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MARIO GANDINI RAFFAELE PETTAZZONI NEGLI ANNI 1937 ...

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Pettazzoni 6-11-2007 8:57 Pagina 202<br />

de gentilezza e amabilità) da lui dimostrata.<br />

Con molti altri studiosi stranieri, dopo il fugace incontro di questi giorni, probabilmente<br />

il nostro storico delle religioni non avrà più contatti ( 69 ).<br />

Non sappiamo se egli ha già incontrato altre volte l’orientalista Enrico Cerulli, già allievo<br />

di Nallino, Gallina e Levi Della Vida; il Cerulli, attraverso viaggi ed esplorazioni in<br />

Somalia e in Etiopia ha raggiunto una eccezionale conoscenza delle lingue, delle culture e<br />

della storia di quelle genti, come attestano le sue pubblicazioni scientifiche, quali ad esempio<br />

la raccolta pubblicata dall’Harvard University, The folkliterature of the Galla of Southern<br />

Abyssinia, Cambridge (Mass.), 1922, le note di viaggio Etiopia occidentale: dallo Scioa alle<br />

frontiere del Sudan, Roma, 1929-1933, La lingua e la storia di Harar, Roma, 1936, i tre volumi<br />

di Studi etiopici, Roma, 1936-1938; dal 1920 è nella carriera coloniale, dal novembre <strong>1937</strong><br />

è vice-governatore generale dell’Africa Orientale Italiana. Nel novembre 1943 manderà a<br />

Pettazzoni il volume Il libro etiopico dei Miracoli di Maria e le sue fonti nelle letterature del<br />

Medio Evo latino, Roma, 1943, accompagnando il dono con un biglietto in cui usa il tu: l’opera<br />

costituisce un capitolo della storia delle relazioni fra cristianesimo occidentale e chiese<br />

d’Oriente nel Medio Evo e l’autore spera che “possa essere utile anche agli storici medievalisti<br />

per la valutazione della grande, e - qualche volta anche - inattesa parte che la storia delle<br />

religioni può avere pure nei confronti della grande Storia con l’esse maiuscola!”( 70 ).<br />

Concluso il Convegno, si procede alla preparazione degli atti: la maggior parte dei testi<br />

presentati sono già composti (e pubblicati in opuscoli), altri sono da acquisire e comporre;<br />

sono da redigere i testi delle discussioni ecc.; Pettazzoni il 27 dicembre 1938 in una copia<br />

della sua relazione a stampa apporterà due sole modifiche: a p. 4 trasferirà in nota una citazione<br />

bibliografica, a p. 7 modificherà la nota 1.<br />

Gli atti del Convegno, due grossi tomi di complessive pp. 1736 (numerazione continuativa),<br />

usciranno negli ultimi mesi del 1939 (nel secondo tomo, 1593-1721, saranno ristampate<br />

le biografie e le foto dell’Album illustrato dei partecipanti): Convegno di scienze morali<br />

e storiche 4-11 Ottobre 1938-XVI. Tema: L’Africa, Roma, Reale Accademia d’Italia,<br />

1939-XVIII (Reale Accademia d’Italia. Fondazione Alessandro Volta istituita dalla Società<br />

Edison di Milano. Atti dei Convegni, 8); la relazione di Pettazzoni, Orientamenti attuali<br />

dell’Africanistica, occuperà le pp. 53-60; i suoi interventi nelle discussioni si troveranno<br />

nelle pp. 230, 659-661 e 752-754; a p. 1692 è la nota biografica con foto.<br />

A conclusione di questo capitolo è da segnalare la prevalente presenza tra i relatori al<br />

Convegno di personalità politiche, missionari, ufficiali e funzionari coloniali italiani e stranieri,<br />

che in buona parte il Convegno è impegnato ad affrontare problemi politici, che molti<br />

studiosi italiani, diversamente da Pettazzoni, si adeguano ai temi della propaganda fascista<br />

esaltando il razzismo imposto dal regime e manifestando disprezzo per le culture africane.<br />

Per esempio, Renato Biasutti sostiene che il Negro porta con sé “tante stimmate d’inferiorità<br />

morfologica e psichica”, che “è un essere fortemente ricettivo e presenta debolissima<br />

resistenza agli influssi delle culture importate”, ma che “la sua partecipazione spirituale si<br />

arresta inevitabilmente al limite segnato dalle sue facoltà mentali e dalla sua psiche primitiva”;<br />

Lidio Cipriani, come già in scritti precedenti, afferma: “Per noi Italiani è fissato ormai<br />

in maniera inequivocabile l’atteggiamento da assumere verso le razze di colore in Africa.<br />

Esso si ispira alla convinzione che una inferiorità irriducibile, legata a cause biologiche e<br />

quindi trasmissibile nelle generazioni, contraddistingue coteste razze rispetto ai bianchi...”<br />

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