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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

Con <strong>il</strong> dispiegarsi della civ<strong>il</strong>tà moderna,<br />

la cosa è diventata signora e padrona dell’uomo, la macchina della vita,<br />

la Natura – che l’uomo voleva dominare e che per questo cercò di<br />

ridurre a un meccanismo – dell’uomo: le “cose” sono diventate sempre<br />

più complesse e potenti, più belle e grandi, mentre l’uomo, che le ha<br />

create, è diventato sempre più una rotella dentro la macchina da lui<br />

stesso fabbricata. [...] questo fatto riconosciuto da ogni parte è effetto<br />

fondamentale del rovesciamento del giudizio di valore, che ha la sua<br />

radice nella vittoria del giudizio degli esseri vitalmente inferiori, degli<br />

ultimi, dei paria della specie umana: e la radice è appunto <strong>il</strong><br />

risentimento! Tutta quanta la Weltanschauung meccanicistica [...] non è<br />

che l’immane simbolo intellettuale della rivolta degli schiavi alla morale!<br />

Il debito con Nietzsche risulta evidente. Per Scheler,<br />

«ogni avanzata dell’industrialismo [...] è positivamente<br />

valida solo a condizione che non abbia a danneggiare<br />

durevolmente i valori vitali. [...] ad esempio [...] <strong>il</strong><br />

mantenimento della salute della razza e dentro questa la<br />

conservazione della sanità dei gruppi in proporzione alla<br />

loro idoneità vitale e alle loro qualità e forze “nob<strong>il</strong>i”».<br />

Idoneità vitale che implica una vera e propria divisione<br />

della società in classi: «I gruppi nei quali si fraziona un<br />

popolo meritano agevolazioni nella distribuzione dei beni e<br />

degli onori non in proporzione del contributo che essi<br />

danno alla produzione dei beni di ut<strong>il</strong>ità e di consumo<br />

bensì innanzi tutto in funzione del significato storico-politico<br />

che essi hanno».<br />

Con lo stesso criterio di “vitalmente valido”, Scheler<br />

sostiene un argomento ampiamente recuperato in seguito<br />

da certo ambientalismo: <strong>il</strong> ritorno all’agricoltura «per la<br />

difesa contro le tendenze distruttrici dell’industrialismo nei<br />

confronti delle specie animali e vegetali, dei boschi, del<br />

paesaggio».<br />

Nel 1923, in Essenza e forme della simpatia Scheler scrive,<br />

con un’evidente vena antisemita presente in molte sue<br />

pagine, che «si deve spezzare l’idea un<strong>il</strong>aterale, derivante<br />

storicamente dall’ebraismo, della forma esclusiva di<br />

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