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Uccelli di laguna e di città

Atlante ornitologico del comune di Venezia 2006-2011 A cura del Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue Fondazione Musei Civici di Venezia

Atlante ornitologico del comune di Venezia 2006-2011
A cura del Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue
Fondazione Musei Civici di Venezia

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vo, ma meritevoli di essere citati, ricordiamo i contributi di

rallo-palma (1981), lipu sez. di venezia (1987) e gallottisartori

(2009).

A partire dalla fine degli anni ottanta dello scorso secolo, avviene

qualche cambiamento nella distribuzione e nella fenologia

di alcuni uccelli, il cui recente ingresso in ambiente urbano

è ben documentato. Tra questi, in laguna, il gabbiano reale che

oggi nidifica sui tetti del centro storico; l’assiolo che si riproduce

in giardini e parchi di Venezia e del Lido; il falco pellegrino

nidificante in zona industriale e probabilmente a Venezia.

In terraferma la presenza dell’usignolo di fiume (Cettia cetti)

in ambienti suburbani e della rondine montana (Ptyonoprogne

rupestris) ospite delle strutture edilizie di Mestre; il colombaccio,

il picchio verde, il gruccione e le quattro specie di corvidi

presenti in pianura – gazza, cornacchia grigia, taccola (Corvus

monedula) e ghiandaia – che solo da un paio di lustri nidificano

in molti spazi urbani e periurbani; il gheppio che è tornato

a riprodursi, dopo diversi decenni di assenza, nei centri urbani

di Mestre e Venezia; lo sparviere (Accipiter nisus) e la poiana,

presenti anche al di fuori dello svernamento e dei movimenti

migratori. Risalta anche la recente frequentazione invernale,

nei pressi o entro lo stesso centro storico lagunare, di svasso

piccolo, svasso maggiore e cormorano, di molti ardeidi e

di germano reale nell’area urbana di terraferma. Di contro,

emerge la locale scomparsa di quelle specie legate agli incolti,

ai corsi d’acqua e agli agroecosistemi diversificati, che ancora

nidificavano nella periferia mestrina fino agli anni settanta del

secolo scorso: barbagianni, averla piccola, allodola, cutrettola

(Motacilla flava cinereocapilla), pendolino e saltimpalo, sono

alcuni degli esempi più eclatanti di specie in forte diminuzione

anche nei restanti ambienti rurali della provincia.

Conclusioni: la gestione dell’avifauna nel comune di Venezia

Se confrontiamo i dati di presenza, distribuzione e consistenza

dell’avifauna nel territorio comunale di Venezia, non possiamo

nascondere che si tratti di un’area particolarmente ricca,

tra le più rilevanti d’Italia, sia come area comunale sia come

area urbana. La presenza di una vasta zona umida salmastra,

la sua particolare posizione geografica, la connotazione di ecotono

tra mare, laguna e continente favorisce la sosta di una

avifauna ricca e diversificata.

I dati ornitologici sembrano delineare un quadro sostanzialmente

positivo, soprattutto per l’avifauna acquatica svernante

che sta aumentando in specie e in numero in questo ultimo

decennio. Fattori diversi contribuiscono a questa situazione

positiva, alcuni locali, altri individuabili su scala continentale

(bon-scarton, 2012). Anche per molte specie acquatiche nidificanti

la situazione è positiva, in particolare grazie a nuovi

ambienti disponibili (barene artificiali), seppur molto discussi.

La fauna urbana risente positivamente della presenza della laguna.

Se Venezia, per la sua connotazione urbana, non è una

città particolarmente ospitale per gli uccelli (a parte poche

specie molto comuni), altrettanto non si può dire per le isole,

grandi e piccole, che offrono una notevole diversità ecologica,

con presenza di ambienti ruderali, boschivi, urbani e agrari.

L’insieme di queste isole, soprattutto in laguna nord, ospita

un bacino di specie notevole e costituisce una sorta di ponte

biogeografico tra i litorali e Venezia stessa. L’istituzione del

parco della laguna nord potrà certamente migliorare questa

situazione e favorire la gestione di un territorio governato da

troppi enti e istituti politici.

Più preoccupante risulta la situazione dei litorali, pur ricchi

di specie e con punti egregi di ricchezza avifaunistica, a causa

della forte pressione edilizia e turistica. Andranno intensificate

le azioni di tutela nelle aree SIC/ZPS, in cui la difficile

convivenza con il turismo balneare limita la presenza di molte

specie, in particolare di quelle che nidificano tra l’arenile e le

prime dune.

Gli ambienti coltivati presentano livelli di ricchezza ornitica

molto variabili, coerenti con il diverso sfruttamento del territorio

agricolo. Sant’Erasmo costituisce quasi un luogo ideale

per l’ornitologo, perché unisce una posizione geografica baricentrica,

una scarsa presenza umana, coltivazioni non intensive

e la presenza di ecotoni che ne fanno un luogo quasi unico

nel panorama locale. In terraferma è l’area orientale della

periferia mestrina a costituire un modello a cui tendere: un

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