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MARIO GANDINI RAFFAELE PETTAZZONI NEGLI ANNI 1937 ...

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Pettazzoni 6-11-2007 8:57 Pagina 113<br />

“temendone le sortite imprevedibili e preoccupandosi soltanto di accontentarlo il più possibile<br />

nelle sue continue richieste e di strumentalizzarlo in appoggio alla propria opera”<br />

(Alatri); avrebbe voluto nominarlo accademico d’Italia, ma il poeta ha sempre opposto un<br />

ostinato rifiuto; invece dopo la morte di Guglielmo Marconi (20 luglio <strong>1937</strong>) riesce a fargli<br />

accettare la presidenza dell’Accademia (per la prima volta viene adottata la nuova procedura<br />

di cui al r.d.-l. 8 luglio <strong>1937</strong>, n. 1840: la nomina è fatta dal capo del governo di concerto<br />

col ministro dell’educazione nazionale, sentito il Consiglio dei ministri); la notizia viene diffusa<br />

dalla radio e dai giornali: v. per esempio, D’Annunzio Presidente dell’Accademia<br />

d’Italia, Il Giornale d’Italia, 23 setterùbre <strong>1937</strong>, 1 (viene pubblicato anche il messaggio di<br />

risposta del poeta).<br />

Pettazzoni invia subito un telegramma al neo-presidente:<br />

23 sett. <strong>1937</strong><br />

Gabriele D’Annunzio - Gardone<br />

al Maestro sapiente, al Capo glorioso con devozione antica e nuova Pettazzoni<br />

Non abbiamo elementi per stabilire se Pettazzoni ha davvero sentimenti di devozione nei<br />

confronti di d’Annunzio: ne conosce le opere e probabilmente ne apprezza l’arte; ma come<br />

giudica l’uomo?<br />

La nomina formale del poeta a membro della Classe delle lettere e a presidente<br />

dell’Accademia avverrà con r.d. 12 novembre <strong>1937</strong>; ma egli è gravemente malato, e non<br />

vuole farsi vedere in condizioni fisiche precarie; pertanto non svolgerà le sue funzioni presidenziali;<br />

e morirà il 1° marzo 1938 ( 17 ).<br />

La recensione di Omodeo a La confessione dei peccati (settembre <strong>1937</strong>)<br />

Quando Pettazzoni nell’ottobre <strong>1937</strong> riceve La Critica, 35, 5 (20 settembre <strong>1937</strong>) e legge<br />

alle pp. 367-371 la recensione che Adolfo Omodeo dedica a La confessioone dei peccati,<br />

forse si pente di aver invitato il collega, nel dicembre 1935, a redigerla: in essa infatti non<br />

mancano i giudizi positivi, ma viene negato ogni valore storico all’interpretazione pettazzoniana.<br />

Il recensore esordisce affermando che “questa vastissima ricerca sugli istituti della penitenza<br />

presso gran parte dei popoli della terra è condotta con la ben nota scrupolosità del<br />

Pettazzoni, con un’erudizione rara e con una sicurezza di movimenti singolare in campi così<br />

diversi, pur nella parvente unità d’argomento”, che “molte particolari ricerche portano a<br />

migliori interpretazioni di documenti interessanti la storia religiosa” e che “tutte le diverse<br />

indagini sono ricchissime di suggestioni per il lettore”; a proposito di queste suggestioni,<br />

dopo qualche esempio, aggiunge un auspicio o consiglio:<br />

Appunto perciò io consiglierei al Pettazzoni, se continuerà nella sua opera e se l’estenderà alla confessione cristiana,<br />

a non esitare a darle più apertamente il carattere di repertorio erudito: di presentare i testi, dove è possibile<br />

nell’originale, dove non è possibile nella migliore traduzione che se ne sia fatta in lingua moderna, e ad aggiungere<br />

il commento erudito e filologico necessario. I repertori sono opere di altissimo merito a cui si rivolge con gratitudine<br />

ogni studioso e sono utili anche nell’empiricità della classificazione, e altre sillogi come questa sulla confessione<br />

dei peccati sarebbero d’immenso aiuto.<br />

A questo punto l’Omodeo ribadisce la sua critica alla posizione della scienza delle religioni<br />

(cfr. Pettazzoni 1922-1923, 214, e 1924-1925, 125):<br />

Invece ho il dubbio che la costruzione di una teoria sulla vasta silloge dei documenti non solo sia fallita al<br />

Pettazzoni e sia rimasta senza presa sui documenti, ma che sia essa stessa impossibile, per i motivi di critica che ho<br />

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