degli alunni delle scuole tecniche viene bocciato. Notevole, sempre al I anno, è anche il datorelativo all’istruzione professionale: il 23,7% degli alunni del primo anno viene bocciato.7.2.2 Gli alunni ripetentiGli alunni ripetenti nella scuola secondaria <strong>di</strong> I gradoTabella 7.6: Alunni ripetenti, per genereIscritti Ripetenti Tasso (%)Femmine 3.298 43 1,30Maschi 3.666 100 2,73Totale 6.964 143 2,05Tabella 7.7: Alunni ripetenti, per anno <strong>di</strong> frequenzaIscritti Ripetenti Tasso (%) Tasso Italia (%) Tasso Italia Nord-Est (%)I ANNO 2.324 53 2,28 2,5II ANNO 2.289 50 2,18 2,3III ANNO 2.351 40 1,70 2,0Totale 6.964 143 2,05 2,3 1,8I dati sui ripetenti, sia nella scuola me<strong>di</strong>a che nella scuola secondaria <strong>di</strong> II grado, sono adessorelativi agli alunni iscritti nell’Anno Scolastico 2005/06. Per quanto riguarda la scuola me<strong>di</strong>a,l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza del tasso <strong>di</strong> ripetenza (%) è simile a quello già visto per il tasso <strong>di</strong>bocciatura: era d’altra parte logico attendersi un dato <strong>di</strong> questo tipo perché, trattandosi <strong>di</strong>istruzione obbligatoria, il fenomeno della fuoriuscita definitiva dell’alunno dopo una bocciaturaè pressoché inesistente (oltre che vietato dalle leggi vigenti). I ripetenti sono più frequenti alprimo anno (2,28%) e al secondo (2,18%), mentre sono un po’ meno al terzo (1,7%). I datiferraresi sono sostanzialmente in linea rispetto a quelli nazionali: solo leggermente inferiori. Iltasso è invece un po’ più alto <strong>di</strong> quello della ripartizione Nord-Est dell’Italia (1,8%).Grafico 7.8: Tassi <strong>di</strong> ripetenza (%) nei <strong>di</strong>stretti e in provincia, scuola secondaria I grado, a.s.2005/062,152,132,102,052,052,001,98 1,981,951,90Distretto Centro-NordDistretto Ovest Distretto Sud-Est ProvinciaOsservati per comune <strong>di</strong> residenza e per Distretto, i dati sui ripetenti ci <strong>di</strong>cono che il fenomenodella ripetenza è più <strong>di</strong>ffuso al Centro-Nord (2,13%). Se valutati insieme ai dati sullebocciature, questi dati possono, probabilmente, essere interpretati nel senso <strong>di</strong> una maggiorepropensione all’abbandono da parte degli alunni del Distretto Ovest e del Distretto Sud-Est.Ricor<strong>di</strong>amo anche che, nel Distretto Ovest, è più elevata la presenza <strong>di</strong> alunni stranieri i quali,verosimilmente, potrebbero avere - a seguito <strong>di</strong> una bocciatura - una maggiore <strong>di</strong>sposizione adabbandonare la scuola rispetto agli alunni italiani, anche perché spesso gli stranieri hannoun’età più avanzata, per precedenti bocciature o per ritar<strong>di</strong> accumulati durante la loroesperienza migratoria.159
Gli alunni ripetenti nella scuola secondaria <strong>di</strong> II gradoTabella 7.8: Tassi <strong>di</strong> ripetenza per anno <strong>di</strong> corso e genere, confronto pro. <strong>Ferrara</strong> e Italia, A.S.2005/06Anno <strong>di</strong>corsoMaschi Femmine Totale MaschiItaliaFemmineItaliaTotaleItaliaI 9,59 7,48 8,56 8,9II 8,10 4,62 6,37 7,7III 9,21 3,03 6,09 7,8IV 8,02 2,04 5,07 5,7V 3,98 1,63 2,74 3,0Totale 8,09 4,06 6,07 8,8 4,8 6,9I dati sulla ripetenza nella scuola superiore vanno interpretati, nel senso della <strong>di</strong>spersionescolastica, secondo due <strong>di</strong>verse chiavi <strong>di</strong> lettura. In primo luogo, gli studenti ripetenti possonoessere visti come soggetti fortemente a rischio <strong>di</strong> abbandono per gli anni successivi: quasisempre una bocciatura “doppia”, ma anche il semplice scoraggiamento che fa seguito allabocciatura, porta all’abbandono nell’anno successivo. Dall’altro punto <strong>di</strong> vista, la ripetenza è unsintomo della forte <strong>di</strong>fficoltà ad affrontare l’impegno scolastico, <strong>di</strong>fficoltà che può incontrare,soprattutto alle età più avanzate, la potenziale concorrenza del mercato del lavoro. Anche inquesto caso, quin<strong>di</strong>, una ripetenza può trasformarsi, non per scoraggiamento ma per scelta, inuna futura fuoriuscita dalla scuola, dovuta in questo caso all’azione competitiva del lavoro. Ilrisultato è lo stesso: la scuola fallisce il suo compito formativo, e in questo modo produce<strong>di</strong>spersione. Va poi sottolineato come questo tenda a verificarsi, negli ultimi anni, soprattuttoin realtà fortemente <strong>di</strong>namiche dal punto <strong>di</strong> vista economico (è il caso del Veneto), che offronoai giovani una forte alternativa alla formazione scolastica.In questo senso va letto il forte <strong>di</strong>fferenziale esistente, per i tassi <strong>di</strong> ripetenza, tra maschi efemmine: i tassi sono, per tutti gli anni <strong>di</strong> corso, molto più alti per i maschi che per lefemmine, ma la <strong>di</strong>fferenza tra i due tassi raggiunge i livelli massimi in corrispondenza del terzo(+6,19 per i maschi) e del quarto anno (+5,98).7.3 Quanti vanno a scuola? L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> partecipazione al sistemascolasticoUna misura molto interessante per valutare quanto la popolazione residente in un certoterritorio “va a scuola” è l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> partecipazione al sistema scolastico 92 , che si ottiene<strong>di</strong>videndo la popolazione scolastica (gli iscritti) ai vari anni <strong>di</strong> corso, per la corrispondentepopolazione residente, nelle classi <strong>di</strong> età canoniche previste per quel certo anno <strong>di</strong> corso (vi èun minimo <strong>di</strong> inquinamento dell’in<strong>di</strong>ce, costituito dalla presenza dei ripetenti), e moltiplicando iltutto per cento. Per le età della scuola dell’obbligo (fino a 15 anni), l’in<strong>di</strong>ce può assumerevalori leggermente maggiori <strong>di</strong> 100: un fenomeno dovuto alla presenza <strong>di</strong> stranieri nelle classiscolastiche, stranieri che possono, per contro, non essere anagraficamente residenti nelterritorio in questione.In provincia <strong>di</strong> <strong>Ferrara</strong>, fino alla terza me<strong>di</strong>a, i valori sono tutti maggiori <strong>di</strong> 100 (con la solaeccezione della seconda me<strong>di</strong>a, un dato <strong>di</strong>fficilmente interpretabile). Dalla prima superiore, ildato assume valori molto elevati: questo si spiega con l’attrazione che le scuole superiori delferrarese esercitano sui territori limitrofi (soprattutto la provincia <strong>di</strong> Rovigo e Modena), che fasì che la popolazione scolastica sia maggiore della popolazione residente. Abbiamo pertantoriproporzionato alla prima superiore tutti i valori successivi dell’in<strong>di</strong>ce.92 Dobbiamo la prima formulazione <strong>di</strong> questo in<strong>di</strong>catore a Don Lorenzo Milani e agli alunni della Scuola <strong>di</strong> Barbiana. InLettera a una professoressa (1967), Don Milani mette in evidenza la forte <strong>di</strong>scriminazione <strong>di</strong> classe che agisce sullapartecipazione alla scuola, che fa sì che, al crescere dell’età e del grado scolastico corrispondente, siano sempre menocoloro che possono “godere” <strong>di</strong> un buon livello <strong>di</strong> istruzione. Il contingente iniziale si assottiglia fino a <strong>di</strong>ventare, conl’accesso all’Università, una ristrettissima élite. Oggi, a più <strong>di</strong> quarant’anni dalla Lettera a una professoressa, seppurein un contesto storico profondamente mutato, non sembra che le cose siano cambiate granché.160
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