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MARIO GANDINI RAFFAELE PETTAZZONI NEGLI ANNI 1937 ...

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Pettazzoni 6-11-2007 8:57 Pagina 83<br />

Mussolini..., Maestro di cultura e di vita”; parlando poi al Senato il ministro tratta anche dell’istruzione<br />

superiore, “un sistema rigido, uniforme, accentrato, di cui percepiamo già i vantaggi<br />

nell’indirizzo unitario, regolabile con criteri più generali...” e per tutta l’organizzazione<br />

scolastica manifesta l’orientamento non di applicare ritocchi, ma di portare la Scuola a<br />

riformare se stessa secondo le sue esigenze reali...: è il preannuncio di quella che sarà la<br />

Carta della Scuola.<br />

Convinto sostenitore della svolta che Bottai intende imprimere nella scuola è il senatore<br />

Nicola Pende, secondo il quale la scuola fascista “dopo una prima necessaria fase di indirizzo<br />

d’autorità e d’inquadramento quasi militare dei docenti e degli studenti, entra oggi a vele<br />

spiegate nella sua fase di maturità”, la fase “politica, corporativa, imperiale e biologica”; la<br />

scuola “deve ormai adattarsi alla realtà politica dello stato di Mussolini, corporativo, allevatore<br />

e purificatore della stirpe imperiale, deve formare il cittadino corporativo...”; senza<br />

mezzi termini l’illustre clinico prospetta un ordinamento scolastico che tenda a creare ostacoli<br />

a chi aspira ad elevarsi nella scala sociale: “...orientamento precoce del ragazzo e dell’adolescente<br />

verso l’attività produttiva a cui egli è chiamato dalle sue possibilità fisiche e<br />

mentali e delle sue reali inclinazioni; e soprattutto occorre favorire in tutti i modi il ritorno<br />

dei figli dei contadini alla terra; la scuola primaria per i figli dei lavoratori della terra può<br />

essere ridotta di durata a beneficio dell’istruzione pratica, tecnica agricola, così che al più<br />

presto che sia possibile il figlio del contadino apprenda il mestiere” (v. Elevata discussione<br />

al Senato sul bilancio dell’Educazione nazionale, Il Giornale d’Italia, 23 marzo <strong>1937</strong>, 5; si<br />

veda anche del Pende, La scuola fascista nella sua fase corporativa, imperiale e biologica,<br />

Rivista pedagogica, <strong>1937</strong>, n. 3, dove vengono ribaditi i concetti sopra esposti e si auspica di<br />

“ridurre l’istruzione primaria ‘teoretica”’e di sostituirla con “corsi obbligatori di avviamento<br />

al lavoro agricolo, in modo da legare così sempre maggiormente il figlio del contadino al<br />

lavoro della terra...”: “Libro, moschetto e vanga siano l’emblema della vera bonifica integrale<br />

della scuola fascista”).<br />

Riteniamo che la lettura di queste righe susciti viva indignazione nell’animo di<br />

Pettazzoni, il quale in gioventù si è battuto per l’emancipazione delle classi popolari dall’ignoranza<br />

e per la diffusione della cultura tra i ceti più umili; probabilmente negli stessi giorni<br />

da un periodico che riceve regolarmente egli ha notizia di una analoga presa di posizione<br />

da parte di p. Agostino Gemelli, il quale non accetta volentieri nella Facoltà di magistero<br />

dell’Università cattolica i giovani che, per sostenere le spese degli studi, debbono lavorare;<br />

e a sostegno del suo atteggiamento invoca la volontà di Dio: “... non è possibile ad un tempo<br />

fare il maestro e fare lo studente. Scelgano: o l’uno o l’altro. Che se si risponde: ma io non<br />

ho quattrini per studiare e debbo lavorare per vivere, allora bisogna controbattere: non è<br />

necessario conseguire la laurea: se Iddio non ti ha dato i mezzi, vuol dire che la sua volontà<br />

ti indica un’altra strada” (v. Non sarebbe male che..., Segni dei tempi, 4, 1 (gennaio-marzo<br />

<strong>1937</strong>), 130-132).<br />

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