13.06.2013 Views

Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

un senso erotico, l’iconografia associa la morte all’amore,<br />

l’agonia viene avvicinata alla transe amorosa. La morte, al<br />

pari dell’atto sessuale, diviene una rottura, «una<br />

trasgressione che strappa l’uomo alla sua vita quotidiana,<br />

alla sua società ragionevole, al suo lavoro monotono, per<br />

assoggettarlo a un parossismo e gettarlo in un mondo<br />

irrazionale, violento, crudele» 181.<br />

Sono i caratteri essenziali di quella che Ariés chiama la<br />

morte romantica, entro cui c’è compiacimento verso l’idea<br />

della morte. Di pari passo si registra un mutamento anche<br />

nel rapporto tra <strong>il</strong> morente e la sua famiglia, ravvisab<strong>il</strong>e nel<br />

modo in cui vengono comp<strong>il</strong>ati i testamenti: non più<br />

clausole pie, elezioni di sepoltura, fondazioni di messe e<br />

servizi religiosi, elemosine, ma atto legale di distribuzione<br />

del patrimonio e coinvolgimento della famiglia in decisioni<br />

che un tempo spettavano solo al moribondo: «Il testamento<br />

è dunque stato completamente laicizzato nel XVIII secolo».<br />

Ma ancor più, questo mutamento di rapporto tra<br />

moribondo e famiglia è ravvisab<strong>il</strong>e nell’atteggiamento di<br />

quest’ultima, degli astanti al capezzale, i quali «non<br />

manifestano più <strong>il</strong> grande dolore di Carlomagno o di re<br />

Artù». Se <strong>il</strong> lutto esagerato dell’alto Medioevo si ritualizza<br />

a partire già dal XII secolo, imponendo <strong>dopo</strong> la<br />

constatazione di morte abito, abitudini e durata, fra la fine<br />

del Medioevo e <strong>il</strong> XVIII secolo esso si modifica obbligando a<br />

manifestare un dolore non sempre sentito almeno per un<br />

certo tempo, ma preservando i sopravvissuti dagli eccessi di<br />

dolore. Nel XIX secolo non vengono posti più limiti<br />

all’espressione della sofferenza, si dà spazio alla<br />

spontaneità: «si piange, si sviene, si langue, si digiuna», si<br />

cancellano sette secoli di sobrietà. In altre parole<br />

181 Nota più avanti Ariés: «La magrezza scheletrica del cavallo nell’apocalisse di<br />

Dürer, che è la Morte, ha lasciato intatta la sua capacità genitale, che non ci è<br />

permesso ignorare» (p. 118).<br />

206

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!