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Uccelli di laguna e di città

Atlante ornitologico del comune di Venezia 2006-2011 A cura del Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue Fondazione Musei Civici di Venezia

Atlante ornitologico del comune di Venezia 2006-2011
A cura del Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue
Fondazione Musei Civici di Venezia

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Zone agricole

Porzioni di territorio rurale, oltre che nelle maggiori isole

presso la bocca di porto di Lido, sono presenti nella parte occidentale

e in quella orientale della terraferma, la prima intensamente

urbanizzata, la seconda di recente bonifica. Non

più di un secolo fa settori di questi territori erano ancora contraddistinti

da paludi d’acqua dolce, da praterie naturali e da

superfici a querceto-carpineto che nel periodo tra i due conflitti

mondiali furono bonificati o dissodati e messi a coltura.

La terraferma compresa tra le frazioni di Catene, Chirignago,

Asseggiano, Zelarino, Carpenedo è contrassegnata da appezzamenti

agricoli di piccole dimensioni e da edificazione diffusa,

che consente la precaria permanenza di un ordinamento

colturale misto, ospitante siepi, alberate, fossi irrigui e filari

residui del preesistente paesaggio agrario (roccaforte, 2002);

la terraferma inclusa tra gli abitati di Dese, Favaro Veneto e

Tessera è contraddistinta, invece, da superfici agrarie di grandi

dimensioni, coltivate a mais, soia e barbabietola da zucchero,

dove l’edificazione è concentrata in nuclei: elementi di naturalità

sono offerti da limitati ripristini di zone d’acqua dolce

(Vallesina di Ca’ Noghera e bacini di fitodepurazione consortile)

e dai più consistenti e recenti interventi di riforestazione,

230 realizzati su 1.100 ettari in progetto, del “bosco di Mera;

dei Villaggi San Marco e San Paolo a Mestre; dei Villaggi

Sartori e Don Sturzo a Carpenedo; del Villaggio Laguna

- CEP a Campalto. Questi luoghi, dal secondo dopoguerra

ai primi anni settanta, sono stati connotati dalla presenza di

diverse conifere e di latifoglie montane, di molte specie esotiche,

soprattutto asiatiche e americane (crescente et al.,

1997; cogo et al., 2002). In sostituzione delle entità fino ad

allora impiegate, estranee alle locali condizioni fitoclimatiche,

sono state utilizzate, a partire dalla fine degli anni settanta,

anche specie appartenenti alla flora planiziale autoctona, come

nel parco di Catene a Marghera, nel parco Rodari a Chirignago,

nel parco del Marzenego a Zelarino, nel parco Hayez

alla Cipressina, nel parco Piraghetto e nel parco Sabbioni a

Mestre centro. Assecondano questi criteri anche i più estesi

parco A. Albanese, di 33 ettari (cerami, 1996), e parco di San

Giuliano, di 74 ettari (caprioglio-di mambro, 2005). Parchi

più antichi, ispirati alla tipologia del giardino all’inglese,

sono quelli di Villa Querini e di Villa Tivan a Mestre, di Villa

Franchin e Villa Matter a Carpenedo. Il cosiddetto “campo

trincerato mestrino” (zanlorenzi, 1997), che ancora delimita

il centro urbano dalle zone agricole meno densamente abitate,

è costituito da pertinenze esterne ed edifici militari che hanno

preservato cospicui elementi di naturalità, attraverso fossati

perimetrali, prati, siepi e alberate (anoè, 1990; bon et al., 1996;

marcolin-zanlorenzi, 2004; basciutti, 2009; toniolo,

2009). Risalgono alla fine del XIX secolo i forti Tron, Gazzera

e Carpenedo; datano, invece, ai primi decenni del Novecento

i forti Mezzacapo, Cosenz, Bazzera, Rossarol e Pepe; unico ad

affacciarsi sulla laguna è l’ancora più antico Forte Marghera,

d’impianto napoleonico-austriaco, che costituisce il fulcro di

questo sistema fortificato (moro-grigoletto, 2001).

Infrastrutture, zone industriali, direzionali e commerciali

Rilevanti sia per la loro ampiezza, sia per gli impatti riconducibili

a modifiche dei soprassuoli e alle emissioni fluide e

gassose, sono la I e la II Zona industriale di Porto Marghera,

complessivamente estese per circa 1.500 ettari; la prima fu edificata

colmando le superfici delle barene del Bottenigo tra gli

anni dieci e trenta del Novecento, la seconda colmando quelle

delle paludi Barbariga e della Rana tra gli anni cinquanta e sessanta

(bondesan, 2006). All’interno della II Zona industriale,

alcuni incolti offrono opportunità d’insediamento all’avifauna,

significativamente presente in una palude d’acqua dolce di

circa 12 ettari (scarton, 1989), ospitante una garzaia. Un’incidenza

significativa hanno pure i sedimi e le strutture della

stazione aeroportuale Marco Polo – edificata sulle barene del

bacino lagunare superiore e inaugurata nel 1960 –, quelli legati

ai raccordi delle infrastrutture di trasporto su acqua, ferro e

gomma (stazione ferroviaria, porto commerciale, barriere autostradali,

aree delle paratie mobili delle bocche di porto) e i

più recenti insediamenti della grande distribuzione commerciale

che delimitano a nord e a sud l’abitato di Mestre.

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