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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

Il 2010 conta tre titoli: Codice: Genesi (The Book of Eli) di<br />

Albert e Allen Hughes, Legion di Scott Stewart e Skyline di<br />

Colin Strause e Greg Strause.<br />

Un’invasione aliena inaugura <strong>il</strong> 2011 con World Invasion<br />

(Battle: Los Angeles) di Jonathan Liebesman.<br />

A differenza del f<strong>il</strong>m catastrofico, la fantascienza<br />

apocalittica o narra di fenomeni che stanno per distruggere<br />

<strong>il</strong> mondo (e quasi mai lo fanno) come l’impatto di un<br />

asteroide, <strong>il</strong> mutamento estremo dei fattori climatici e<br />

quindi l’intensificazione di fenomeni naturali come tsunami<br />

e terremoti; oppure narrano della dispersione di microbi e<br />

batteri e della conseguente diffusione di pandemie, come<br />

per esempio Virus letale (Outbreak) di Wolfgang Petersen del<br />

1995.<br />

Altro f<strong>il</strong>one è quello dell’invasione aliena o, comunque,<br />

di esseri “diversi”, animali, umani, replicanti, robot,<br />

macchine.<br />

Un discorso a parte meriterebbe lo scenario del conflitto<br />

nuclare: dall’indimenticab<strong>il</strong>e Il dottor Stranamore (Dr.<br />

Strangelove) di Stanley Kubrick, del 1964 dove l’ordigno<br />

centra <strong>il</strong> suo obiettivo, a Giochi di guerra (Wargames) di John<br />

Badham del 1983 nel quale l’olocausto è scongiurato da<br />

una memorab<strong>il</strong>e “patta” in una partita a Tris che <strong>il</strong><br />

computer Joshua conclude dicendo: «L’unica mossa<br />

vincente è non giocare».<br />

Nella pur rapida rassegna di pellicole che ruotano<br />

intorno al tema della fine del mondo, non possono<br />

mancare Metropolis di Fritz Lang del 1926, Apocalypse now di<br />

Francis Ford Coppola del 1979 e Braz<strong>il</strong> di Terry G<strong>il</strong>liam<br />

del 1985.<br />

Il primo tratteggia con la maestria di «uno dei f<strong>il</strong>m<br />

visivamente più impressionanti della storia del cinema»,<br />

una di quelle tipiche distopie di cui abbiamo ampiamente<br />

trattato: una megalopoli del XXI secolo dominata da un<br />

dittatore dove gli operai/schiavi sono costretti a vivere nel<br />

sottosuolo e la distruzione aleggia incombente agitata da un<br />

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