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MARIO GANDINI RAFFAELE PETTAZZONI NEGLI ANNI 1937 ...

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Pettazzoni 6-11-2007 8:57 Pagina 98<br />

Villar Pellice (Prov. di Torino), il 12 Luglio <strong>1937</strong><br />

Stimatissimo Sig. Professore!<br />

Troppo cortesi sono le Sue righe perché io indugi a farLe pervenire il mio sentito ringraziamento e ad<br />

esprimerLe insieme la mia alta ammirazione per la Sua poderosa opera sulla “Confessione dei peccati”.<br />

Nella lieta prospettiva di poter leggere, mercè la Sua liberalità, qualche altro scritto di sì competente maestro,<br />

rimango -coi sensi del più rispettoso ossequio - Di Lei dev.mo Howard Teofilo Gay<br />

Dal testo della cartolina che abbiamo trascritto si evince che nella prima quindicina di luglio<br />

avviene un contatto epistolare tra Pettazzoni e Howard Teofilo Gay (in un capitolo precedente<br />

abbiamo detto della recensione di quest’ultimo al 3° volume de La confessione dei peccati e<br />

richiamato le precedenti al 1° e al 2°, tutte pubblicate nell’Orientalische Literaturzeitung).<br />

Howard Teofilo Gay ha compiuto gli studi secondari a Roma, Torino e Brescia e quelli<br />

teologici a Firenze (1894-1897), a Berlino (1897-1899) e a Ginevra (1899-1900); ha raggiunto<br />

una perfetta padronanza di molte lingue, in particolare dell’ebraico, del sanscrito e<br />

dell’arabo; pur possedendo una cultura teologica e filologica tale da poter aspirare ad una<br />

cattedra universitaria, non ha voluto essere altro che pastore evangelico; consacrato a Torre<br />

Pellice nel 1900, per trent’anni consecutivi (1903-1934) è stato ministro presso la Chiesa<br />

evangelica svizzera di Bergamo (fusa poi con la Chiesa valdese ) ( 9 bis ).<br />

In luglio Pettazzoni riceve una comunicazione dal Generale comandante II gruppo<br />

dell’Unione nazionale ufficiali in congedo d’Italia - Gruppo Roma-: “con B.U. <strong>1937</strong> dispensa<br />

n. 36 pagina 2881 Ella è stato promosso al grado di capitano con anzianità 1°/3/35”.<br />

Curiosa la promozione col Bollettino Ufficiale! La stessa espressione verrà usata nella comunicazione<br />

ufficiale del Comando Distretto Militare; rectius, il tenente Pettazzoni è stato promosso<br />

capitano ad anzianità per titoli con r.d. 13 maggio <strong>1937</strong>, reg. alla Corte dei Conti il 14<br />

giugno, reg. 23, f. 208, pubblicato nel B.U. <strong>1937</strong>,a p. 2881.<br />

Tra le pubblicazioni che giungono in Via Crescenzio nel luglio <strong>1937</strong> forse attira l’attenzione<br />

di Pettazzoni anche il volume di Antonino D’Alia, “ministro plenipotenziario d’Italia”<br />

a riposo, Confederazione europea, Roma, 1934; al titolo dell’occhiello l’autore ha aggiunto<br />

di suo pugno “…o Caos!”: nella stessa pagina si legge il motto Ex diversis gentibus Europae<br />

patriam unam ( 10 ). Sorprende, in anni di esasperato sciovinismo e dilagante razzismo, leggere<br />

espressioni di riguardo “ai non Europei, molti dei quali (non Europei) o ci sono superiori<br />

o non sono per nulla inferiori a noi”; della Prefazione, 5-9, riportiamo la parte finale, in<br />

un certo senso profetica:<br />

In sostanza, questo volume è diretto anzitutto a studiosi e a non studiosi di qualsiasi nazionalità e di qualsiasi<br />

religione d’ Europa, perchè vedano la realtà dei mali dei quali questa è sempre più travagliata; ai diplomatici poi<br />

perchè non si irrigidiscano nelle loro funzioni e diventino i veri Consiglieri di Politica estera dei loro Governi, a<br />

quasi tutti gli Uomini politici e di Stato, in fine, del nostro Continente perché la finiscano una buona volta con le<br />

loro infantili Conferenze e con le loro altosonanti parole, perché escano dal circolo vizioso delle quisquiglie, delle<br />

piccinerie, delle riserve, dei trabocchetti e simili, e perché, ampliando il loro respiro, considerino e affrontino e trovino<br />

sul serio la soluzione di tutte le quistioni che tanto ci assillano, onde poter giungere ancora in tempo a quella<br />

Paneuropa a cui—ove l’opera loro mancasse — arriverebbero ugualmente le nostre generazioni future, ma dopo un<br />

caos generale, perdite, sofferenze ed umiliazioni, delle quali sarebbero, proprio essi, ritenuti i maggiori responsabili<br />

nella Storia nostra e dell’Umanità.<br />

Il 22 o il 23 luglio l’ambasciatore giapponese Yotaro Sugimura lascerà Roma; in data 16<br />

scrive un’amichevole lettera di congedo all’amico Pettazzoni, il quale risponde ricordando<br />

d’aver goduto della sua cordiale e squisita ospitalità: se un giorno avrà la fortuna di visitare<br />

il Giappone, sarà per lui il coronamento di un interesse molto vivo che l’ha spinto a studiare<br />

la storia culturale e religiosa giapponese (questa fortuna l’avrà nel 1958, quando parteci-<br />

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