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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

tutti gli altri novellini in tutti gli altri tempi. Ed è ogni volta come un<br />

miracolo, quando ad anni di così piatto e lento avv<strong>il</strong>imento succede una<br />

piccola ascesa spirituale, come accadde allora. Dalla mentalità, liscia<br />

come un olio, degli ultimi due decenni del diciannovesimo secolo era<br />

insorta improvvisamente in tutta l’Europa una febbre vivificante.<br />

Nessuno sapeva bene che cosa stesse nascendo; nessuno avrebbe potuto<br />

dire se sarebbe stata una nuova arte, un uomo nuovo, una nuova morale<br />

o magari un nuovo ordinamento della società. Perciò ognuno ne diceva<br />

quel che voleva. Ma dappertutto si levavano uomini a combattere contro<br />

<strong>il</strong> passato. [...] Fiorivano ingegni [...] diversissimi fra loro, e <strong>il</strong> contrasto<br />

fra i loro scopi non avrebbe potuto esser maggiore. Si amava <strong>il</strong><br />

superuomo, e si amava <strong>il</strong> sottouomo; [...] si professava <strong>il</strong> culto dell’eroe e<br />

<strong>il</strong> culto socialista dell’umanità [...]. Quell’<strong>il</strong>lusione, materializzata nella<br />

magica data della svolta del secolo, era così forte che gli uni si gettavano<br />

entusiasmati sul secolo nuovo e ancora intatto, mentre gli altri si<br />

attardavano nel vecchio come in una casa dalla quale bisognava tuttavia<br />

traslocare, senza però che i due atteggiamenti apparissero molto diversi.<br />

[...] Se non si vuole, non occorre dunque sopravvalutare quel lontano<br />

“movimento”. Esso si svolse del resto solo nello strato sott<strong>il</strong>e e incostante<br />

degli intellettuali [...]. Ad ogni modo, anche se non era stato un<br />

avvenimento storico, era pur sempre un avvenimentino.<br />

La Vienna fin de siècle – indecisa se ascoltare i festosi<br />

walzer di Strauss o le inquiete sinfonie di Mahler – può a<br />

buon diritto essere considerata anche <strong>il</strong> personaggio<br />

principale dell’intera opera di Arthur Schnitzler. Il suo<br />

cammino artistico – scrive Giuseppe Farese – è<br />

contrassegnato «da una tematica che si muove in<br />

prevalenza fra i due poli di amore e morte» 104.<br />

Di più si potrebbe dire che è pervasa della paura della<br />

morte. Non della paura della morte della civ<strong>il</strong>tà o del<br />

mondo, anche se in questa forma vi aleggia. Del resto,<br />

l’altro tema centrale in Schnitzler è la dicotomia tra realtà e<br />

<strong>il</strong>lusione che in Doppio sogno del 1925 sembra prendere la<br />

forma più alta.<br />

104 GIUSEPPE FARESE, Introduzione, in ARTHUR SCHINTZLER, Opere, M<strong>il</strong>ano,<br />

Mondadori, 1988.<br />

104

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