Uccelli di laguna e di città
Atlante ornitologico del comune di Venezia 2006-2011 A cura del Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue Fondazione Musei Civici di Venezia
Atlante ornitologico del comune di Venezia 2006-2011
A cura del Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue
Fondazione Musei Civici di Venezia
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cio Quercus ilex non faceva parte della flora spontanea dei lidi
veneziani (bertolani marchetti-marcello, 1964). Questi
territori rappresentati in età antica da caratteri fisici e naturali
considerevolmente diversi e, soprattutto, ancora marcati
– costa marina sabbiosa, palude salmastra soggetta alle maree
sizigiali, bassa pianura alluvionale dominata dalla foresta e
dagli ambienti dulciacquicoli – hanno subito dei mutamenti
quasi esclusivamente ad opera delle attività umane: dall’epoca
alto medievale almeno, attraverso forme economiche quali
l’orticoltura, l’estrazione del sale, la pescicoltura, l’agricoltura,
il pascolo e la selvicoltura che hanno nei primi secoli usufruito
di caratteri morfologici e pedologici specifici; dall’epoca
moderna sino a quella contemporanea, i soprassuoli di questi
stessi territori sono stati resi più omogenei dall’ammodernamento
delle pratiche agrarie, dalla diffusa edificazione e dalla
creazione di infrastrutture ed aree produttive e di servizio, giocoforza
meno vincolate a locali specificità fisiche e naturali. La
superficie territoriale comunale è di 41.456 ettari di cui 25.772
spettano alle distese acquee e 15.684 ai territori emersi della
terraferma, delle isole e del centro storico della laguna. Nel
1926, al tempo della definitiva formazione dell’attuale entità
amministrativa, il numero di abitanti del comune assommava
a circa 260.000, con 224.000 residenti nel centro storico lagunare;
nel 2011 il numero di abitanti è salito a circa 264.000: se
la quantità è di poco variata, va annotato che è la distribuzione
che si è sostanzialmente modificata: poco meno di 60.000
abitano il centro storico, mentre i rimanenti ora risiedono nei
lidi e in terraferma; il complesso insulare è inoltre interessato
da un consistente flusso turistico che annualmente registra più
di 20 milioni di presenze.
Ambienti
L’espansione urbana e quella di infrastrutture, di attività produttive
e di servizio, è assimilabile a quella colonizzatrice di
ogni altro essere vivente; se al principio è l’ambiente naturale
a condizionare questo accrescimento, in seguito è il primo a
essere adattato, nei limiti delle capacità tecniche (e di auspicabili
valutazioni dei costi e dei benefici), allo sviluppo urbano e
infrastrutturale. Questa successione trova riscontro nell’insediamento
antico – del centro storico lagunare e di quello sorto
attorno alla cinta muraria mestrina – consolidatosi tra Medioevo
ed età moderna e in quello contemporaneo che ha invece
ampliato l’abitato, in laguna e nei lidi, per mezzo di sacche
e colmate (ovvero, attraverso il riempimento di spazi acquei
periurbani con vari materiali di risulta) e dell’edificazione litoranea
(rosa salva, 1974), in terraferma, tramite l’annessione
degli antichi municipi poi divenuti frazioni (romanelli e
rossi, 1977). Nell’arco di più di un millennio sono così stati
progressivamente occupati gli spazi ancora naturali o naturaliformi,
ma anche quelli trasformati dagli usi agricoli: in età
antica il processo è stato pressoché secolare, viceversa, sono
bastati pochi decenni a partire dagli anni trenta del Novecento
per connotare in senso urbano gran parte del territorio comunale;
cosicché ampie superfici di questo sono interessate da
autostrade, ferrovie, aree produttive, residenziali e di servizio
e, parzialmente, da arredi verdi e da aree di risulta le quali
consentono l’insediamento di specie sinantropiche e di alcune
specie selvatiche. Una parte della superficie del territorio
comunale continua a essere, invece, fortemente connotata da
ecotoni salmastri (bonometto, 2003) e di conseguenza è abitata
– fatto che rende peculiare l’area indagata nel contesto
nazionale – da molti anseriformi, ciconiformi e caradriformi
(bon et al., 1998).
Lidi
I lidi veneziani hanno un notevole sviluppo lineare ma un’esigua
larghezza, cosicché solo agli ispessimenti estremi di San
Nicolò del Lido e di Alberoni, per il Lido di Venezia, e Santa
Maria del Mare e Caroman, per quello di Pellestrina, è possibile
individuare nelle formazioni dunali la serie, a partire dalla
battigia sino alle dune consolidate, della vegetazione psammofila:
cachileto, agropireto, ammofileto e tortulo-scabioseto. Lo
scarso spessore e il forte rimaneggiamento subito nei secoli, a
opera dell’orticoltura, dell’edificazione delle strutture difensive
dei murazzi e della sistemazione dei suoli per usi legati alla
balneazione e alla residenza turistica, non hanno consentito
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