N VOVO COMMENT Oét

tUel Chrifto? diccelo. Et diflè loro .Se 10
ue lo diro,uoi non lo cr ede rrete, ÔC fe an*
chora ui domâdero nô mi nfponderete,ne
lafcierete. Da quefto tempo indrieto ftara
il figliuolo de l'huorno fedendo dalle de*
ftre délia uirtu di Iddio. Et tutti duTono,ra
adunque fei figliuolo di Dio? il quale diffe
Voi dite che io fono.Et quegli difîbno che
bifogno habbiamo noi piu di teftimonian
za ? noi medefimi habbiamo udito dalla
bocca, lua.
Et quefti luoghi fono dichiarati inMattheo
ÔC Marco à lungo doue rimettiamo il lettore.
CAP. XXIII.
T leuatafi tutta la moltitudi
ne di queg!i,lo couduffono
a Pilato . £t comincioruo
accufàrlo,dicendo.Noi hab
biamo trouato coftui, che
fouuerte la gente,et che pro
hibifce darfi tribun à Cefare dicendo lui ef
fere Chrifto Re. Et Pilato lo domandd, di
cendo. Tu fèi il Re de I udei ? Et quello ri/
fpondendo gli diffe. Tu il di. Et diffe Pila,
to a Principi de fàcerdoti,& à* le turbe * Io'
neffuna colpa trouo in quefto huomo. Ec
quegli rinforzauano,dicendo,ei commuo
ue il popolo,infègnando per tutta la Iudea
cominciatofida Galilea infino à qui.Ec Pi,
lato,udita GaliIea,lo domandd fè gli era.
huomo Galileo.Etcome conobbe ch'egliera
de la potefta di Herode,Io rimeffe à He
rode il quai fi truouaua anchora lui in Hie,
tofoly ma in que giorni. Et Herode, uedu^j
to Giefu fi rallegro grandemente, perche,
haueuadelîderato molto tempo di uederlo
per hauere udite moite cofe di lui, ÔC fpera
uadi uedere farfi qualche fegno da luf. Ec'
domandaualo con moite parole. Et eflb'
mente gli rifpondeua. Ec ftauaho î priV* 1
«pide facerdoti, & gli fcribi accufando,
lp grauemente. Ec Herode con gli eferci ,
ïi fuoi fpregiatolo,& fchernicolo, lo rima,
do a Pilato ueftiro di uefte fplendida.Et diuennono
amici fra loro Pilato, 8c Herode
uel medefimo giorno, perche per inanzi
erano m difcordia tra loro. Ec Pilato,con.
"oçatu principi de facerdoti,& magiftrati.
f la plebe,difTe loro. Voi mi hauete appre,
«entato quefto huomo come fedutcore del
popolo,& ecco domandandolo in prefen*
nauoltra, neffuna colpa troouo in quefto
DI LVCA CAP, XXIII. 189
huomo,di quelle cofe che uoi IO accufàre»
ma manco Herode, Perche 10 ui rimefli à
-quello,& ecco che non gli è FTATO facto co
fa alcuna degna di MOI te. Adunque caftiga
tolo lafèiero andare. Et eiagii ueceffaiio
ne la fefta lafciare loro uno. ht griJorno a
popolo dice ndo. Togh quefto,& lafciaci
Barraba,il quale per una certa fediuonçfac
ta nella citta,& homicidio era ftato meiib
in prigione. Ecdi nuouo Pilato parib loro
uolendo lafciare Giefu,ma quegli gridaua
no,dicendo cruccifiggilo, crocifiggiio. Ec
quello dilfe loro la terza uolca. Et che ma,
le ha facto quefto? Io non truouo neffuna
çolpa capitale in lui, Adunque caftigaco îo
lafciero & quegli gli feciono inftantia con;'
granuocijdomanbando chefuifc crocififf
FO,& rinforzauano le uoci i oro, ôC ne fb nx
mi facerdoti, Ec Pilaco (eucenria che fulle t
facto quello che domatidauano,& lafcio lo.
ro quello che per la fèditione, ÔC homici*
dio era fhro meffô in prigione,il quale ha*
uieno domandato,& decce Gie lu allo a r
bitrio loro.
Et quefti luoghi fono dichiarati in M^ttheo,
& Marco alungo.
Et menandolo prefbno un cercçrSimone*
CVrënenlèjChé ueuiua di u)ila,& pofbngli»
âdoffo la crocé,â fin che la purtctffe dietro
àQefù. Ec feguïcaualb moi ta turba di po
polo ÔC di domié fe quali fi baaeuano, ÔC
piangeuano qlloKEtriuoito Cieiùàquei 5
le diffe. FigliuolediHierufàlem, non pian
getè fopra me ma piangete fopra uoi fieffé
oc* fopra i figliuoli UOFTIL, perche ecco che
uerrannogiorni,ne quali diranno. Béate le
fterili,& i uentri di quelle, che non gene-
'rorno.E le poppe che non lattorno. AH ho
ra comincieraimo à dire? à monci cadece fb
pra di noi,& à colli, copriceci, perche fè in
un uerde legnofanno quefte cofè,che fi fa.
ra nel fècco? Ec èrano anchora menaci due
altri malfactori con quello À eflere moitié
&poi che furnogiunci nel luogo,chefî
chiama Caluaria,quiui Io crocififfo no, & i
male,faccori,UNO dalle deftre, & Palrro dalle
finiftre*
Défcriuefi da gli euangelifti gran crudelta di
militi, b che la faceffino pagati da facerdoti,
d che 1 a faceffino per fe,in modo che piu to*
fto erano da ftimarfi fiere, che huomini ,Et c
da ofleruare la manfuetudme di Chrifto, che
îioeue in fe ogni contumelia per caufa nqftra
il iii