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MARIO GANDINI RAFFAELE PETTAZZONI NEGLI ANNI 1937 ...

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Pettazzoni 6-11-2007 8:57 Pagina 172<br />

Io mi limiterò a sottoporvi a questo proposito alcune brevi considerazioni.<br />

Anzitutto questa: che l’Africa conserva nei quadri, sul piano della antropologia funzionale, quella<br />

situazione di primo piano che aveva nell’etnologia storico-culturale, conserva la medesima importanza<br />

per delle ragioni ovvie.<br />

In secondo luogo si pone il problema della eventuale possibilità dei rapporti, della eventuale possiblità<br />

di una collaborazione fra questi due indirizzi della antropologia funzionale e della Cultural<br />

Historic School, nonostante che questa collaborazione sia in certo qual modo a priori respinta dalla<br />

functional anthropology. Si comprende facilmente come dal punto di vista dell’antropologia funzionale<br />

una collaborazione con l’altro indirizzo non sia desiderabile. Questo è proprio di ogni movimento<br />

nuovo, di porsi piuttosto contro una collaborazione che in favore della collaborazione con un altro indirizzo.<br />

Dichiaratamente l’antropologia funzionale ama contrapporsi a quella che chiama etnologia<br />

“accademica” o “romantica”, etnologia che si preoccupa di fare la storia delle civiltà antichissime,<br />

mentre la functional anthropology è essenzialmente orientata verso il presente, e in primo luogo l’antropologia<br />

ed etnologia contemporanea.<br />

Io mi sono domandato, e sottopongo a questo illustre Consesso il quesito, se questo dualismo sia<br />

assoluto, se questa opposizione sia assolutamente radicale, o se si possa vedere la possibilità di una collaborazione<br />

di questi due importanti indirizzi. Io credo che esista un terreno in cui le due scuole si<br />

incontrano, specialmente in quanto l’antropologia funzionale, nonostante che si atteggi preferibilmente<br />

a scienza applicata, non può tuttavia rinunziare al suo carattere di scienza teoretica senza venir meno<br />

al suo carattere stesso di scienza.Su questo terreno teoretico la intesa tra i due indirizzi è non solo possibile,<br />

ma io credo anche utile.<br />

Ho segnalato brevemente nella mia relazione uno dei casi in cui i risultati della Historic ethnology<br />

possono rendere utili servigi agli scopi della functional anthropology. Ancor più evidente è l’utilità che<br />

può venire dalla antropologia funzionale alla etnologia storica per una ragione ovvia. È vero che l’antropologia<br />

funzionale è essenzialmente antropologia contemporanea, ma quello che è il principale<br />

oggetto di studio per l’antropologia funzionale è cioè l’incontro di civiltà, e più particolarmente l’incontro<br />

contemporaneo tra la elevatissima civiltà europea e le civiltà primitive degli altri continenti - per<br />

noi dunque le civiltà primitive africane -. Questo incontro di civiltà che è l’oggetto principale degli<br />

studi della antropologia funzionale, concerne un fenomeno che non è soltanto fenomeno contemporaneo,<br />

ma che si è prodotto in tutti i tempi, perché in tutti i tempi c’è stato il contatto tra le civiltà, e la<br />

storia delle civiltà si può ridurre a storia degli incontri di civiltà diverse. Ora quelle osservazioni che<br />

stanno particolarmente a cuore alla antropologia funzionale, osservazioni sopra il dinamismo culturale<br />

di questo processo che costituisce l’incontro di civiltà diverse, qusto complesso di osservazioni fatto<br />

sul vivo della civiltà attuale, è il merito della antropologia funzionale; questa sua attualità, questo suo<br />

realismo concreto, questo complesso di osservazioni, ci aiuta a comprendere i fenomeni dello stesso<br />

genere che si sono compiuti in ogni tempo, anche se si sono compiuti a distanza di secoli o millenni.<br />

Soprattutto conviene insistere sopra un particolare aspetto della antropologia funzionale, ed è il suo<br />

realismo, il suo carattere pratico, il suo carattere di scienza applicata. Questo carattere pratico si contrappone<br />

in certo qual modo all’esclusivismo teoretico della etnologia di carattere storico, e quindi<br />

inaugura tutta una serie di rapporti nuovi tra la scienza etnologica e la pratica etnologica, e specialmente<br />

tra la scienza etnologica e l’amministrazione coloniale. L’etnologo militante, come ama definirsi<br />

il funzionalista, si incontra ad ogni passo con il funzionario coloniale e si stabilisce da questo incontro<br />

una collaborazione quanto mai proficua, la quale pone termine a quel dissidio che finora esisteva<br />

fra gli studi di pura storia della civiltà e gli interessi, e i bisogni, le esigenze dell’amministrazione coloniale.<br />

Questo è il punto di vista su cui conviene principalmente fermarsi e secondo me sarà uno dei<br />

principali e più importanti risultati del nostro Convegno, questo, che senza addivenire a nessuna manifestazione<br />

di carattere ufficiale, nessun ordine del giorno – tutto questo esula dal carattere del nostro<br />

Convegno – avrà l’importante funzione di richiamare l’attenzione dei nostri Governi coloniali e dell’amministrazione<br />

metropolitana sopra, non direi la utilità, ma la necessità inderogabile di stabilire rapporti<br />

diretti fra l’amministrazione e i suoi organi funzionali e questo lavoro scientifico non soltanto, ma<br />

anche a carattere eminentemente pratico e che può rendere immensi servigi all’amministrazione coloniale.<br />

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