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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

«Je suis l’Empire à la fin de la décadence»: sono<br />

l’impero alla fine della decadenza, scrive Paul Verlaine in<br />

un verso del suo Langeur, dando <strong>il</strong> là a quel movimento<br />

artistico e letterario dalle molte facce, che è stato chiamato,<br />

inizialmente in modo assai dispregiativo, decadentismo, e<br />

sotto la cui etichetta stanno nomi spesso diffic<strong>il</strong>i da tenere<br />

insieme: Mallarmé e Rimbaud, D’Annunzio e Pascoli.<br />

La decadenza degli imperi, e quella delle civ<strong>il</strong>tà, di lì a<br />

poco diventerà un leit motiv. Ma non è solo per ciò che in<br />

questa corrente culturale si trovano probab<strong>il</strong>mente alcuni<br />

prodromi di quel pensiero cupo ancora di là da venire.<br />

Gli artefici del decadentismo negavano i valori morali<br />

correnti, sostenendo che l’unica preoccupazione dell’arte<br />

dovesse essere <strong>il</strong> bello. Niente di catastrofico in tutto ciò.<br />

L’estetismo, anzi, è la loro risposta alla “decadenza sociale”<br />

che essi vedono nei valori del Romanticismo e del<br />

Naturalismo.<br />

Influenzati, o suggestionati, dall’irrazionalismo di<br />

Nietzsche, dall’attenzione all’istintivo presente nell’intuizionismo<br />

di Bergson, o dall’inconscio appena scoperto da<br />

Freud, manifestano <strong>il</strong> loro malcontento avvertendo<br />

l’approssimarsi del crollo di una civ<strong>il</strong>tà, rinunciando ai<br />

grandi ideali, inst<strong>il</strong>lando <strong>il</strong> senso del mistero, rifiutando la<br />

politica, provando fastidio per le masse, esaltando<br />

l’individuo.<br />

La noia e <strong>il</strong> disgusto della vita che animano lo Spleen di<br />

Baudelaire o la sua ricerca di un ideale, come fuga verso<br />

mondi lontani, esotici, o paradisi artificiali, ne sono<br />

un’espressione, ma lo è anche la critica lucida, disincantata,<br />

più rassegnata che distruttiva, di Pirandello e Svevo, o <strong>il</strong><br />

simbolismo a cui ricorrono Verlaine, Rimbaud, Mallarmé<br />

e, in Italia, Pascoli. Così come l’estetismo che accomuna<br />

Joris Karl Huysmans, Oscar W<strong>il</strong>de e Gabriele D’Annunzio.<br />

Un’altra sfumatura che prende questa corrente è quella del<br />

crepuscolarismo, affermatosi agli albori del Novecento.<br />

Coniato nel 1910 dal critico Giuseppe Antonio Borgese, <strong>il</strong><br />

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