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Uccelli di laguna e di città

Atlante ornitologico del comune di Venezia 2006-2011 A cura del Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue Fondazione Musei Civici di Venezia

Atlante ornitologico del comune di Venezia 2006-2011
A cura del Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue
Fondazione Musei Civici di Venezia

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edificato sparso con molto verde pubblico, campagne ricche di

risorse naturali, piccole zone umide. Un insieme di elementi

che ne fanno una delle aree più ricche di avifauna di tutto il

territorio.

Le zone industriali e commerciali sono invece tra le aree con

minor ricchezza di avifauna, sebbene presentino luoghi di un

certo interesse, come lo stagno Montedipe. Possiamo ipotizzare

che una graduale riconversione che tenga conto di spazi

verdi (ad esempio il progetto di riqualificazione ambientale

del Vallone Moranzani) possa sensibilmente migliorare la situazione.

Negli ultimi anni sono numerosi i progetti di riqualificazione

della terraferma mestrina che hanno incrementato il verde

pubblico e quindi non solo la possibilità di sopravvivenza

di molte specie, ma anche il ritorno di altre; dall’ambizioso

progetto del “bosco di Mestre”, tuttora in divenire, al parco

di San Giuliano, sono questi alcuni dei progetti, realizzati o

in via di realizzazione. All’interno della tutela del verde urbano

va però considerata anche la progettazione di zone umide

d’acqua dolce, che vanno pianificate, incrementate e gestite

con attenzione; vanno riqualificati alcuni corsi d’acqua e altri

andrebbero maggiormente tutelati nel rispetto di habitat specifici,

come i canneti e la vegetazione ripariale in genere. Ambienti

peculiari vanno invece pianificati e realizzati allo scopo

di assecondare le esigenze di specie particolarmente selettive:

incolti, prati stabili, macchie arbustive, ecc.

Questa ricerca, in conclusione, potrà essere utilizzata come

strumento di pianificazione, non solo per parchi e riserve. La

consultazione di carte distributive, infatti, non dà solo informazioni

di tipo faunistico; una lettura diversa, conoscendo il

valore ecologico delle specie, può dare informazioni sui processi

di frammentazione del nostro territorio e sul conseguente

isolamento di alcuni ambienti naturali compresi nel tessuto

urbano. Nei paesaggi urbanizzati tale fenomeno raggiunge caratteristiche

estreme e le residue aree naturalistiche possono

risultare isolate e meno idonee alle specie che le occupavano

in origine. I frammenti naturali di habitat, proprio perché di

piccole dimensioni, ospitano un ridotto numero di individui

delle specie più sensibili, soggette quindi a fenomeni di estinzione

locale. Basti pensare alle piccole zone umide interne,

ai sistemi dunosi, ai relitti di bosco planiziale, agli agroecosistemi.

La riduzione in superficie, l’isolamento dell’area e i

disturbi causati dalla vicinanza dell’ambiente urbano sono le

componenti in grado di provocare fenomeni di estinzione locale.

Ovviamente questo vale per gli uccelli come per altre

specie di animali e vegetali. Se la città si presenta quindi come

un ecosistema, in gran parte creato artificialmente dall’uomo,

sarà l’uomo stesso a dover pianificare ambienti sostitutivi che

permettano la sopravvivenza della fauna all’interno della città.

Si è già visto come il grado di ricchezza biologica dipenda

dall’esistenza di un’ampia rete ecologica. All’uomo quindi il

compito di connettere parchi di ville storiche, parchi urbani,

corsi d’acqua, boschi per consentire lo scambio tra le biocenosi

presenti nelle diverse zone della città, e tra la città stessa e le

aree contermini.

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