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MARIO GANDINI RAFFAELE PETTAZZONI NEGLI ANNI 1937 ...

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Pettazzoni 6-11-2007 8:56 Pagina 59<br />

Addenda<br />

In Pettazzoni 1930-1931, 218-219, abbiamo supposto che Pettazzoni incontri per la prima<br />

volta Ranuccio Bianchi Bandinelli prima del 1931 in occasione di qualche riunione fiorentina;<br />

la supposizione rimane valida: il giovane archeologo, il quale ha conseguito la laurea a<br />

Roma, nel dicembre 1923, con la tesi Ricerche archeologiche su Chiusi e il suo territorio in<br />

età etrusca (pubblicata poi nel 1925 in “Monumenti Antichi dei Lincei”) ed ha avuto contatti<br />

con Minto che lo ha introdotto nell’ambiente storico-artistico fiorentino, nell’aprile-maggio<br />

1926 partecipa al 1° Convegno nazionale etrusco presentando il progetto della Carta archeologica<br />

al 100.000 e una relazione sulla produzione artistica etrusca nel contesto dell’arte<br />

dell’Italia antica; è molto probabile che proprio durante questo convegno avvenga il primo<br />

incontro.<br />

Aggiungiamo che nello stesso anno 1926 Bianchi Bandinelli, soggiornando nella capitale<br />

per approfondire gli studi archeologici nelle biblioteche romane, incontra ancora<br />

Pettazzoni; egli scrive alla moglie in data 10 novembre 1926: “L’ambiente non potrebbe<br />

essere più archeologico, si fanno diuturne conversazioni con Ducati, Giglioli, Marconi,<br />

Amelung, Antonielli, Anti (ora direttore ad Atene), Della Seta, Paribeni, Pettazzoni e si attendono<br />

Minto, Pernier, Poggi e Chierici” (+).<br />

(+) Il passo è riportato a p. 76 del recente volume di M. Barbanera, Ranuccio Bianchi Bandinelli. Biografia ed<br />

epistolario di un grande archeologo, Milano, 2003 (è un’ampia ed esaustiva biografia; del ricchissimo epistolario è<br />

pubblicata qui soltanto una selezione).<br />

In Pettazzoni 1931-1933, 119, abbiamo citato il nome di G. J. Hoogewerff, già in rapporti<br />

con Pettazzoni nei primi anni Trenta; è probabile che tali rapporti risalgano agli anni Dieci.<br />

Godefridus Johannes Hoogewerff, segretario dell’Istituto storico olandese in Roma dal<br />

1912 e dal 1924 direttore dello stesso, in Olanda si è laureato in Storia e specializzato in<br />

Storia medievale; incaricato di descrivere i manoscritti e le miniature custoditi nel Museo<br />

arcivescovile di Utrecht, ha studiato l’iconografia cristiana ed acquisito una buona conoscenza<br />

tecnica del materiale; ma da una conferenza pronunciata da Aby Warburg nel 1912 a<br />

Roma in occasione del 10° Congresso internazionale di storia dell’arte ha ricevuto lo stimolo<br />

a dedicarsi alla ricerca iconologica; in seguito ha pubblicato molti lavori sull’arte paleocristiana<br />

e rinascimentale; si deve a lui se l’Istituto dispone ora di una nuova sede ed è stato<br />

elevato ad una dimensione internazionale.<br />

Lo studioso olandese, che dirigerà l’Istituto fino al 1950, avrà ancora rapporti con il<br />

nostro storico delle religioni (++).<br />

(++) Sull’olandese Godefridus Johannes Hoogewerff (1884-1963) ci limitiamo a segnalare la voce di P.J. van<br />

Kessel nel Biografisch Woordenboek van Nederland onder eindredactie van J. Charité, Amsterdam, 2, 1985, 241-<br />

243 (con elenco dei necrologi).<br />

Nella nota 46 (Angelo Brelich) in Pettazzoni 1934-1935, 211-212, e precisamente 212, r.<br />

9, abbiamo lamentato che Brelich sia completamente ignorato dall’EI; per l’esattezza, gli<br />

dedica tre righe Alfonso M. di Nola nella voce Religioni (Storia delle) nella 4.a App., 3,<br />

1981, 202-209, e precisamente 208; sorprende –ripetiamo- che dopo avergli dedicato una<br />

voce nel DBI, non si sia ritenuto doveroso dedicargliene un’altra, sia pure ridotta, nell’App.<br />

2000.<br />

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