterenoà
Per la fimilitudine del grano di Senape" uolfe Mdios'ac che cofe direno noi di non fare fecô
dimoftrare il Signore la uiuacita, 8c efficacia
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aebito,di qlle che ci fono comandatef
della fede,perche quello è il minimo fra i fe* Et fu mentre ch'egli andaua in Hierufalé,
mi,8c fubito fi inalza fopra tutti gli herbaggi,- & efl/o trapaffaua pe r mezzo Samaria, &
cofi fe la fede fia uiua,8c feruentemente fi di* GalileaEt entrando in un certo caftello/e
moftri,mente gli fara impoffibile, 8c uincera
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U f e d o n o i n c o n t r o d i e ci huomini lebbro
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h q«»Ii * fermorno difeofto, ÔC alzorno
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^ ^ ^ ^ t m ^ lauocedicédo'.Giefuprecettorehabbimi
la di certo hauere a rare qlla il Signore, ora, fe r . ,. j. • ^ s r j.^-
Scimpetra. Etper la traslatione dello arboré " cordia
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andate moftrateui J ' ^ a uedutogh diffe loro
fignifica quale cofa fi uoglia impoffibile Jion t
fiçerdon. Et fu,che ne
cheper quefto bifogni chei credenti faccino 1° andare furno mondati.
trapiantare gli arbori,b enche anchora potef Volfe qui Chrifto che fi diuulgaffi in modo il
fino,8c quale altra co fa fi uogii a fe fi fara alla fuo euâgelio fra Iudei,che fignified p molti ar
gloria di Iddio. gumentiilfuo euangelio anchora appartene
Et chi di uoi hauendo un feruo che ara,o * e
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genri,8c Samaritani piu nimici di tutte
che pafce,il auale gli dica,fubito che egli è
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tornato dal campo,paffa,& ripofati. Et nô fi
doueuareuelare a effi, ilche fa col prefen*
piu tofto gli dica,apparecchia che io ceni,
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«"racolo pel quale fana i *
& accingiti,& miniftrami infino à tâto di
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io haro mangi ato,&beuuto,& doppo que * e
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rte cofe mangia,& bei zut Oh ha egli à fa. Et uno di quegli,come uidde che egli era
per grado à quel feruo, perche fece quelle mondato, ritornô adietro, con gran uoce
cofe che gli furno comandatef Non penfa glorificando Iddio,& gittofi giu col uoi»
Cofi anchora uoi. Quando harece fatte tut à piedi fuoi rendendogli gratie. Et qfto era
Samaritano.