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MARIO GANDINI RAFFAELE PETTAZZONI NEGLI ANNI 1937 ...

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Pettazzoni 6-11-2007 8:57 Pagina 207<br />

tratta di tutelare le esigenze scientifiche eliminando pubblicazioni extrascientifiche o pseudoscientifiche”;<br />

Luzio informa con lettera del 20 novembre i singoli colleghi della sua Classe<br />

precisando che per il poco tempo a disposizione (15 giorni) ad ognuno viene richiesto l’esame<br />

di un “minimum’’ di appena due libri; a questa lettera non tutti risponderanno; risponderanno<br />

entro il 5 dicembre Paribeni, Patetta e Pettazzoni (non conosciamo i titoli da loro<br />

segnalati); Luzio fornirà “recensioni” su Arturo Labriola, Ferrero, De Ruggiero, Cappa,<br />

Mario Mariani ( 74 ).<br />

In Campidoglio (20 novembre 1938)<br />

Domenica 20 novembre 1938 Pettazzoni partecipa nel salone Giulio Cesare del<br />

Campidoglio all’adunanza generale pubblica solenne del’Accademia d’Italia per l’inaugurazione<br />

del decimo anno accademico; come scriverà il cronista de Il Giornale d’Italia, alle<br />

pareti sono appesi i gonfaloni dell’Urbe e contro quella di fondo campeggiano “i busti del<br />

Sovrano e del Duce e la grande statua marmorea di Caio Giulio Cesare, Dittatore Perpetuo”;<br />

agli ordini delle alte gerarchie prendono posto gli invitati appartenenti alle prime quattro<br />

categorie dello Stato; al centro della prima fila, dominante sugli altri, siederà il Re<br />

Imperatore nel seggio reale, di fronte al quale, a sinistra, nel settore di onore, prendono posto<br />

gli accademici d’Italia.<br />

Alle l1 tra “gli entusiastici applausi della folla e lo squillare delle argentee trombe” arriva<br />

il Sovrano; a suo lato Costanzo Ciano, presidente della Camera, Solmi rappresentante del<br />

governo, Ferrari rappresentante del Senato; al tavolo presidenziale prendono posto il presidente<br />

Federzoni, il principe Colonna governatore di Roma, il vice-segretario del PNF Serena<br />

e l’accademico Paribeni relatore.<br />

Dopo il rituale saluto al Re Imperatore Federzoni legge la relazione sull’attività svolta<br />

dall’Accademia nell’anno XVI E.F. “orientata sulle direttive segnate dal Duce, suscitatore e<br />

ordinatore di tutte le energie spirituali della Nazione”; rammenta tra l’altro il successo del<br />

recente Convegno Volta sul tema L’Africa; rievoca le figure degli accademici scomparsi<br />

Angiolo Silvio Novaro, Ettore Romagnoli, Carlo Alfonso Nallino, Nicola Parravano; prima<br />

di dare la parola a Paribeni afferma che, appunto perché chiamata a difendere il carattere<br />

nazionale del pensiero e della cultura d’Italia, secondo il genio e le tradizioni della stirpe,<br />

l’Accademia non poteva astenersi dall’intervenire nella discussione di un problema importantissimo<br />

che è, prima che politico, biologico e storico, quello della razza.<br />

A questo punto Paribeni, rappresentante della Commissione per lo studio dell’ebraismo<br />

in Italia, legge la sua relazione sull’ebraismo nella storia e nella vita di Roma antica; alle ore<br />

12 la seduta è tolta.<br />

All’adunanza dedicano particolare rilievo i quotidiani: v., per esempio, Sull’arce capitolina.<br />

Il contributo dell’Accademia al dibattito sul problema della razza..., Il Giornale<br />

d’Italia, 22 novembre 1938, 5; il cronista elogia tra l’altro la dotta relazione di Paribeni sull’ebraismo<br />

“in riferimento al suo ciclo storico ed alla sua naturale condanna”, giudica “eloquentissima<br />

la rievocazione del giudizio ciceroniano nei confronti degli ebrei”, “lapidaria<br />

l’allusione di Tacito...” Il discorso di Paribeni viene giudicato invece da Telesio Interlandi<br />

troppo benevolo, addirittura “una esaltazione dell’ebraismo, fatta con ‘obiettività storica’”;<br />

il testo originale non è conservato e non viene dato alle stampe dall’Accademia (probabilmente<br />

a seguito della reazione negativa dell’Interlandi), ma può essere identificato con l’ar-<br />

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